Edizioni Minoritarie pubblica Non fissare, una riflessione sorprendente, uno schiaffo in piena faccia a chi legge. Giustamente.

Quante parole servono per colpire nel segno? Poche, se sono quelle giuste. Non fissare di Percy Bertolini pubblicato da Edizioni Minoritarie è un’opera unica nel suo genere, per una serie di motivi. Innanzitutto, quello più evidente, il suo formato, composto di fogli trasparenti, su cui sono disegnate immagini e parole da scoprire con – minimo – sforzo. O comunque con una fruizione meno immediata di quella tradizionale. Questo non è solo un divertissement fine a se stesso, anzi. Concettualmente la fruizione sottolinea e incalza il contenuto dando ancora più forza a un messaggio già di per sé potente. Non fissare. Le parole dell’autricx arrivano forti e dirette sin dall’introduzione, lapidaria, fiera. Una pura rivendicazione del diritto di non essere guardati. Non tutto è squadrabile, precisa, e apre le porte a una riflessione rara, in un periodo in cui tutti – invece – sembrano sgomitare per apparire al meglio. L’essere diventa dunque una condizione indipendente, autarchica, che non richiede l’approvazione dello sguardo altrui, anzi, lo rifiuta. Anche nella forma scelta, Bertolini sembra ribadire con ferma dignità che non ha alcuna intenzione di compiacere nessuno, anzi, piuttosto di affermare ciò che sente. Non un disegno, non un lettering pensati per sedurre, ma semmai per esprimere nel loro tratto nervoso tutta la propria lotta culturale.

Lo sguardo sul corpo

Dallo sguardo nasce l’aspettativa. L’atto del fissare con ottusità e incredulità è un privilegio di chi si prende tutto il tempo per analizzare, esaminare, giudicare. I corpi si spogliano nell’immaginazione spietata di quest’occhio onnipresente. Anche questo messaggio è ben reso nelle poche (poche, poi, sono quelle giuste per arrivare al punto) pagine di Bertolini. Il corpo femminile, poi, è un oggetto speciale di questo voyerismo dove allo squadrare si aggiunge anche il dispensare consigli. Vestiti così, non usare questa postura. Assumi – in poche parole – degli atteggiamenti che ti rendano riconoscibile nel tuo ruolo di genere. E indovinate da dove passa tutto questo? Nello sguardo, appunto. Il seno in evidenza, un tratto molto chiaro nell’anatomia espressiva di Bertolini è là al centro dell’attenzione, che spunta senza colpe dal maglione del personaggio principale della storia. Questa “convessità inopportuna” va in totale controtendenza con il desiderio di essere lasciatx in pace. Negli ultimi tempi non si fa che parlare (giustamente) di catcalling, ma abbiamo mai riflettuto quanto sia molesta la sessualizzazione passiva del corpo delle persone? E, ancora, quanto sia mortificante l’aspettativa sull’apparenza inculcata a individui di ogni genere e identità – ma con un aggravante storico-culturale quando si tratta di categorie oppresse?

Domande che montano un fastidio crescente, un senso di disagio per tutto il fumetto di Bertolini, fino all’esplosivo finale. Le ultime battute soffocano la rabbia del personaggi principale (e di chi legge) in un ritorno alla normalità, dove chi si oppone diventa un oggetto scomodo da mettere da parte, con amarissima ironia, lontano dagli occhi, lontano dalla coscienza.

Non fissare di Percy Bertolini è disponibile sullo store di Edizioni Minoritarie.

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Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.