Concluso il primo trimestre del 2020 è arrivato il momento di tirare le somme della proposta musicale internazionale.

Vi proponiamo quindi una piccola selezione di dischi che meritano l’ascolto, l’inizio di un ipotetico percorso attraverso l’anno scandito in quarti (sia musicali che di mensilità).

Raccontare l’anno in musica è, come accade per praticamente tutta l’arte, un compito che normalmente si decide di svolgere con l’avvicinarsi della conclusione dello stesso. Trovo molto più utile, però, che la scoperta degli album sia fatta il più possibile a ridosso dell’uscita degli stessi. Quella che trovate qua sotto è una selezione, parziale e personale, dei migliori album dell’inverno 2020. Parziale anche nel suo personalismo, perché alcune cose che mi interessano devo ancora recuperarle (e quindi nel dubbio vi segnalo l’uscita dei nuovi lavori di Donald Glover/Childish Gambino, U.S. Girls e Waxahatchee che con tutta probabilità avrebbero trovato uno spazio tra queste righe). Senza perdere altro tempo, quindi, addentriamoci in questo piccolo viaggio attraverso i primi mesi di questo 2020, in musica.

migliori album inverno 2020

070 Shake – Modus Vivendi

Danielle Balbuena, vero nome della rapper 070 Shake, è certamente la scommessa che più di ogni altra sta coinvolgendo Kanye West come produttore e talent scout. Dopo la sua strofa in Ghost Town infatti in molte e molti, me compreso, sono rimaste colpite e rimasti colpiti dalla vocalità di Balbuena, nell’attesa di sentire il suo timbro graffiante e poliedrico in un’uscita completa sotto l’etichetta G.O.O.D. Music. Modus Vivendi rappresenta proprio un proseguimento di quella piccola parte di brano, la voce poliarmonica di 070 Shake racconta di misticismo, fantastico e reale con una continuità interessante e coinvolgente. Liriche suggestive e una produzione pertinente attirano l’attenzione, per l’ennesima volta, sulla casa discografica di West nell’attesa di altre uscite come questa.

Dan Deacon – Mystic Familiar

Sembrerebbe, come avrete modo di vedere più avanti, che la neo-psichedelia abbia un ruolo cardine nel definire i suoni dell’anno in corso. Dan Deacon ne incarna e rappresenta la parte più esplicitamente elettronica e sperimentale. Le sintesi e le distorsioni applicate agli arrangiamenti portano in dimensioni altre chi ascolta. Un disco che si racconta in immagini e fotografie di luoghi surreali e non probabili ma straordinariamente vividi e percepibili. Deacon con Mystic Familiar rimarca la sua posizione di outsider sempre ai confini del chiacchiericcio musicale ma che, come ogni outsider, scolpisce e definisce un periodo in maniera incontrovertibile.

migliori album inverno 2020

Against All Logic – 2017 – 2019

Nicolàs Jaar prosegue con il lento e ponderato rilascio delle tracce prodotte senza particolari frette attraverso il nome Against All Logic. Esattamente come l’uscita precedente, risalente a due anni fa, questo 2017 – 2019 è un modo per il compositore e produttore statunitense di origini cilene di sfogare i bisogni sperimentali e complessi che con i suoi altri alias decisamente più improntati all’ambient onirico non permettono di esprimere. Questa seconda raccolta di appunti suona come un quaderno degli appunti sull’odierno convertito in note, una riflessione sull’attuale che parla del rapporto tra uomo, tecnologia e ambiente senza troppi convenevoli o spiegazioni ma preferendo un approccio più astratto. Un taccuino fatto di glitch e distorsioni che ricordano da vicino quegli esperimenti sulla musica da ballo fatti durante gli anni ’90 dai vari artisti facenti parte della Warp Records.

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Denzel Curry x Kenny Beats – Unlocked

Il rapper più cangiante e mutaforma del panorama attuale – capace di passare dalla trap più contemporanea ai Rage Against the Machine – unisce le forze con uno dei produttori più prolifici della scena mainstream. Il risultato è un viaggio attraverso le radici dell’hip-hop ripescandone i momenti più estremi e in cui le attitudini forti erano la misura con cui scontrarsi. Unlocked è un brevissimo album che concentra la sua anima hardcore in pochi ma efficacissimi brani. Il boom-bap più classico si unisce con il suono del presente in un cocktail esplosivo, che ha anche dato frutti animati.

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Tame Impala – The Slow Rush 

Kevin Parker, mente creativa e papà del progetto Tame Impala, ha saputo sfruttare la tragedia che lo ha costretto a ritardare l’uscita del quarto album ripensandolo praticamente da zero. L’incendio di casa sua a Hollywood diventa quindi un’occasione per rivedere i concetti espressi nel disco, recuperando lacune e riordinando il tutto. Il risultato è quello che ci si aspetta dal progetto australiano: psichedelia contemporanea fatta di groove coinvolgenti e voci cariche di effetti. Un lavoro che conferma le doti di Parker come compositore e cantante, consacrando per la quarta volta di fila una band che non ha ancora sbagliato una prova in studio.

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King Krule – Man Alive!

Non è affatto un caso se il faccione di Archy Marshall, in arte King Krule, compare in apertura di questo articolo. Man Alive è, infatti, il disco che ho preferito di questo trimeste. Un rigurgito violento, ubriaco e sinceramente emotivo a metà strada tra punk e psichedelia. Una riscrittura tipicamente inglese di quello che i nuovi suoni psichedelici stanno portando da una decina d’anni nel panorama musicale. Un urlo hooligan della working class che però punta occhi e orecchie verso ciò che gli succede intorno, facendolo proprio e restituendolo a chi ascolta. Le distorsioni e i delay delle chitarre si uniscono con la voce acida e – a tratti – tendente allo spoken word unendo in un colpo solo new wave anni ’80, street punk, neo-psichedelia e rap.

Disclosure – Ecstasy

A distanza di cinque anni dall’ultimo album, Caracal, i fratelli Lawrence – conosciuti con lo pseudonimo Disclosure – tornano con un piccolo ep di sole cinque tracce. Nonostante i pochi brani, però, il duo confeziona un pacchetto che convince, forse ancor più dell’ultima uscita ufficiale di cui sopra. L’album porta chi ascolta in un mondo a metà strada tra il tropicalismo di cumbia e musica elettronica sudamericana e la secchezza della Uk Garage e della bass music britannica in generale. Sonorità calde e estive si alternano con parti di batteria asciutte creando un connubio decisamente insolito ma coerente in un modo curioso e inaspettato. Un ritorno sulla scena che forse passerà un po’ in sordina per la mancanza di singoli di traino ma che comunque segna un passo in avanti molto netto e forse un ritorno ai grandi fasti del loro capolavoro – per ora – imbattuto, Settle.

 

 

Luca Parri
Nato a Torino, nel 1991, Luca studia scienze della comunicazione come conseguenza della sua ossessione nei confronti delle possibilità che offrono i mezzi di comunicazione e ha lavorato come grafico e consulente marketing (lavoro che ha fatto crescere esponenzialmente la sua ossessivo-compulsività per le cose simmetriche e precise). Lo studio gli ha permesso di concretizzare la sua passione per i differenti linguaggi dei media, sperimentando con mano l'analisi linguistica e semiotica; il lavoro gli ha dato la possibilità di provare a inserire la teoria nel pratico. Studio e lavoro, insieme, lo hanno portato a scrivere di, tra gli altri argomenti, grafica pubblicitaria, marketing, comunicazione e comunicazione visiva collegata al videogioco.