Snowpiercer: arriva su Netflix la serie tratta da una graphic novel e che riprende l’omonimo film di Bong Joon-ho

Era il 2013 quando Bong Joon-ho, il mattatore dell’ultima rassegna degli Oscar in cui ha calato il poker di statuette con Parasite, stupiva il pubblico con un film non altrettanto memorabile ma comunque particolarmente apprezzato: Snowpiercer.
Il film del regista coreano era tratto dalla graphic novel Le Transperceneige, un’opera di fantascienza post-apocalittica che ricorda molto il recente Parasite per una questione di differenze sociali e disuguaglianze di classe, seppur assai distante per genere e ambientazione.

L’emittente americana TBS decide allora di riciclarlo e riproporlo in formato serie TV, in cui Bon Joon-ho figura solo come produttore esecutivo, e affidandone la distribuzione italiana a Netflix.

Siamo nel 2027 e il mondo è ormai un’immensa landa ghiacciata con temperature centinaia di gradi sotto lo zero. Gli unici sopravvissuti terrestri si trovano a bordo dello Snowpiercer, un treno a moto perpetuo con oltre mille vagoni, che percorre un tragitto completo ogni anno, ma al cui interno prendono vita disuguaglianze incredibili, con sfarzo e lusso nella testa del treno, e il “fondo” dove regna la povertà e la malnutrizione, alimentando in questi ultimi lo spirito di rivolta.

Dai primi due episodi disponibili su Netflix, sembra proprio che anche la serie Snowpiercer voglia puntare sulle disuguaglianze, con le “classi” del treno che altro non sono che una manifesta allegoria di quelle sociali, in un mondo in cui il divario tra ricchi e poveri è costantemente acuito e lo diventa ancor di più in situazioni di estrema difficoltà come il ritrovarsi ad un passo dall’estinzione della razza umana. Un “passo” che pesa tonnellate ed è formato da 1001 vagoni che viaggiano velocissimi su binari che anno dopo anno sembrano nascondere sempre più insidie, per via di un mondo esterno ormai totalmente in balia della glaciazione e di imprevedibili agenti atmosferici.

snowpiercer netflix

La componente crime

La serie Netflix sembra comunque provare a discostarsi un po’ dal film di Bong Joon-ho, sia per uno svolgimento dei fatti in un arco temporale leggermente antecedente (ma tenete presente che la vita umana post-glaciazione è un po’ come quella dei cani, dove ogni anno ne vale sei o sette), sia per un’impostazione da crime in versione steampunk-postapocalittico che comunque riesce – almeno per ora – a tenerci sull’attenti.

Andre Layton (Daveed Diggs) è uno dei fondisti saliti “clandestinamente” sullo Snowpiercer, ma nella vita pre-glaciazione era un detective della omicidi e viene pertanto convocato da Melanie Cavill (Jennifer Connelly), il braccio operativo del signor Wilford, l’ideatore e capo del treno, che nessuno tra i passeggeri sembra aver mai visto. Layton è l’unico sullo Snowpiercer con capacità investigative e il sig. Wilford ha la necessità di scoprire chi ha ucciso un passeggero in terza classe.

Conosceremo quindi insieme a Layton cosa c’è nelle carrozze che partendo dal fondo arrivano alla testa del treno, in una serie che pian piano ci palesa sempre più le differenze sociali, anche per mezzo dello strumento cromatico, passando dall’oscurità dei vagoni dei fondisti all’improvviso bagliore che accoglie il detective già in terza classe, fino al trionfo di colori della prima.

snowpiercer netflix

Senza dubbio col passare degli episodi capiremo come e quanto lo Snowpiercer di Netflix prenderà spunto dal film del 2013 e quanto dalla graphic novel, così come quanto di nuovo e originale metterà invece sul piatto. Per il momento la serie ha guadagnato il nostro interesse, con una componente crime potenzialmente intrigante, e tantissimi sospettati per un omicidio, in stile Assassinio sull’Orient Express. Un punto debole potrebbe risiedere nel cast artistico, soprattutto se paragonato al film, ma è troppo presto per dirlo e comunque da questo eventuale confronto sembra già uscirne bene la Melanie di Jennifer Connelly, un personaggio che al di là di tutto è incredibilmente intrigante e in grado di dominare la scena.

La lotta di classe nella roccaforte delle disuguaglianze che prende il nome di Snowpiercer non è ancora cominciata, e restiamo in attesa di capire dove la serie Netflix vorrà portarci e a quanta velocità riuscirà ad andare per evitare quei black-out che noi, la prima classe davanti al piccolo schermo, proprio non riusciremmo a sopportare.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.