Il celebre TPS competitivo torna all’azione

Dopo due anni, Nintendo rivede e corregge la formula della sua IP che aveva debuttato su Wii U scatenando un coro di approvazione. Questo nuovo capitolo arriva su Switch, colorato, luminoso e splattoso come ci si aspetta, con una sana dose di follia e ancora qualche difetto di poco conto. Se siete curiosi di sapere com’è Splatoon 2, allora venite a farvi un giro con noi a Coloropoli, dove imbrattare i muri non è reato…

Inkling alla riscossa

Per chi non avesse idea di cosa sia Splatoon (come concept, al di là del capitolo in questione), è un TPS atipico, dove anziché sparare proiettili di piombo con il tuo nome scritto sopra, ci si limita a sparare inchiostro colorato in giro per arene più o meno grandi. Sembra paradossale, ma togliere dall’equazione i proiettili ha regalato all’utenza un gioco che aveva qualcosa di ink-redibile, snaturando e in parte rinnovando un genere che sembrava rimanere sempre uguale a se stesso. Due squadre si contendono un’arena cercando di coprirla con il proprio colore: sembra semplice, e lo è, ma nonostante tutto, dietro questa formula quasi banale si nasconde un intero mondo tutto da scoprire. La meticolosità di Nintendo nel bilanciare un gameplay fuori dai canoni ha coinvolto Splatoon in toto, mescolando elementi normali e trovate geniali.

Ad esempio, il sistema di cover esiste ma è completamente diverso da come lo si potrebbe immaginare: per nascondersi è possibile mutare forma diventando un calamaro e affondare del tutto in una pozzanghera del colore della propria squadra. E questo movimento dà anche la possibilità di ricaricare la tanica di inchiostro. Sotto copertura è anche possibile muoversi, sgattaiolando lungo l’arena e fuggendo da situazioni imbarazzanti e pericolose. La velocità di movimento in questa guisa è persino superiore alla normale corsetta leggera con cui si muove il nostro alter ego. Non mancano i salti e le schivate (peculiari di un solo tipo di arma) per allargare il numero di movimenti che è possibile eseguire nel campo di battaglia.

C’è un ulteriore elemento di gameplay che influenza pesantemente le scelte strategiche durante le partite e che bisogna tenere presente: il proprio personaggio soffrirà terribilmente se resta impantanato nell’inchiostro nemico, e si ritroverà a procedere pesantemente, rallentato e vulnerabile. Splatoon 2 ripropone questa formula, già collaudata, senza snaturarla e nella sua semplicità e profondità strategica resta ancora una piccola perla di diverimento e originalità. Far sguazzare il nostro Inkling in giro per l’area di gioco, splattare di vernice ogni angolo più recondito e ogni nemico che ci si para davanti, sfruttando tutti i trucchetti che il titolo ci mette a disposizione rimane sempre un’attività che crea dipendenza.

Superliquidator

Non sarebbe un TPS degno di questo nome se non ci fosse un’adeguata e ampia selezione di armi e equipaggiamento, e Splatoon 2 non scarseggia affatto in questo campo. L’arsenale, sempre coerente con il clima scanzonato e schizzettoso del gioco, è un mix fantasioso di articoli da spiaggia e da imbianchino. Da una parte, liquidator e splasher di ogni natura usano la forza propulsiva dell’aria compressa, dall’altra secchi, pennelli e rulli vari rappresentano il braccio duro e aggressivo della pittura. In Splatoon 2 tutte le armi sono state ridisegnate e ri-bilanciate per offrire un’esperienza di gioco sempre equanime. Tra le grandi novità, le più divertenti sono le Doppie pistole, perché, oltre a sparare una doppia raffica di inchiostro, donano a chi le usa la capacità di fare delle capriole per schivare i colpi nemici. Attenzione: come forse saprete, ogni bonus viene bilanciato con un malus, pertanto le capriole consumano una quota di inchiostro e se ne possono concatenare al massimo due. È bene usare in maniera ragionata questa caratteristica dell’arma, considerando che ha pure la capacità di dare una spinta verso il basso in caso di salto dall’alto. Nominiamo per forza di cose lo Splat-brella, ombrello spara-inchiostro che serve anche da scudo di difesa tipo quello anti-sommossa. È una delle folli introduzioni del secondo capitolo, che cambia completamente l’approccio al PvP in campo aperto, lasciando il nemico interdetto mentre cerca di raggiungerci con il suo inchiostro.

