“Milano odia: la polizia non può sparare.” 

Nella metà degli anni ’60 l’Italia si lanciò nella produzione di diverse tipologie di cinema di genere. Tra queste figurava anche il poliziottesco, un genere che raccontava un’Italia violenta e malata, dove la malavita fa il bello e il cattivo tempo e la soluzione del problema è sempre nelle mani di qualche poliziotto dalla dubbia morale, incline a utilizzare gli stessi metodi della criminalità.

Questi personaggi violenti e cinici certamente si rifacevano a un certo noir americano, ma nonostante l’ispirazione è innegabile come il poliziottesco italiano abbia saputo trovare una sua dimensione, una sua “poetica” specifica, per finire rivalutato negli anni successivi, come spesso accade al cinema di genere e al cinema trash.

La storia

Milanoir racconta la Milano di quegli anni, con gli stessi toni del miglior poliziottesco. Il punto di vista è però quello di Piero, un criminale dal grilletto facile. Come nei film di riferimento, c’è poco o nulla di storia. Tradimenti e famiglie mafiose che si fanno la guerra, principalmente. L’atmosfera invece è la vera protagonista. Ci troviamo a muoverci in una Milano marcia, popolata da criminali senza dignità, senza quell’allure romantico dei mafiosi con un’etica e un’integrità che fanno quasi chiudere un occhio allo spettatore sulle loro malefatte. Qui ci si spara per il controllo dei traffici e la polizia è violenta come i criminali stessi. Piero è un tirapiedi senza ambizioni, esegue gli ordini e ragiona attraverso uno schema semplice: tu fai qualcosa a me, e io ti sparo. Verrebbe da dire che mancano sfumature e che la distinzione tra bene e male è netta, ma sarebbe sbagliato, perché non c’è il Bene nella Milano di Milanoir. E se questi vi sembrano dei difetti, probabilmente è il caso che recuperiate un po’ di film degli anni ’70.

L’altra grande protagonista di Milanoir è la città stessa, ottimamente riprodotta in molti particolari (e magari qualcosa può essermi sfuggito, dato che Milano l’ho sempre vista quasi di sfuggita). Il Duomo è bellissimo, chiaramente, ma lo sono ancora di più i diversi elementi di contorno alle diverse aree, come i cartelloni pubblicitari che fanno il verso a quelli dell’epoca. La sensazione, tra una sparatoria sui Navigli e un’altra a Parco Lambro, è quella di trovarsi di fronte davvero a una versione in pixel art della città, e non a una rappresentazione generica che gli sviluppatori hanno deciso essere Milano.

Gameplay old school

Abbiamo parlato di mood fino ad ora, passiamo quindi al gameplay: Milanoir è un twin stick shooter che ricorda lontanamente Hotline Miami, volendogli trovare un titolo simile, suddiviso in sette capitoli inframezzati fa fasi più spiccatamente narrative. Leviamo subito il dente: il gameplay di Milanoir non è rifinito come dovrebbe, ha dei picchi di difficoltà insensati ed è evidentemente pensato per mouse e tastiera. Partendo subito dall’ultimo punto, la copia review fornitaci era in versione Playstation 4, e fin da subito ho avuto delle difficoltà a puntare correttamente con l’analogico destro.

Arrivato a un momento particolarmente difficile, sono andato a controllare su YouTube se si trattasse di un problema mio che non riuscivo a vedere la corretta soluzione e ho trovato un video della versione PC, accorgendomi come il controllo attraverso il mouse fosse estremamente più preciso e comodo. Il puntatore, utilizzando il pad, scivola sempre sui bordi dello schermo, è difficile essere rapidi come si dovrebbe, e la mira assistita aiuta solo quando ci si trova a dover combattere contro avversari appiedati, lasciandoci in balia dell’imprecazione ogniqualvolta è richiesta maggior velocità trovandosi ad affrontare nemici a bordo di mezzi di trasporto.

A questo bisogna sommare situazioni caotiche in cui spesso sembra essere la fortuna a decidere, non potendo sempre prevedere come e quando uno sparo colpirà in pieno viso il povero Piero. Per riprendere il paragone di prima, quello con Hotline Miami, nel gioco Dennaton ripetendo la stessa azione più e più volte senza variazioni, la reazione dei nemici e i loro colpi erano sempre gli stessi. È un classico dei giochi vecchio stampo, che erano si difficili, ma permettevano praticamente sempre di imparare a memoria il da farsi, dando un senso di progressione nonostante a molti “trial” seguivano sempre molti “error”. In Milanoir ci si trova invece spesso a compiere le stesse azioni con risultati opposti, non sapendo mai se è necessario “cambiare strada” o se si sta seguendo il percorso giusto ma si è compiuto un errore.

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Complessivamente comunque, con un po’ di caparbietà e una buona inclinazione all’imprecazione come valvola di sfogo, ci si trova di fronte a un titolo piacevole seppure a tratti frustrante. Certo, le soluzioni di gameplay non sono varie, soprattutto quando ci si trova a piedi: si spara, si tirano raramente molotov, si raccoglie qualche arma bonus e si spara ai cartelli stradali per far rimbalzare i colpi sulle teste dei nemici. Discorso diverso per le parti a bordo di veicoli, più diversificate e con il piede sull’acceleratore per quanto riguarda il ritmo, che seppure non sia mai eccessivamente ponderato e sempre incline all’azione, guadagna una marcia in più. Con quelle difficoltà di mira di cui vi ho parlato poco sopra, certo.

Chiudiamo con l’aspetto tecnico, che è uno degli elementi più riusciti del gioco. Come già detto la città di Milano è bellissima, e in generale lo è tutto il tratteggio del gioco. La pixel art è soverchiante tanto è ricca di dettagli, e spesso mi sono trovato con gli occhi che vagavano per lo schermo alla ricerca di un dettaglio in più. La direzione artistica complessiva è quindi promossa a piena voti, chiudendo un occhio sull’eccessiva ripetizione dei nemici, che sono sempre gli stessi quattro o cinque. Promossa a pieni voti anche la colonna sonora, che appena avviato il gioco mi ha fatto subito sentire a casa restituendomi il giusto mood anni ’70. La scrittura del gioco, invece, appare a tratti un po’ forzata, nonostante sia effettivamente in tema con la volgarità sul filo del gratuito tipica del genere di riferimento.

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Un ultimo appunto, o meglio, una richiesta, ora che sono usciti Slaps & Beens e Milanoir e appare evidente quello che tutti sapevamo già da molto tempo: l’Italia ha bisogno di un videogioco su Tomas Milian e sulla serie del Monnezza. È un bisogno che giace nel cuore di tutti, abbiamo solo difficoltà ad accettarlo.

Verdetto 

Milanoir è un titolo dalle ottime atmosfere, e un ottimo omaggio ad una tipologia di cinema tutta italiana. Ha dei limiti per quello che riguarda il gameplay, soprattutto in versione console, che potrebbero spingervi a lanciare il pad contro la TV. Al netto di questo ci troviamo però di fronte a un gioco piacevole, che saprà divertirvi per qualche ora, soprattutto se amate il poliziottesco. Il principale pregio di Milanoir è probabilmente quello che però potrebbe anche tenervene lontani: se non vi piace l’Italia malfamata degli anni ’70, probabilmente Milanoir avrà ben poco appeal per voi.

 

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.