Il fumetto in bilico tra Occidente ed Oriente

Dai tempi della sua fondazione (1992) Image Comics ha sempre cercato di offrire una visione diversa di fumetto, in un’epoca in cui ancora dominavano i comics dei supereroi.
Tuttavia, proprio nei primi anni ’90 si stava facendo largo una nuova concenzione e un modo fresco d’intendere l’arte sequenziale e i suoi autori, tant’è che Image si trovò al centro di una rivoluzione di forme e contenuti che la portò presto a diventare la terza forza del mercato statunitense, dietro a Marvel e DC.

E così, ancora oggi, la casa editrice fondata dai sette “esuli” (Erik Larsen, Jim Lee, Rob Liefeld, Todd McFarlane, Whilce Portacio, Mark Silvestri e Jim Valention) si trova a ricoprire un ruolo di primo piano, specialmente nella realizzazione di prodotti alternativi a quella che è la linea maestra delle grandi Major. Basti pensare a serie innovative come Spawn, Savage Dragon, Witchblade, The Walking Dead e Invincibile di Robert Kirkman, I Kill Giants, o i più recenti successi come Saga e Black Science. Tutte serie guidate dal desiderio di sfidare le convenzioni, di creare generi nuovi o di fonderne altri già esistenti per realizzare qualcosa di assolutamente originale. Ed è in questo fortunatissimo solco che si inserisce Monstress di Marjorie Liu e Sana Takeda, celebratissima serie in patria che arriva ora al terzo volume in Italia, portato da Mondadori Oscar Ink.

Maika Halfwolf, la mezza-lupa Arcanica, la volpe Kippa e il gatto nekomancer Mastro Ren continuano le loro avventure attraverso il Mondo Conosciuto. Dopo esseri sopravvissuti all’Isola delle Ossa, riescono a sfuggire dalle grinfie delle regine di sangue di Thyria per merito dell’equipaggio del Jolly Ravager e a raggiungere la città di Pontus. La metropoli è da molto tempo un luogo sicuro non toccato dalla guerra, grazie ad alcuni congegni misteriosi che la difendono e che tengono in piedi lo “Scudo”, una barriera magica antica e incredibilmente potente. Ma col passare dei secoli si sta indebolendo e deve essere riparata, altrimenti la vita di migliaia di persone sarà messa in pericolo. L’unica che può riuscirci è Maika stessa, in quanto ultima erede delle leggendaria Sciamana-Imperatrice. Per farlo, dovrà innoltrarsi nel laboratorio della sua antenata insieme al demone che abita nel suo corpo, Zinn, sfidando innumerevoli pericoli. Tuttavia, non ha altra scelta: la Cumaea e la Corte del Crepuscolo le stanno dando la caccia e Pontus è l’unico rifugio che potrebbe proteggerla.

monstress vol. 3

Dicevamo del catalogo fuori dagli schemi della Image Comics, che negli anni ha dato ospitalità a tanti autori a cui andavano stretti i (a volte) rigidi dettami di Marvel e DC, dandogli la possibilità di esprimere tutto il loro talento. Questo non è caso di Marjorie Liu e Sana Takeda, che tanto hanno dato alla Casa delle Idee lavorando a X-23, Vedova Nera, Dark Wolwerine, Ms. Marvel, Astonishing X-Men e Han Solo: Star Wars, però è evidente come sotto la Image abbiano trovato molta più libertà creativa.

Non a caso, stiamo parlando di due autrici di enorme spessore internazionale. Liu ha scritto ben 17 bestseller, tiene corsi di scrittura in giro per gli USA e nei suoi libri ha sempre mostrato un grande sensibilità verso le questioni di genere, tant’è che è stata nominata ad un GLAAD Media Award (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) per la visione che ha dato della comunità LGBT; Takeda, invece, nonostante sia celebre specialmente nel mercato dell’animazione 3D giapponese è diventata famosa per il suo stile artistico che coniuga suggestioni prettamente orientali con l’impostazione dei fumetti all’americana.

