Rambo Last Blood: cambia il contesto ma rimane il fascino di un’icona senza tempo.

Sarò sincero, non ricordo moltissimo di John Rambo (2008) e non l’ho apprezzato particolarmente. Credo che la causa fosse la volontà di riproporre tutti gli stilemi di un classico film di Rambo, fuori tempo massimo. Ecco perché ero scettico sul fatto che il personaggio potesse avere ancora qualcosa da dire. Rambo: Last Blood, ultimo capitolo dedicato al leggendario veterano di guerra interpretato da un inossidabile Sylvester Stallone, non mi ha fatto cambiare idea, eppure il film mi è piaciuto. Il paradosso è presto spiegato: Last Blood, più che un film su Rambo, è un film in cui la figura di Rambo calza a pennello.

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Abbandoniamo quindi la “guerriglia bucolica”, il vecchio John non ha più l’età per saltare dagli alberi per fare gli agguati, e abbandoniamo anche retorica e metafore varie sulla guerra che erano un po’ il leitmotiv dietro la scorza da film di genere dei capitoli classici della saga. L’idea, secondo il mio parere vincente, è stata quella di inserire il personaggio in un genere di film che oggi, quando fatto bene, funziona. Mi riferisco ai thriller che sfociano nell’action come Io vi troverò (Taken), che hanno come protagonisti attempati veterani che per un motivo o per l’altro tornano in azione. L’idea quindi di fare qualcosa di diverso è senza dubbio vincente per caratterizzare bene questo nuovo film.

Anche perché chi meglio di un John Rambo in tarda età potrebbe mai prestarsi a questo genere? E non me né voglia il pur ottimo Leam Neeson, che comunque porta un savoir-faire del tutto diverso su schermo…

Sì perché alla fine Rambo è sempre Rambo, un personaggio intristito dal suo vissuto, che il tempo non ha aiutato a dimenticare, ma anzi l’ha reso una figura consumata dall’eterna battaglia con i propri demoni e con quella bestia arrabbiata interiore che come dice lui stesso, cerca di trattenere ogni giorno.

Rambo Last Blood

In Rambo: Last Blood il vecchio John trova una apparente serenità, fino a quando qualcosa di molto importante gli viene sottratto, costringendolo a buttarsi a capofitto in un nuovo vortice di violenza senza mezze misure. In mezzo ad un canovaccio che sa di già visto e i soliti archetipi sulla malavita messicana e gang criminali specializzate sul traffico umano, seguiamo con interesse e un certo trasporto le indagini di Rambo in questo contesto urbano, notturno e decadente, che appunto ci ha ricordato film come Taken, semplicemente perché Rambo rimane un personaggio magnetico in questo contesto. Così magnetico che quasi scoccia l’intromissione di comprimari finalizzata a giustificare ed articolare eventi altrimenti ridotti all’osso.

Arriva però il momento in cui questa deriva thriller, come detto più che gradevole grazie al phisique du role perfettamente calzante del buon Stallone, viene messa da parte e Rambo torna a fare quello che meglio gli riesce, preparare trappole, sfruttare la sua esperienza bellica e giustiziare senza pietà.

Lo spettacolo è brutale ed efficace. L’azione in Last Blood è qualcosa di secco, letale, senza fronzoli ma di grande impatto. Attraverso l’arte della guerra Rambo mette in scena tutta la propria rabbia, e il film lascia grande spazio a tale espressione di dolore, fornendo allo spettatore intrattenimento ben strutturato per tutti gli amanti dei revenge movies.

Rambo Last Blood

Con Rambo: Last Blood Adrian Grunberg non cede alla facile soluzione del rimbambire lo spettatore esaltato in un mare di sangue, esplosioni e cafonate, sebbene alcune gesta del “”buon”” John siano inevitabilmente (e giustamente) sopra le righe. Si rimane ancorati ad una dimensione drammatica, ad un’atmosfera crepuscolare pregna di pessimismo che rende il viale del tramonto di questa leggenda del cinema americano, molto più affascinante della storia stessa in cui si racconta.

È un film perfetto? Assolutamente no, e molti anzi potrebbero rimanere delusi aspettandosi un epilogo molto più roboante per un personaggio del genere. Noi invece abbiamo apprezzato il non voler tentare di riproporre una facile epica che molto probabilmente sarebbe sembrata una copia sbiadita del passato cinematografico di Rambo, per fare qualcosa di diverso, più aderente alla maturità raggiunta dal protagonista, ma a nostro avviso ugualmente apprezzabile.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!