In occasione dell’uscita della quarta stagione di Fargo, parliamo un po’ del genere noir e dei suoi esponenti, su grande e piccolo schermo

Il fumo dei vicoli della città, le sigarette, il detective, l’omicidio. Per molti di noi il noir è sempre stato identificato da questi elementi, storicamente presenti nella maggior parte dei prodotti del genere. Da soli, però, essi non aiutano a comprenderne l’essenza e possono generare confusione con altri registri simili, quali per esempio l’hard boiled e la detective story. Oltre gli espedienti narrativi, infatti, il noir è soprattutto atmosfera: cupa, pessimista, senza speranza né lieto fine. In occasione dell’uscita della quarta stagione di Fargo, partiamo per un piccolo viaggio alla scoperta delle caratteristiche che l’hanno reso popolare.

Il noir: le origini del termine e la storia

Come spesso capita anche per altre correnti, all’origine del noir c’è la letteratura: con il nome di roman noir erano infatti conosciuti in Francia i prodotti della letteratura gotica anglosassone, con le loro atmosfere cupe, fumose e pessimiste. Il cinema, dal canto suo, vide una vera e propria esplosione del genere durante l’epoca d’oro di Hollywood, dal 1930 al 1950. Intere case di produzione presero a sfornare esclusivamente film noir, nonostante il termine sia entrato nel linguaggio audiovisivo solo nel 1968. I meccanismi narrativi e i personaggi tipici del genere sono poi sbarcati anche sul piccolo schermo, soprattutto in serie antologiche e lineari come Detective Anni Trenta e Colombo. Negli ultimi anni il noir è tornato alla ribalta, rinnovandosi grazie a elementi come la maggior concentrazione sulla psicologia dei personaggi e una coralità più accentuata.

Il noir: caratteristiche generali

Come tutti i generi, anche il noir presenta elementi che si ripetono e che rendono una storia riconoscibile. Il centro della vicenda non è l’investigazione, come molti potrebbero pensare, ma il crimine: un atto efferato e spesso crudele, compiuto in ambienti malavitosi o comuni, lavorativi o domestici, al quale si trova di rado una soluzione. Il protagonista è sempre un antieroe, un personaggio ordinario e realistico, incapace di sfuggire ai propri demoni, caratterizzato da ambiguità morale, insicurezza, cinismo e tendenza all’autodistruzione. Può essere un detective che non ha paura di trasgredire la legge per raggiungere il suo obiettivo oppure un criminale vero e proprio, ma negli ultimi anni è soprattutto una persona ordinaria con una vita normale, che a un certo punto si ritrova a commettere un crimine.

L’ambientazione può variare, ma sono due quelle maggiormente gettonate, a seconda delle emozioni che si vogliono trasmettere allo spettatore. La metropoli è la patria della spersonalizzazione e dell’alienazione, degli affari criminali nascosti dietro la facciata di esercizi onesti e rispettabili. La cittadina di provincia, dove tutti si conoscono e diffidano dei nuovi arrivati, è invece ricettacolo di quiete apparente, oscuri segreti vecchi di generazioni, razzismo e divisione sociale. Gli altri elementi ricorrenti, a livello di narrazione, sono i gangster, la prostituzione, gli intrighi e i giochi di potere, i ricatti e la corruzione.

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Il noir sullo schermo: il linguaggio audiovisivo

Oggi il noir è di moda soprattutto alla TV, ma i suoi crismi espositivi derivano dal cinema, così come il termine stesso per com’è usato nel lessico di oggi. Al tempo della sua nascita, il genere si differenziava da tutti gli altri in quel di Hollywood: tra tante produzioni rassicuranti con un lieto fine sempre garantito, il noir seppe eliminare il carattere consolatorio del cinema per abbracciare una visione più pessimistica della vita. Sempre oscure e complesse, le vicende si focalizzano sulla perdita di sé stessi e sull’intrinseca doppiezza dell’animo umano.

A proposito di linguaggio, il punto di vista è sempre soggettivo, specifico di uno o più personaggi. Lo spettatore è chiamato a prendere attivamente parte alla narrazione, scegliendo se credere o no a ciò che gli viene raccontato. Il flashback è molto utilizzato, perché consente di creare una storia frammentata e spezzarne la linearità. La presenza di un destino segnato sin dall’inizio viene resa, talvolta, ripercorrendo la storia a ritroso, partendo dall’epilogo. Luci e ombre deformate e inquadrature fuori asse completano il linguaggio del noir.

