Orrori da gustare

ravenous devils

e nella società contemporanea abbiamo gli Alessandro Borghese di turno che si lamentano di non trovare dipendenti per i propri ristoranti, nell’Inghilterra Vittoriana di Ravenous Devils abbiamo una cuoca che da sola, in cucina, riesce a inventarsi ricette nuove e deliziose cucinando carne umana.

Quale dei due scenari sia più virtuoso lo lasciamo decidere a voi, noi ci limitiamo a dire che quello videoludico immaginato dagli sviluppatori italiani di Bad Vices Games è sicuramente quello più divertente.

Nel particolarissimo gioco disponibile da qualche settimana su praticamente tutte le piattaforme esistenti, impersoniamo un’elegante e innamoratissima coppia di sposi, entrambi con una carriera di successo: lei è una cuoca, lui un sarto. Ora, si sa, quando c’è l’amore c’è tutto (“No, chell è ‘a salute”, direbbe Massimo Troisi), e quindi non dovrebbe destar sorprese il fatto che i nostri piccioncini si abbandonino fin troppo spesso ai piaceri della carne. Se non fosse che la cosa non è intesa nel modo che intendete voi.

Hildred e Percival sono infatti prima di tutto due assassini. O meglio, tecnicamente l’assassino è lui, che materialmente esegue il fattaccio, ma lei che finisce per macellare i corpi delle vittime e servirli ai clienti del proprio pub, non possiamo certo definirla innocente.

Per cui sì, avete capito bene: le circa sette-otto ore di gioco necessarie per completare Ravenous Devils, le passerete ammazzando e cucinando esseri umani. Divertente, no?

ravenous devils

Beh, sì. Perché al netto di alcuni piccoli difetti, tra cui la stessa breve longevità, qualche bug più o meno fastidioso e poco altro, si tratta di una piccola gemma davvero piacevole da giocare, per un prezzo più che abbordabile.

Parlando del mero aspetto visivo l’atmosfera è quella cupa, oscura e austera della Londra Vittoriana, per l’appunto, e la grafica non fa gridare al miracolo ma assolve bene il suo compito, dato che il fulcro del gioco è il suo gameplay e l’abilità del giocatore di switchare tra un compito e l’altro durante la giornata lavorativa. L’intero gioco si svolge in un edificio a quattro piani, con la visuale principale che ricorda un po’ This War of Mine, con la casa tagliata trasversalmente, con la divisione in piani e gli ambienti interni ben visibili.

I due piani più in alto sono di competenza di Percival, il sarto: in cima c’è un piccolo orticello dove coltivare le verdure, sbloccabile però dopo qualche ora di gioco. Appena sotto troviamo la sartoria stessa, con l’area esposizione e l’ufficio privato, nonché luogo dove si svolgono tutti gli omicidi del gioco.

Al piano terra c’è il pub, dove vengono servite ai clienti le nostre prelibate pietanze. Nel piano interrato c’è infine la cucina, dove avviene la magia.

Come anticipato poco sopra, il ritmo di gioco abbastanza veloce si regge tutto su una questione di tempismo e di coperta corta. Dobbiamo infatti controllare entrambi i personaggi, ognuno dei quali ha diversi compiti da assolvere, che portano via una certa quantità di tempo, e bisogna cercare di perderne il meno possibile e, soprattutto, di non trascurare nessuno degli aspetti del gioco.

Il sarto ad esempio dovrà uccidere il malcapitato cliente, rubargli i vestiti e dargli una nuova foggia con la macchina da cucire, pulire il sangue della vittima e buttare il cadavere in una botola comunicante con la cucina, dove i compiti della cuoca saranno quello di macellare il cadavere, preparare ed assemblare le varie pietanze, per poi servirle al pub al piano superiore.

Va da sé che se vi concentrate solo sull’aspetto sartoriale, finirete per trascurare la cucina, lasciando i vostri clienti insoddisfatti e le vostre tasche vuote. Al contrario, badando soltanto alla cucina, presto vi troverete a corto di… materie prime, perché senza omicidi non avrete carne per cucinare, e quindi, nuovamente, non guadagnerete soldi.

Per fortuna il gioco è abbastanza generoso, nel senso che non è previsto il game over. Se sbagliate una giornata, o se non riuscite a trovare la quadra, non è insomma un grosso guaio: è sufficiente riorganizzare cucina e sartoria a fine giornata e riprovare di nuovo.

ravenous devils

Le prime giornate scorrono piuttosto tranquille, dando anche un po’ l’impressione di una certa ripetitività di fondo. Per fortuna dopo qualche giorno inizia a svilupparsi anche la trama del gioco (che non vi sveliamo, ma che come immaginate prevede la presenza di numerosi omicidi) e con i primi guadagni è possibile iniziare a sbloccare anche alcuni oggetti e migliorie per la sartoria e la cucina.

La macchina da cucire più veloce, i forni più efficienti, la possibilità di sbloccare un giovane cameriere (la cui storia è anche abbastanza divertente, ma anche in questo caso preferiamo lasciarvela giocare senza sorprese), più tavoli per il pub, più ricette e quant’altro, da un lato semplificano la vita del giocatore e dall’altro comportano più varietà e più azioni da compiere, per cui torna il discorso della coperta corta.

Cucinare ricette più elaborate richiede più tempo e risorse, ma frutterà anche più soldi, con i quali comprare nuove migliorie. Ed ecco che in breve tempo avete abboccato all’amo di Ravenous Devils, e vi ritroverete a macellare e cucinare esseri umani senza il minimo rimorso e anzi, a volerne sempre di più.

Ah, le cose che si fanno per amore…

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.