Serious Sam 4 è tornato, e con lui le orde di Mental

Nel 2016 Doom ha ricordato al grande pubblico che esiste un altro modo di fare FPS, diverso dal modello proposto dai big del genere che dalla settima generazione hanno dominato il mercato. Eppure, prima del 2016, esisteva qualche sacca di resistenza nel mercato indie o doppia A: lo sparatutto tradizionale non era morto, ma solo diventato invisibile al più dei giocatori. A portare la bandiera del genere era probabilmente Serious Sam, sviluppato da Croteam. Forse siamo stati in pochi a gioire per l’annuncio di Serious Sam 4, ma certamente abbiamo fatto bene ad essere contenti.

Il gioco si colloca narrativamente prima del terzo episodio, e funziona quindi da prequel del prequel. Se vi state domandando se è necessario giocare agli altri titoli per godere al massimo dell’esperienza, la risposta è un secco “no”. La storia è un po’ sempre quella: c’è un’invasione aliena e Sam deve fermarla. Sinceramente non mi sono mai concentrato molto nel seguire le vicende raccontate in Serious Sam, perché se avessi voluto una storia avrei guardato altrove, e perché Croteam non sembra interessata a raccontarne una che valga la pena seguire (stranamente, visto l’estremo spessore di un’altra loro opera, The Talos Principle).

Quello che però si trova, in sostituzione di una trama degna di questo nome, è l’umorismo che tutti i fan del franchise ricorderanno: sopra le righe, estremamente surreale e che fa il verso a tutto quello humour machista americano che ritroviamo in qualsiasi action movie. A modo suo è raffinato e funziona in maniera eccezionale, e tocca con la giusta “grazia” alcuni temi anche delicati. Poi ovviamente c’è la Papamobile in versione 2.0, trasformata in un mech, utile per una grande battaglia in Piazza San Pietro. Ed è fantastico.

Il gioco è infatti ambientato in Europa, e inizia proprio a Roma, per spostarsi a Pompei e tornare a Roma, poi in Francia. La rappresentazione della città è ovviamente approssimativa e sopra le righe, ci sono molte più statue di Cesare di quante non ce ne siano in realtà (il numero spropositato di 500 è invece assolutamente corretto), ma lo spirito del centro storico è tutto lì, con diversi monumenti e l’architettura tipica.

Chiaramente ci interessa questa cosa per puro campanilismo, perché fa piacere vedere l’Italia rappresentata in un videogioco, soprattutto quando i ponti sul Tevere diventano teatri di massacri di mostri alieni, che è sono il vero core del gioco.

Serious Sam 4 infatti è il più classico degli sparatutto classici: troviamo livelli lineari dove, di arena in arena, dovremo affrontare orde di nemici. Il paragone è istantaneamente quello con Doom data la qualità e il successo degli ultimi due episodi, ma il gioco di Croteam va in una direzione decisamente diversa, essendo di fatto un gioco a cui si gioca con un mindset opposto, rendendo il paragone utile solo a definire meglio il funzionamento del titolo.

Se infatti Doom (ancora di più con Eternal) sprona il giocatore a lanciarsi nella mischia inanellando spari, pugni e altre skill, Serious Sam 4 vuole che il giocatore si allontani dal cuore dello scontro per mantenere il controllo sul campo. Laddove Doom ci chiede di camminare in avanti, Serious Sam ci chiede di camminare all’indietro, trovando percorsi e movimenti utili a schivare i nemici che ci corrono incontro (e sono tantissimi) mentre li si falcia e si ruotano le armi in modo da avere un vantaggio su chi ci si para di fronte.

La filosofia di Croteam non prevede la verticalità, non prevede l’utilizzo di abilità per ricaricare proiettili o salute, ma soltanto un attento management delle munizioni e un controllo totale sull’arena e il posizionamento dei nemici. Il risultato è estremamente soddisfacente, e quando si muore più volte per poi capire bene come affrontare quello scontro per superarlo quasi indenni emerge la raffinatezza del sistema di gioco e la sua profondità.

Nel suo sembrare semplice, e certamente ha meno meccaniche rispetto a molti altri sparatutto, Serious Sam 4 funziona benissimo, diverte e ha una profondità non da poco.

Ci sono poi delle novità evidentemente pensate a innovare la serie, modernizzandola, ma sono così marginali nell’economia del gioco che non vanno a modificare il core gameplay, risultando un “di più” a volte divertente ma francamente non troppo utile.

Tra queste novità mettiamo i gadget, potenti power-up dosati con il contagocce spesso utili a farci svoltare una situazione difficile, funzionando come una smart bomb in uno sparatutto a scorrimento, in senso molto ampio. C’è poi uno skill tree nel quale è possibile sbloccare diverse abilità, ma ogni ganglio necessita del ritrovamento un collezionabile, rendendo appunto tutta la meccanica piuttosto marginale.

Una novità certamente più interessante sono invece le subquest, al termine di ognuna delle quali avremo una ricompensa sotto forma di gadget o di nuova funzione per le armi. Il funzionamento è ovviamente semplice e in linea con il resto della produzione: si devia dal percorso principale, si spara a mostri alieni, e si ritorna alla missione principale.

Se la parte ludica di Serious Sam 4 quindi non presta il fianco a critiche, la parte tecnica è un po’ un disastro. Numero di nemici a parte, non ci troviamo di fronte a un grande salto di qualità rispetto a Serious Sam 3, un gioco del 2011. Gli ambienti sono piuttosto scarni e statici, e se non bastasse questo i modelli poligonali e le texture non reggono il confronto neanche con titoli della scorsa generazione di console.

Non sarebbe un problema, se il gioco non avesse performance discutibili, con immotivate fluttuazioni del framerate che fatica a mantenere i 60 fps sullo stesso hardware su cui Doom Eternal aveva una media di 80 fps.

Il problema qui non è infatti la povertà poligonale, ma le perfomance complessive che se non rendono il gioco ingiocabile rendono almeno l’esperienza piuttosto sgradevole a più riprese, trattandosi di uno sparatutto molto veloce. Certo è che se i modelli non diventeranno mai più complessi né le texture più belle, è verosimile che Croteam continui a rilasciare patch per sistemare almeno la stabilità del gioco.

Risolti questi problemi potremo finalmente dire di trovarci di fronte a un nuovo sparatutto vecchio stile di ottima qualità. Non sarà bellissimo da vedere, ma le sparatorie contro orde di mostri sono un piacere. E fa troppo ridere.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.