Rom-com della schiera Netflix, Sembrava perfetto…e invece decostruisce il genere romantico non trovando però una propria identità valida e, soprattutto, non fastidiosa

Sembrava una rom-com godibile…e invece. Non capita così spesso che un prodotto semplice, innocuo e potenzialmente apprezzabile si trasformi nel corso della sua visione in un’opera irritante, insulsa, frustrante. Eppure il film di Netflix Sembrava perfetto…e invece imbriglia una strada inaspettata, che si scollega nel giro di poche sequenze da qualsiasi tipologia di opera cinematografica.

Una scelta consapevole, ma talmente mal ragionata nella sua esposizione che svilisce una già precaria struttura comica, che dell’ironia fa il proprio parasole disfunzionale, lì dove il vero inganno è quello di trovarsi davanti a una pellicola destinata presumibilmente al farti svagare e, invece, portata a provocarti l’orticaria.

La protagonista è Andrea Singer (Iliza Shlesinger), stand-up comedian che al suo pubblico racconta la storia della propria vita, quella di tante trentaquattrenni che abbiamo visto passare nelle pellicole più o meno romantiche del cinema, la quale narra dal suo punto di vista quello che, sembrando per l’appunto perfetto, si è rivelato in verità un imbroglio bello e buono.

È con l’incontro con un uomo all’apparenza rispettabile e degno di fiducia che l’esistenza della donna verrà condotta in un giro di stranezze e dubbi continui, teoricamente accompagnati da gag e punch line che non fanno però mai ridere e che dobbiamo comunque sorbirci come i pezzi comici più esilarante che siano mai stati partoriti. Quando, ovviamente, non è affatto così.

Né commedia, né rom-com, né null’altro

sembrava perfetto e invece

Sospingendosi a fatica e costringendo con altrettanto affanno lo spettatore a seguire una protagonista che cerca di imitare una Amy Schumer di però seconda mano – prova del tutto evitabile visto il successo della stessa Iliza Shlesinger, che per l’occasione si fa anche sceneggiatrice -, il film dà da subito il sentore di fregatura, tanto al personaggio principale quanto ai suoi spettatori.

L’interesse amoroso della protagonista riflette alla perfezione la delusione e la truffa di cui sarà partecipe la visione del pubblico, testimone delle convinzioni infondate dell’opera e delle sue intenzioni per nulla ingegnose. Quello che dovrebbe contraddistinguere la pellicola, la sua particolarità che si rivela bensì il suo peggior difetto, è infatti la decostruzione della commedia romantica stessa che pur puntando sull’originalità del proprio plot twist ne rivela tutta la superficialità e scorrettezza.

Non sfruttando quindi adeguatamente né la sua verve comica (inesistente), né tanto meno quella che cerca di porsi come un buffonesco gioco da thriller semi-spionistico, Sembrava perfetto…e invece propone un rovesciamento della comune storia d’amore che dovrebbe indurre all’indagine e alla riflessione, errando completamente nella risoluzione e nella morale che vorrebbe mandare.

Seppur il concetto di fondo risulta indubbiamente di buona presa e manifesta una realtà come quella degli incel su cui oggi l’intera comunità dovrebbe concentrarsi, il film ne impoverisce il portato drammatico e lo restituisce con una retorica spicciola, la medesima con cui è categoricamente sbagliato parlare di determinati temi.

Un film che non sa nemmeno lui cos’è

sembrava perfetto e invece

La natura intrinseca di Sembrava perfetto…e invece destabilizza per questa sua mancanza di presa sull’argomento che tanto sembrerebbe voler trattare, che si tramuta ben presto in fastidio per lo spettatore quando si appropinqua verso la conclusione.

Un racconto che assume perciò contorni di confusione e incertezza che si rispecchiano nel non sapersi rapportare al proprio pubblico dove anche il cambio di genere, pur non giungendo in soppiatto e facendosi presto palese allo spettatore, tende a lasciarlo comunque interdetto e sconcertato.

In bilico perciò tra la commedia e una sorta di intrattenimento più virato verso l’analisi di alcuni uomini nella società odierna, la pellicola ha un’identità per nulla delineata che crea il peggior impedimento per la sua stessa riuscita.

Le performance dei tre interpreti principali non facilitano assolutamente la fruizione del film e dove se Iliza Shlesinger e Ryan Hansen possono cavarsela come almeno sopportabili, è la comedy relief Margaret Cho a frantumare qualsiasi piccola possibilità di coinvolgimento nel trio: pessima nella scrittura della migliore amica della protagonista, pessima nella recitazione comica sovraccaricata. “Sembrava perfetto…e invece” vale non solo per l’eroe non-romantico del film, ma per la totalità stessa dell’opera. Per una pellicola in cui non trionfa l’amore, ma nemmeno il buon gusto.