Un cast stellare, un mix perfetto tra crime e commedia: ecco perché Only Murders in the Building su Disney Plus è la sorpresa del momento

Nell’oceano sterminato della serialità televisiva gli spettatori navigano da anni in acque tranquille, cullati dalle rassicuranti onde generate da una miriade di produzioni qualitativamente nella media. Raramente nell’arco di una stagione si vivono  momenti distanti da quella calma serafica, ma quando accade è sempre piacevole riscoprire il brivido di una serie capace di uscire fuori dal coro monocorde. Questo è uno di quei momenti e arriva dove meno lo si aspetta. Only Murders in the building arriva su Disney Plus, tramite il catalogo Star, con tutti i pregiudizi facilmente attribuibili ad una serie del genere, ma riesce a stupire tutti con una brillante produzione fuori dagli schemi.

Only Murders in the building, i cui due primi episodi sono disponibili dal 31 agosto su Disney Plus,  mescola generi e registri differenti, facendo duettare con maestria due generi che solitamente non si abbinano facilmente: il crime e la comedy.

only murders building disney plus

Il vortice di vicende che animano la serie prende vita in una New York la cui rappresentazione ha forti echi e rimandi al cinema di Woody Allen. Precisamente ci troviamo nell’Upper West Side, habitat della classe borghese della Grande Mela. In un lussuoso condominio chiamato Arconia vivono i tre protagonisti: Mabel, Oliver e  Charles, che in comune hanno unicamente due cose: lo stesso complesso abitativo e una smodata passione per il crime podcast “All is Not Okay in Oklahoma”

Charles, interpretato da uno Steve Martin nuovamente in stato di grazia, è un attore misantropo e solitario, che non ha mai bissato il successo giovanile ottenuto con una serie poliziesca della CBS. Oliver (Martin Short) è un eccentrico regista, dilaniato dai debiti e dall’assenza di nuovi progetti lavorativi. Mabel (Selena Gomez) è una giovane dal passato oscuro e da un presente indefinito. Improvvisamente una sera la loro passione per le storie legate al crimine trasla nella vita reale, quando un ragazzo viene trovato morto all’interno del palazzo. La polizia archivia la morte come suicidio, ma i tre credono ci sia ben altro dietro quella morte improvvisa. Inizia così una strampalata indagine investigativa, che porta Oliver, Charles e Mabel a scavare nel passato di Tim Kono, pubblicando i vari progressi all’interno di un loro podcast.

Only Murders in the Building, che dal 7 settembre uscirà con cadenza settimanale su Disney Plus, ruota intorno alla figura di Steve Martin, che oltre a recitare si è occupato con John Hoffman dell’ideazione e produzione della serie. Martin torna ai vecchi fasti, duettando magistralmente con Martin Short, con cui aveva condiviso la scena ne Il padre della sposa. A chiudere abilmente il cerchio ci pensa Selena Gomez, che incarna perfettamente il simbolo di una generazione piena di sfumature e dai tratti criptici. Un narrazione fluida, dialoghi brillanti e battute mai banali riescono a valorizzare un cast stellare, che si arricchisce con la presenza di guest star, che non citeremo per non rovinare l’effetto sorpresa.

La peculiarità di Only Murders in the Building è il suo atipico modo di approcciare il crime, che, pur sfociando spesso nella commedia, mantiene intatti tutti i crismi del genere. Il retrogusto umoristico non rovina infatti l’aura di mistero che avvolge la ricerca del presunto omicida, in grado di tenere incollati fino alla fine gli spettatori, con un funzionale utilizzo di spietati cliffhanger.

L’indagine poi, oltre a mettere in ordine il caos, porta in superficie i segreti dei tre protagonisti, il cui passato è più nebuloso che mai. Investigatori e sospettati si trovano quindi sotto la stessa lente, che sposta in continuazione l’attenzione del narratore, pronto a svelare retroscena della morte e, soprattutto, della vita dei bizzarri abitanti dell’Arconia. Partendo dalle classiche caratteristiche narrative del whodunit, Only Murders in the Building porta su Disney Plus chiari riferimenti ad un cinema classico (su tutti La finestra sul cortile di Hitchcock e Misterioso omicidio a Manhattan di Woody Allen), ma riesce a riadattare il genere ad un contesto e a situazioni contemporanei, utilizzando come ironico escamotage il mondo dei podcast. Dunque non resta altro che entrare ad Arconia e provare a risolvere i suoi misteri. Senza accusare il maggiordomo.

Leone Auciello
Secondo la sua pagina Wikipedia mai accettata è nato a Roma, classe 1983. Come Zerocalcare e Coez, ma non sa disegnare né cantare. Dopo aver imparato a scrivere il proprio nome, non si è mai fermato, preferendo i giri di parole a quelli in tondo. Ha studiato Lettere, dopo averne scritte tante, soprattutto a mano, senza mai spedirle. Iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2006, ha collaborato con più di dieci testate giornalistiche. Parlando di cinema, arte, calcio, musica, politica e cinema. Praticamente uno Scanzi che non ci ha mai creduto abbastanza. Pigro come Antonio Cassano, cinico come Mr Pink, autoreferenziale come Magritte, frizzante come una bottiglia d'acqua Guizza. Se cercate un animale fantastico, ora sapete dove trovarlo.