Deadly Class Vol. 1 – Gioventù reaganiana

Dal futuro distopico immaginato da Rucka, ci catapultiamo nel passato sanguinoso e violento di Rick Remender, un 1987 mai così oscuro e drammatico. Deadly Class è un affresco di quella cultura che nacque sulle ceneri morenti degli anni ’80, quando tutto l’ottimismo e l’edonismo di quel periodo venivano attaccati da tutte le parti dai movimenti di Resistenza al sistema, quando gli skater, i punk, i writer dichiaravano guerra a tutto l’establishment decadente del periodo.
Il protagonista di questo lungo e doloroso racconto è Marcus, un orfano, esiliato dalla società nella sua stessa città, abbandonato per le strade di una metropoli americana perché non conforme all’idea capitalista di essere umano producente. Marcus è un barbone, un senzatetto che vive negli anfratti tra le belle case, nei vicoli tra i palazzoni scalcinati, più perdente dei perdenti, elemosinando quello che la città sputa per lui, invisibile alla gente, inutile agli occhi dell’intero mondo. Quando la sua situazione sembra ormai una discesa senza ritorno agli inferi, compare una ragazza che lo introduce in una particolare scuola, la Kings Dominion dell Arti letali, dove si allevano e si addestrano i ragazzi a diventare dei veri e propri killer. Insomma, una specie di Xavier’s School con la predilezione per le arti oscure dell’omicidio e della non osservanza delle regole.

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Il racconto qui si fa abbastanza clichéttoso, con un assortimento di gang entocentriche, tra ispanici e cinesi, o classiste, come i ricchi fighetti figli di papà. Marcus, ormai incapace di ogni forma di empatia sociale, di ogni rapporto interpersonale, viene catapultato in questa realtà mostruosa, dove ancora non sa chi siano i veri amici e i nemici e questo lo porterà a realizzare che non sa a chi appartenere. A tutta la fuffa socialpsicologica si aggiunge anche l’idea che Marcus per qualche motivo non del tutto chiaro è considerato una specie di messia da parte del corpo docente, che si aspetta grandi cose da lui e da quella che è la sua idea di vendetta.

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Questo primo volume, che è l’esordio della Collana 100% HD e la raccolta dei primi sei numeri degli spillati di Deadly Class, racconta gli inizi della storia, getta le basi dei rapporti interpersonalli, catalogando i vari studenti e cominciando a creare i legami di sangue e fiducia che prima o poi verranno messi alla prova. In pratica, le vicende narrate qui, tra scuola (poca in realtà) e bravate (tante e a volte eccessive) servono solo a presentare i protagonisti e l’unico vero antagonista che abbiamo visto. L’inizio del racconto è un po’ farraginoso, narrato a sprazzi, con sequenze che introducono il protagonista e cercano di dettare i temi e l’atmosfera dell’intera produzione. Talvolta seguire il filo risulta un po’ difficile, con le vignette sottolineate dalle didascalie e dai pensieri del protagonista che si inseguono sulle tavole una dopo l’altra. Sembra quasi che gli autori in alcuni punti si siano lasciati prendere un po’ troppo la mano, travolti dalla storia che volevano a tutti i costi raccontare.

Deadly Class

Non che non funzioni, Deadly Class si snoda un po’ alla volta, ma all’inizio lo fa in modo reticente, quasi controvoglia  e impone al lettore un certo sforzo di concentrazione. Dopo il primo terzo del volume, poi, le vicende sono così veloci, tartassanti che non si ha quasi la possibilità di chiedersi cosa stia succedendo, tanto si è travolti dalle sequenze ‘acidificate’, ripiene di violenza, dove questi ragazzini si trovano alle prese con quello che una scuola dovrebbe loro insegnare: che il mondo è una macchina costruita per macinare chi non ne è all’altezza. E lo scoprono nella maniera scelta dalla Kings Dominion, tra pistole, coltelli e sangue. La parte grafica, affidata a Wes Craig è ben fatta, e permea di uno stile minimalista e vintage delle tavole che non fanno dei tecnicismi il loro marchio di fabbrica. Esistono delle belle soluzioni dinamiche e tante invenzioni visive, su questo non ci piove, ma nonostante tutto la maggior parte delle tavole non lasciano gridare al miracolo. I disegni si piegano benissimo al ritmo della storia e non la ostacolano mai, ma allo stesso tempo non la esaltano. Resta sempre un’idea di amaro in bocca.
Il volume Panini Comics è comunque curato, ben stampato e si arricchisce della solita rassegna di copertine e variant e di una splendida postfazione dello stesso autore, che fa riflettere molto sul perché abbia scritto questa opera e su quanta allegoria ci sia dentro, e soprattutto sul vero significato che Marcus e i suoi amici hanno nel cuore di Rick Remender. 

 

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.