La webseries più originale del web utilizza il gameplay di un gioco per PS1 per raccontare una oscura storia di abusi e infanzie rubate

L’8 aprile 2017 l’utente u/paleskowitz pubblicava nel sub-Reddit “creepygaming” un link di un canale YouTube, accompagnandolo con un semplice messaggio: “Video di un misterioso gioco incompiuto per Playstation 1 del 1997, chiamato Petscop. C’è qualcosa di misterioso”.
Aprendo i video sul canale, si entra nel mondo di Petscop, dove, come nelle migliaia di “let’s play” presenti sul tubo, un ragazzo ci dice che questo video serve a dimostrarci l’effettiva esistenza di questo gioco… anche se non sembra rivolgersi alla platea di YouTube, quanto a una persona specifica. Ma chi sarà?

Petscop: “Non devi per forza amarli subito”

Paul, questo il nome che il narratore inserisce nel menù colorato e allegro di Petscop, ci fa vedere nel primo video in che consiste il gioco: una sorta di bozza incompiuta di un semplice puzzle game in 3D, in perfetto stile Playstation 1997 (come i crediti del gioco lasciano presupporre). Il main character è un buffo personaggio senza braccia che si muove in un mondo bianco dove è presente un solo edificio, l’Even Care: il suo obiettivo recuperare i “pets” abbandonati.

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Fin da subito qualcosa non quadra: i cartelli presenti sembrano riferirsi a questi “pet” in termini umani, aggiungendo inquietanti frasi come “non devi per forza amarli subito”. Poco dopo, quando Paul ci mostra come catturare i pochi pet presenti, entra nell’ultima stanza, ribadendo come la parte interessante inizia in quel momento.
Infatti, il gioco che ha trovato era accompagnato da una nota che in maiuscolo dice: “SONO SCESO GIÙ PER LE SCALE E QUANDO SONO ARRIVATO IN FONDO, INVECE DI PROCEDERE, HO GIRATO LA DESTRA E SONO DIVENTATO UN UOMO MOSTRO OMBRA, 13 GIUGNO 1997”, seguito da un codice da inserire, una volta aperto il menù, nell’ultima stanza del primo livello.
Quando Paul inserisce il codice, l’allegra e splendida colonna sonora si interrompe. Paul esce dal livello e tutto il mondo di Petscop cambia, per sempre.

“Care ha lasciato la stanza”

Una volta fuori , non si ritrova più nel mondo colorato e fumettoso dell’inizio, ma davanti un edificio piccolo e abbozzato in mattoni, con uno sterminato prato sotto un cielo nero, dove l’unica cosa illuminata è lo spazio intorno il protagonista. Nel resto del primo video Paul vaga in questo prato senza alcun punto di riferimento, arrivando infine a una porta.
Nei successivi video, la porta si apre in maniera misteriosa, verso un ambiente sotterraneo. Paul, sconcertato, si ritrova dentro un ufficio dove un telefono squilla: “Care ha lasciato la stanza”.

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Appeso al muro c’è un foglio con tre volti di una bambina – normale, arruffata e con le mani davanti gli occhi – e le lettere A,B,NLM. Poco più avanti, in questo mondo sotterraneo fatto di oggetti collezionabili, si arriva in una sorta di giardino, con la tomba di un bambino, Mike, morto a soli sette anni, e una casa di legno: al pian terreno, un gigantesco fiore perde un petalo ogni volta che ci si clicca sopra. Nello scantinato, la bambina del foglio, con le mani davanti gli occhi, piangendo disperatamente, è irraggiungibile sopra una sorta di terrapieno. Quando Paul, sempre più perplesso e sconcertato dal gioco, strappa via tutti i petali dal fiore, la bambina nello scantinato si deforma in un glitch inquietante.

Petscop: una webserie unica nel suo genere

Questo è solo l’inizio di Petscop, un viaggio straniante e sconvolgente dentro questo non-gioco e la sua storia complessa e contorta. Petscop infatti si presenta come una webseries unica nel suo genere: lo strumento del gameplay, infatti, diventa un nuovo mezzo narrativo per sviscerare un’obliqua e oscura storia che coinvolge bambini, rapimenti, omicidi, rapporti familiari deviati, abusi, per una storyline e timeline sovrapposte, con un tema ricorrente, quello del “rebirth”.
“Do you remember being born?” è una domanda ricorrente in tutta la serie, uno dei tanti puzzle senza risposta apparente come “c’è una maledizione che può cambiare il tuo passato?” oppure “in una foto c’è una tua amica e il mulino, in quella dopo la tua amica e il mulino sono scomparsi. Che cosa hai fatto?”.
È su questa falsariga che si muove Petscop, una serie capace di creare vero, puro orrore senza ricorrere mai ad espedienti facili come jumpscare o immagini violente e rivoltanti. La tensione cresce di episodio in episodio, man mano che ci immedesimiamo in Paul che scopre gli ambienti di questo sotto-mondo, cercando di capire chi ha programmato il gioco e per quale scopo.