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Serie TV noir: alcune opere importanti

Sin dai primi esperimenti, le serie TV noir hanno conosciuto una diffusione pressoché istantanea grazie al carisma dei personaggi e al fascino della atmosfere. Oltre al celeberrimo Colombo (USA 1968), Detective anni Trenta (USA 1972) è una delle più conosciute in patria e presenta tutti i canoni classici delle origini del genere. Il protagonista è Miles C. Banyon, un investigatore privato dai modi bruschi che non si può catalogare come “buono”: cambia segretarie di continuo per non doverle pagare e preferisce la libertà sentimentale alle pressioni della fidanzata storica Abby, che vorrebbe sposarlo.

L’ambientazione più gettonata è il night club dove la stessa Abby lavora, che consente a Banyon di connettersi con il sottobosco criminale della metropoli.
Luther (Regno Unito 2010) segue sempre le avventure di un detective, ma si focalizza maggiormente sui problemi che affliggono il protagonista, piuttosto che sull’azione in sé. Luther ha alle spalle un matrimonio fallito per il troppo zelo sul lavoro e non ha paura di infrangere la legge pur di progredire nei casi, ribellandosi spesso alle controversie della polizia istituzionalizzata. L’atmosfera noir è completata dall’ambientazione, costituita soprattutto dai più bui e malfamati vicoli londinesi, abitati da malavitosi e altri elementi poco raccomandabili. L’aspetto forse più interessante della serie è la strana relazione che Luther intrattiene con Alice Morgan, una serial killer dichiarata, simbolo dell’andare oltre le regole per conquistare un bene più grande.

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Serie TV noir: True Detective (USA 2014)

Il 2014 è un anno cruciale per la declinazione in TV del noir, perché la messa in onda di due capolavori ne muta i canoni e imposta un nuovo modello per le produzioni future. True Detective sposta l’azione dalla metropoli alla cittadina di provincia e sposa una configurazione antologica: ogni stagione presenta personaggi, ambientazione e persino periodi storici diversi, slegati tra loro. Nella prima, pluripremiata stagione, due detective agli antipodi sono costretti a lavorare insieme su una serie di omicidi in una piccola città della Louisiana. Martin Hart è il classico uomo tutto d’un pezzo, amato da tutti, timorato di Dio e devoto alla moglie e alle due figlie.

Rustin Cohle ha alle spalle un matrimonio fallito e si sente responsabile della morte della figlia in un incidente stradale. Andando oltre lo schema classico del poliziotto buono-poliziotto cattivo, lo showrunner Nic Pizzolatto disegna due personaggi decisamente noir, con i propri demoni e possibilità di redenzione. Dietro la facciata, infatti, Hart è un alcolista e un adultero, che razionalizza le sue inclinazioni al punto di raccontarsi che in realtà fa tutto per la famiglia: il sesso extraconiugale gli permette di liberare la mente per essere un marito e un padre migliore. Cohle è cinico e nichilista, ma nonostante tutto mostra umanità e attaccamento alla vita. L’atmosfera è completata dalla cittadina della Louisiana, con abitanti pieni di segreti e ostili verso i forestieri, paludi e campi a perdita d’occhio, strani culti religiosi.

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Serie TV Noir: Fargo (USA 2014)

Fargo sta per tornare con una quarta stagione e incarna tutti i canoni del nuovo noir, già impostati dall’omonimo film dei fratelli Coen del 1996. I riflettori si spostano dagli agenti di polizia, comunque presenti, alla gente comune: individui ordinari, patetici, insignificanti, si ritrovano a commettere crimini anche efferati, talvolta solo per frustrazione. La loro vita piatta e senza avvenimenti nelle profondità della provincia americana subisce così una svolta, che porta con sé l’illusione di poter trovare un antidoto all’infelicità. La neve e il freddo del Minnesota, ambientazione delle prime tre stagioni, sono l’allegoria perfetta dell’immobilità e della mancanza di senso delle vite dei personaggi, che tendono ad autodistruggersi molto velocemente. Il vero tratto distintivo di Fargo, però, sono le situazioni grottesche e tragicomiche, che aumentano la confusione nella testa di protagonisti del tutto inadatti alla vita criminale, ma costretti a portarla avanti fino in fondo. Con terribili conseguenze.

Le serie TV noir di oggi sono il risultato di canoni che hanno saputo rinnovarsi nel corso di quasi un secolo di storia, mantenendo tuttavia le proprie basi. Più della trama, dei protagonisti e dell’ambientazione, infatti, nel noir è fondamentale l’atmosfera cupa e incerta, nella quale i concetti di bene e male si mescolano, pur dando l’illusione di rimanere riconoscibili. Un po’ come nella vita di tutti i giorni.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.