Era dunque inevitabile che l’incontro tra due simili pesi massimi partorisse qualcosa di sbalorditivo e Monstress, per certi versi, lo è stato. Dal punto di vista del pubblico, si è subito imposta come una serie innovativa e dinamica, capace di fondere con buona armonia i manga con i comics e di parlare con grande profondità di quelle tematiche che sono, come abbiamo visto, le migliori frecce dell’arco di Marjorie Liu. Anche la critica lo ha applaudito, dato che nei suoi tre anni di vita ha fatto incetta di premi blasonati come il British Fantasy Award, gli Harvey Award e l’Hugo Award, senza dimenticare le 5 statuette portate a casa quest’anno agli Eisner Award nelle prestigiose categorie di Miglior Serie, Miglior Fumetto per Ragazzi, Miglior Sceneggiatore, Migliore Artista e Miglior Copertinista. È stato proprio il terzo ciclo narrativo, presentato nel volume di cui stiamo parlando, ad essersi guadagnato tutti questi Eisner Award. E il motivo è che stiamo parlando, probabilmente, nella miglior prova offerta dalle due autrici da quando hanno creato Monstress nel 2015.

Infatti agli inizi, nonostante la grande attenzione riservata dai lettori, la saga di Maika Halfwolf aveva stentato a decollare, mostrando diverse lacune. Basta dare un’occhiata al primo libro per capire subito i difetti: una costruzione della trama troppo veloce, dettagli interessanti ma presentati con eccessiva fretta, con tantissimi personaggi quasi tutti stereotipati (in particolare la protagonista) e situazioni che sapevano di già visto. Sembrava la classica storia di una ragazza posseduta da un demone che cerca di sopravvivere in un mondo devastato dagli immancabili conflitti, dalle tensioni tra razze e da un odio feroce quanto generalizzato. Un insieme barocco e a tratti steampunk di clichè salvato dagli sprazzi di Liu e Takeda che, per quanto in difficoltà, riuscivano in ogni caso a far brillare il loro innegabile talento.

In mezzo ad una forte confusione, scelte telefonate e trovate non esattamente convincenti si vedeva comunque una potente visione d’insieme, la voglia di costruire qualcosa di più della banale saga fantasy al femminile che in questi anni abbiamo visto riproposta in tutte le salse. Alle fine i frutti di questo duro lavoro si sono visti, specialmente nel secondo volume che allargava ulteriormente l’ambientazione della storia e la proiettava in avanti con un balzo deciso.
Questo terzo atto conferma le buone impressioni che ci aveva lasciato il precedente. La confusione di fondo è quasi svanita, finalmente risulta molto più chiaro chi sta facendo cosa e perché, si ha una percezione più omogenea e i personaggi cominciano ad evolversi, mostrando delle interessanti sfaccettature. Soprattutto, vengono svelati dei retroscena che permettono di godersi appieno la lettura e, di conseguenza, il forte messaggio che sta dietro l’intera trama.

Temi come l’accettazione del diverso, la disumanizzazione, la follia, il peso della colpa e l’attenzione per le questioni LGBT, un fattore che se trattato con eccessiva superficialità rischia di offrire un ritratto banale e offensivo di un’intera comunità. Inoltre si comincia ad apprezzare di più la complessa mitologia del mondo creato da Liu e Takeda, dove svettano animali antropomorfi dal design splendido, sangue a palate e qualche citazione lovecraftiana che non guasta mai.
Monstress 3: Rifugio è la prova della definitiva consacrazione per la creatura delle due autrici.

monstress vol. 3

Verdetto

Monstress, la saga creata per Image Comics da Marjorie Liu e Sana Takeda, arriva al terzo libro che raccoglie il nuovo ciclo narrativo, portato in Italia dalla Mondadori Oscar Ink. A differenza degli altri, questo volume permette alla serie di compiere il tanto atteso salto di qualità e di spazzare via i tentennamenti mostrati in precedenza. Liu e Takeda sono entrambe delle campionesse di razza e lo dimostrano, forgiando un fumetto pieno di riferimenti all’Oriente quanto all’Occidente molto più uniforme di quanto si potrebbe pensare. Se prima avevamo solo l’impressione che Monstress fosse un’opera notevole, adesso ne abbiamo l’assoluta certezza.

Se avete amato Monstress…

Ovviamente, di recuperare i volumi precedenti di Monstress: Il risveglio e Sangue. Se volete approfondire, ultimamente è uscito in volume Han Solo: Star Wars, che raccoglie la miniserie di Marjorie Liu con al centro il contrabbandiere più famoso della Galassia.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!