Presentato in anteprima nazionale al Torino Film Festival 2019, Queen and Slim è l’esordio alla regia cinematografica di Melina Matsoukas. La regista di videoclip musicali per, tra gli altri, Rihanna, Beyoncé e Lady Gaga sarà riuscita nell’impresa?

Quando, nel 2016, uscì il video di Formation di Beyoncé fu per me amore a prima vista. Prima di tutto perché è la canzone che oltre a chiudere è anche la più a fuoco e puntuale del concept album Lemonade, ma anche e soprattutto per come vengono raccontate le realtà quotidiane degli afroamericani. I riferimenti all’uragano Kathrina, le scene ambientate in chiesa, le immagini di Martin Luther King e Malcom X e le riprese di una manifestazione del movimento Black Lives Matter restituiscono una fotografia precisa di ciò che significa essere neri in America, oggi. Per questo quando ho scoperto che alla regia di Queen And Slim c’era la stessa persona che ha costruito un contesto così tanto realistico e puntuale l’interesse che già di per sé la sinossi aveva suscitato è schizzato alle stelle. Ero sinceramente curioso di vedere se in un lungometraggio era possibile trasportare quelle situazioni e sensazioni, e l’anteprima nazionale al Torino Film Festival pareva proprio l’occasione giusta per vedere se la prova di Melina Matsoukas avrebbe atteso le mie (altissime) aspettative.

Trovare e trovarsi

Scritta da Lena Waithe (sceneggiatrice e interprete della serie Netflix Master Of None), la storia di Queen and Slim è un racconto che prima di tutto ruota intorno al concetto di trovare qualcosa (anche se stessi) quando si cerca altro nel posto più improbabile in cui si può cercare, colti dalla disperazione e dalla frustrazione di una ricerca che fino ad allora non ha portato a niente. La serendipità in cui i due protagonisti (parzialmente) anonimi del film (interpretati da Daniel Kaluuya di Get Out Jodie Turner Smith al suo esordio da protagonista) si trovano comincia da un fallimentare appuntamento nato da una conversazione avviata su Tinder.

La serata non è delle migliori, e l’uomo chiede alla donna perché dopo mesi di distanza lei ha deciso di vedersi proprio quella sera. La risposta sta nella frustrazione che provoca nella giovane l’essere una donna nera che si occupa di cause che coinvolgono riduzioni della pena per persone afroamericane che sono condannate a morte, in un sistema giudiziario sempre più corrotto e incomprensibile.

Incomprensibilità che sfocia nell’episodio che avvia l’impianto narrativo di Queen and Slim: un poliziotto bianco ferma la coppia, che subisce immediatamente la violenza e la mancanza di rispetto che ormai sono sotto gli occhi di tutto il mondo. L’agente assale verbalmente e fisicamente i due fino a quando, dopo una serie di legittime domande poste dalla donna circa i metodi utilizzati, non spara un colpo di pistola in direzione della stessa colpendola alla gamba. Il suo compagno di una notte, dopo essersi divincolato, riesce a raggiungere la pistola del poliziotto e a far esplodere un colpo in direzione del petto di quest’ultimo, che lo uccide istantaneamente.

queen and slim

Da qui il film rivela a chi guarda una storia disperata di fuga dall’Ohio verso Cuba, per scappare da un’America sempre più impari e indifferente per quanto riguarda le condizioni in cui riversano i neri e i modi in cui le forze dell’ordine e le autorità si approcciano a essi. Queen and Slim è un racconto di ritrovamenti inaspettati quando si credeva di aver perso tutto, di un amore costruito scappando da una situazione in cui si è soltanto per come si è nati. Fuggire per i due protagonisti è un momento in cui si scoprono e capiscono di aver trovato qualcosa di inaspettato nel posto meno probabile in cui cercare, dopo tentativi snervanti in una società intrinsecamente razzista e non-equa per chi è nero.

Lo svantaggio diventa un vantaggio perché si è insieme, quindi. Melina Matsoukas e Lena Waithe imbastiscono una narrazione che impenna in modo repentino e inaspettato donando un ritmo concitassimo fin dalle sue prime battute. Un film sulla non aspettativa e l’apatia come motori paradossali per uscire totalmente da quest’ultime, riscattandosi come individui ma anche come estrazione sociale.

queen and slim

L’eredità e il movimento

Un film di questo tipo non avrebbe il mordente che ha Queen and Slim se non ci fosse un riferimento alle numerose lotte afroamericane dalla fine della schiavitù a oggi. Dove il film compie un esercizio interessante, però, non è nella citazione di Martin Luther KingMalcolm XGil-Scott Heron e il movimento Black Lives Matter ma nel come questi nomi e in generale il sistema delle rivolte sono inseriti e gestiti.

Queen and Slim, infatti, parla sì della condizione dei neri negli Stati Uniti, dei simboli di quella lotta e di come anche i protagonisti della storia lo possano diventare ma in un modo più sottile di quanto ci si possa aspettare. Il focus è sui due giovani, sulla loro storia d’amore che nasce e cresce proprio in funzione del contesto in cui vivono e ne riflette le condizioni. La lotta di classe è, prima ancora che collettiva, personale dei due ragazzi che non si considerano simboli di una protesta quando scappano ma semplicemente vittime di un sistema che potrebbe far accadere la stessa cosa a qualunque altra coppia nera in qualunque altra parte degli Stati Uniti (e qui viene chiaro l’anonimato che li accompagna).

queen and slim

Tutto converge verso il messaggio che l’assurdità stia proprio nel quanto la situazione raccontata non dipenda dalle azioni dei due personaggi ma, piuttosto, da uno stigma sociale che li accompagna e rende ciò che gli accade probabile per chiunque altra o altro lo condivida. Di conseguenza chi si ribella lo fa prima di tutto per una rivendicazione a essere considerata o considerato per ciò che è in quanto individuo, e non per i tratti che si porta dalla nascita.

Per concludere: Queen and Slim è una storia che parla di tutte le afroamericane e gli afroamericani, oltre che di tutte le minoranze. Una fuga che è il culmine di tante altre storie simili, forse taciute per troppo tempo. Un simbolo che ci dimostra come, spesso, sono i contesti che fanno i racconti. Quel che è resta, a fine film, è un po’ di rabbia, tanto bisogno di rivalsa, un sorriso sulle labbra per la storia d’amore appena vista e una colonna sonora così tanto attinente alla realtà (vecchia e nuova) che racconta da rimanere incollata nella mente di chi guarda anche a distanza di giorni.

Luca Parri
Nato a Torino, nel 1991, Luca studia scienze della comunicazione come conseguenza della sua ossessione nei confronti delle possibilità che offrono i mezzi di comunicazione e ha lavorato come grafico e consulente marketing (lavoro che ha fatto crescere esponenzialmente la sua ossessivo-compulsività per le cose simmetriche e precise). Lo studio gli ha permesso di concretizzare la sua passione per i differenti linguaggi dei media, sperimentando con mano l'analisi linguistica e semiotica; il lavoro gli ha dato la possibilità di provare a inserire la teoria nel pratico. Studio e lavoro, insieme, lo hanno portato a scrivere di, tra gli altri argomenti, grafica pubblicitaria, marketing, comunicazione e comunicazione visiva collegata al videogioco.