Le armi in Splatoon 2 sono in realtà equipaggiate in set che comprendono: arma principale (di cui abbiamo appena parlato), arma secondaria e una Special. L’arma secondaria il più delle volte è un ordigno esplosivo con diverse caratteristiche: la granata a tempo, la bombetta che esplode a contatto con il suolo, la bomba curling (altra novità del secondo capitolo), che lascia dietro di sé una scia di colore, o la bomba appiccicosa. Queste armi secondarie, però, consumano lo stesso inchiostro delle primarie, quindi fate attenzione perché potreste rimanere a secco in un attimo!

Le Special invece non sono delle vere proprie armi ma super-mosse che si caricano man mano che si ricopre di inchiostro l’area di gioco. Quando attivate, il giocatore può eseguire svariate mosse speciali, come saltare e schiantarsi a terra inchiostrando l’area circostante o tirare fuori un lanciamissili e mirare direttamente ai nemici lontani, o sollevarsi in volo a bordo di un jetski e sparare palle di colore grosse come meloni. E queste sono solo alcune della Special introdotte in Splatoon 2, e bisogna sottolineare che tutte le nuove abilità di questo capitolo sono assolutamente originali e non provengono dal precedente. L’utilizzo delle Special è cruciale per la conquista dei territori nemici e per avere una marcia in più sul campo di battaglia, e quelle presenti in Splatoon 2, oltre a essere divertenti da vedere, sono anche ben inserite nel contesto strategico che il gioco impone, senza lasciare mai che una risulti superiore a un’altra.

Quindi, come già accennato, la formula di Splatoon non è stata modificata, bensì ampliata, esplorando ogni aspetto che poteva riguardare il gameplay del gioco. Ma si sente la differenza con il primo capitolo? Dobbiamo essere onesti: per le prime ore di gioco tutto sembra assolutamente identico a prima. Ci vuole un po’ di esperienza per riuscire a vedere le gradevoli sorprese e i distinti cambiamenti che i ragazzi dietro Splatoon 2 hanno saputo introdurre, nascosti dietro una cortina di inchiostro. Giocando assiduamente, ci si rende conto di quanto il titolo sia diventato più preciso e fluido, di come la strategia conti davvero, mentre invece andare a zonzo per l’arena sparando inchiostro a caso non è la cosa migliore per uscirne vincitori. Una cosa importantissima e che sicuramente farà cambiare completamente approccio al gioco è che, con il ri-bilanciamento delle armi e l’introduzione di nuove Special, più incisive e varie, tutte le partite sono in bilico, con risultati che possono essere ribaltati negli ultimi trenta secondi (il che promette bene per un eventuale introduzione di Splatoon negli e-sport).

Cose da fare a Coloropoli quando sei un calamaro

Per rimanere ancorati al primo capitolo, anche Splatoon 2 ha il suo Hub in Coloropoli, città fittizia dove vive tutta la fauna marina antropomorfizzata, inclusi gli Inkling, protagonisti dell’avventura. Da Piazza Coloropoli si accede a tutte le attività del gioco, sia spostandosi fisicamente che richiamando un menù a schermo per il viaggio rapido. La prima cosa da fare, in assoluto, è affrontare l’avventura in single player. Pure Splatoon 2 ha una sua storia, che inizia addirittura sul web, prima della pubblicazione del gioco, quando sono stati rilasciati scottanti dettagli sulle due presentatrici del gioco precedente. A quanto pare Stella è sparita, dopo un diverbio con Marina, e contemporaneamente gli Octolings stanno nuovamente invadendo il mondo, rubando i pesci scossa e la corrente di Coloropoli. Starà a noi indossare i panni dell’eroe, cercando di ripristinare l’elettricità e ritrovando la sorella mancante.

Il single player di Splatoon 2 ha lo stesso schema già visto nel primo capitolo: cinque mondi separati, ciascuno composto da una serie di stage e da un boss finale cui si accede dopo aver completato i singoli livelli. Ma se da una parte lo schema è lo stesso, la sostanza è leggermente diversa. Finalmente, ad esempio, sarà possibile affrontare ogni stage con armi diverse. In prima battuta il gioco ci chiederà di usarne una in particolare, per prendervi dimestichezza e scoprirne ogni funzionalità. Successivamente sarà possibile tornare in quel livello e affrontarlo con un’altra arma. Il bello è che i livelli si modificano leggermente per far fronte alle caratteristiche peculiari dell’equipaggiamento che scegliamo. Ogni arma, poi, sarà migliorabile nel corso dell’avventura, lasciando quindi ampio margine di rigiocabilità.

