Dopo essere divenuta celebre con la sua pubblicazione Les Promesses, Amanda Sthers porta sul grande schermo Promises, un film che prova a narrarci i conflitti dell’esistenza

Al Roma Film Festival arriva Promises, opera dal cast internazionale, che tra cliché, corsi e ricorsi cinematografici, e numerosi punti interrogativi, ci strugge l’anima e prova ad accarezzarci il cuore. Riuscirà Pierfrancesco Favino a conquistare il pubblico italiano anche questa volta?

promises

Amore.
Dolore.
Pentimento.
Rimorso.
Tempo.

Promises è il sunto della macabra danza che avviene tra questi tristi ballerini. Un film che fa male al cuore e ci fa soffrire, consapevole che, delle volte, è necessario per smuovere realmente l’anima di una persona.
La pellicola che vede protagonista Pierfrancesco Favino, al fianco di Kelly Reilly e Jean Reno, è un connubio costante tra flashback e flashforward, che ci riportano inesorabilmente al quesito che attanaglia ogni uomo dopo aver ricevuto la domanda:”Sei felice?”.

Sandro, ragazzo inglese di origini italiane, vive una vita complessa. Nonostante gli sfarzi di famiglia e le frequentazioni leggere che gli permettono di godere di un’esistenza quiete, si trova perennemente attanagliato in un limbo costruito da incertezza e tristezza.

Le catene che lo legano alla vita sono i pochi affetti veri che si costruisce. Gli amici di una vita, una moglie fedele, un’amore mai dichiarato. Questo è l’elemento che sancisce la definitiva rottura di Sandro. La sua vita, dal momento in cui ha incrociato lo sguardo di Laura, cambia per sempre.

Il turbinio di emozioni e sensazioni che caratterizzano l’esistenza del singolo, iniziano un cupo valzer che dilaniano le poche certezze accumulate in questi anni.
Cosa può realmente tranquillizzare l’animo dell’essere umano? La felicità? E se fosse così, quale sarebbe il reale modo per poterla raggiungere?

Durante la narrazione, che si articola in poco meno di due ore di proiezione. I modi per porre rimedio a questo annoso dilemma si annidano in una costante corsa contro il tempo fatta dal protagonista. Le soluzioni non ci sono, le storture della vita lo ingabbiano e gli impediscono di avere una risposta. Sandro è bloccato tra amore e amicizia. Felicità e famiglia. Tra passato e presente.

Promises è un film di promesse fatte e mai mantenute, in primis con sé stessi. Lo spettatore si trova colpevolmente dinnanzi allo schermo a provare rimorso e tristezza, per situazioni che gli vengono buttate addosso senza preavviso. Come la pioggia a Londra. Come la brezza del vento estivo di Ladispoli.
I punti di rottura, in questa pellicola, sono numerosi. Non riguardo allo script, che comunque, seppur abbia un gusto già provato miriadi di volte, regge il minutaggio, ma con lo spettatore stesso. Durante la narrazione ci ritroviamo a domandarci dove si voglia concretamente arrivare. Dove si voglia portare il pubblico in sala. Sandro è una manifestazione del quotidiano. Un post-it stropicciato che ci ricorda di cogliere al volo qualsiasi occasione e non lasciarci sfuggire nessuna emozione, ma l’intento, seppur venga raggiunto, arriva solo grazie a forzature.

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Promises è tiepido, intelligente, elegante, ma manca di quel brio tale da farci innamorare concretamente dei protagonisti. Comprendiamo gli impedimenti che si provano nella vita. Comprendiamo le difficoltà che si celano dietro all’apparente semplicità dell’esistenza, ma non riusciamo ad immedesimarci completamente in Sandro o Laura e restiamo spettatori esterni.

In un’opera simile, con un tale intento iniziale, probabilmente risulta essere inefficace. La forza di Promises sta negli sguardi di Favino e nei silensio della Reilly, nella durezza di Reno e nelle risate dei personaggi di contorno. Il protagonista italiano è efficace e potente, magnetico e affascinante, vero valore aggiunto di un’opera che vorrebbe essere, ma non ci riesce.

Promises, sostanzialmente lo ricorderemo come uno di quei libri ingialliti dal tempo che, una volta letti, finiranno per perdersi nel turbinio temporale della memoria. Un ricordo che riaffiorerà solo una volta ripreso sotto mano e spetterà al singolo capire se sorridere o meno rileggendone il titolo.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.