Petscop reinventa il genere horror

Uno degli elementi più interessanti di Petscop, è quello del destinatario del messaggio: noi vediamo dei video su YouTube (ma caricati da chi?) di questo ragazzo innominato (Paul? Ma sarà sempre lui a giocare? Molti video non hanno commento audio) e raccontare il gioco a qualcuno in particolare, non alla platea YouTube, un gioco rivolto a un’altra persona che solo più avanti nel tempo avrà un nome preciso.
Guardare Petscop è cadere dentro una scatola cinese. A complicare il tutto, la storia che vediamo dà pochissimi riferimenti temporali, e non tutte le puntate sono cronologicamente in fila. Alcuni utenti hanno infatti scoperto che diverse puntate condividono esattamente le stesse azioni, gli stessi movimenti e click, ma in luoghi e contesti differenti, creando parallelismi tra quello che vediamo e ulteriori domande.

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L’orrore monta nel momento in cui i riferimenti interni alla storia sembrano portare a dei veri fatti di cronaca: molti dei nomi e dei termini utilizzati – come Newmaker, rebirthing, Tiara, solo per dirne qualcuno – riportano infatti direttamente alla morte di Candace Newmaker, bambina adottata uccisa dopo un esperimento di “attachment” con la madre adottiva praticato da due sedicenti psicologhe nel 2000. Ma non solo: molti riferimenti diretti appartengono anche alla storia “Daisy-Head Mayzie” di Dr. Seuss.
Ma questi sono solo piccoli tocchi di colore di un quadro incredibilmente complesso e variegato, dove non c’è tanto un mistero da risolvere – perché chi entra sperando in risposte certe rimarrà deluso – quanto un racconto alternativo attraverso un inedito mezzo ancora inesplorato.

Il mondo dietro Petscop

Petscop è infatti una webseries opera di Anthony Domenico, perlopiù anonimo programmatore americano e mente unica dietro tutto il progetto Petscop. Tutto, infatti, dalla programmazione del gioco, alla colonna sonora, fino all’interpretazione “vocale” di Paul come narratore è opera di Domenico, uscito a scoperto solo e soltanto a serie finita, tramite alcuni tweet sul suo profilo Twitter “Pressedyes”.

A volerlo banalizzare, Petscop è una sorta di sovrapposizione tra Ben Drowned, PewDiePie e David Lynch. Più complessa di una generica creepypasta della rete, più stratificata e intelligente della webseries tradizionale, unica nel sovrapporre la nostalgia del passato (l’immaginario della Playstation 1, legato alla nostra infanzia) con la misteriosa scoperta di un videogame incompiuto e il racconto tramite l’ormai tradizionale gameplay su YouTube.
Ed è stupefacente vedere come nei 24 video (più la soundtrack che ha negli ultimi secondi la scena finale di tutta la serie) Domenico sia riuscito a creare un mondo incredibilmente complesso e al contempo coerente, dove non mancano gli spazi vuoti narrativi (più o meno facilmente riempibili dallo spettatore), ma capaci di aggiungere quell’elemento disturbante che ti tiene incollato allo schermo, spingendoti a capirne di più.

Fanbase e approfondimenti

Oggi, che la serie è definitivamente dichiarata conclusa dal suo creatore senza possibilità di sviluppo, c’è la possibilità di godersi la serie in un’unica take, senza aspettare i lunghissimi mesi tra i vari blocchi di episodi, perfettamente fornita di sottotitoli, perfino in italiano.

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Petscop è stata una piccola rivelazione per la rete e per YouTube nello specifico, andando in breve a creare un nuovo genere narrativo, chiamato dai fan TGIF (“the game I found”), e generando un numero di figli illegittimi, parodie e cloni sorprendente: la parodia più divertente è “Sheriff Domestic”, mentre figlia dello stesso filone è la brillantissima e ancora attiva “AI Builds”, che proprio intorno il suo essere derivativa ne ha fatto nucleo narrativo centrale.
L’unico consiglio rimasto è quello di provare a vedere Petscop, cercando di capirne l’atmosfera e di carpirne il senso. Perché Petscop è di sicuro una di quelle esperienze uniche, capaci di mostrare una nuova via nell’utilizzo dei videogiochi come strumento di storytelling. E di vederlo di notte, naturalmente.
Ma soprattutto, voi, vi ricordate di essere nati?

Riccardo De Stefano