Il level design, inoltre, già abbastanza superlativo nel primo Splatoon, qui trova nuova linfa grazie alla versatilità del nostro arsenale, a una maggiore varietà delle ambientazioni e alle nuove trovate di gameplay che rendono l’esperienza imprevedibile e fresca. In alcuni livelli ci sono balaustre colorate tutte da grindare, o materassini gonfiabili con cui “ballonzolare” in lungo e in largo. Parliamoci chiaro: il single player, per quanto divertente, è comunque un enorme tutorial per impratichirsi con le armi, vederle all’opera in situazioni obbligate e impararne tutti i segreti. Non c’è altro da dire, se non che i boss, pur essendo un’esperienza fuori dal comune, si presentano leggermente più sottotono rispetto al primo capitolo. Ma il single player ha una seconda funzione, anche: darvi qualcosa da fare mentre giocate in mobilità. Ricordiamo che Switch è pure console portatile, e a meno che non vi muoviate in branco con altri sette amici amanti dei calamari, spesso vi troverete a giocare da soli. Per questo la “campagna” assume l’aspetto di riempitivo, oltre che di tutorial, e la possibilità di usare tante armi aumenta ulteriormente il valore di giocabilità complessiva del titolo.

Calamari, calamari ovunque

Sicuramente non avete preso Splatoon 2 per giocare da soli in metro. Il vostro primo pensiero è stato quello di lanciarvi in mischia per splattare tutti quelli che si permettono di imbrattare il terreno di inchiostro, di quello sbagliato. E non rimarrete delusi: il multiplayer online è accessibile fin da subito, seppur con le classiche limitazioni. Si inizia con le partite amichevoli in Mischia Mollusca, la modalità più facile e immediata del gioco. Ci si fa le ossa fino al livello 10, si esplorano gli stage, si tentano sempre nuove strategie e si diventa forti. Il punto di svolta è proprio il decimo livello, dal quale si possono affrontare le partite Pro, per veri calamari, duri e puri. Qui le sfide sono più complicate e il lavoro di squadra è cruciale: ogni due ore vengono cambiate modalità e arene, e si va dalla Torre Mobile alle Zone Splat al Bazookarp. La lotta si fa sempre più dura. Se in amichevole infatti dovevamo preoccuparci solo di salire di livello e una sconfitta significava ben poco, nelle partite Pro le cose si fanno ben più difficili. Sconfitta significa malus, onta e vergogna, e troppe sconfitte si traducono in un downgrade del rango, con senso di mortificazione persino superiore. Salire di rango nelle partite Pro aprirà quindi le porte a una delle grandi introduzioni di Splatoon 2: le partite di Lega. In squadra con almeno un amico, e in gruppo di quattro, affronterete una serie di match al termine di due ore dei quali verrà segnalato un punteggio complessivo (Energia). A questa serie di modalità online competitive, si aggiungono le partite private via internet, classiche e personalizzabili, e quelle in locale, grazie alla connettività inter-switch. Niente di nuovo.

La vera novità di Splatoon 2 resta comunque Salmon Run, versione ittica delle varie modalità Orda che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare da anni a questa parte. In pratica, in team con quattro giocatori (amici o sconosciuti) si viene catapultati in un’isoletta. Dal mare emergono spaventosi e pericolosissimi salmoni armati di padelle, affiancati dai loro capi più grossi, muniti di lanciagranate, pronti a inghiottirvi in un sol boccone o a braccarvi alla guida di un’anguilla meccanica. Il vostro compito, come vi spiegherà il vostro datore di lavoro, Ursus, è quello di raccogliere le uova e portarle al negozio… e sopravvivere, ovviamente. La modalità si divide in tre stage a difficoltà crescente la quale, ve lo assicuriamo, arriva a livelli assurdi, con decine di salmoni che spadellano e scagliano inchiostro in ogni direzione.

Sicuramente il multiplayer competitivo si rivela solido e divertente, com’era nel primo capitolo, assumendo l’aspetto drammatico di una vera e propria droga. Sotto l’egida del motto “Faccio l’ultima e poi smetto” vi ritroverete a splattare per ore e ore senza accorgervene, e questo è allo stesso tempo un bene e un male. È un bene perché un gioco addictive come questo si conferma un ottimo acquisto, e un male perché vi farà perdere interi pomeriggi a sparare inchiostro da un angolo all’altro dell’arena. A peggiorare le cose, il sistema di matchmaking è stato di gran lunga migliorato e la ricerca delle partite non impiegherà più di venti secondi, lasciandovi incollati allo schermo per ore.

Purtroppo dobbiamo però rilevare alcuni difetti, o meglio, alcune mancanze. Nonostante siano passati due anni dallo scorso Splatoon, ancora non è possibile cambiare equipaggiamento nella lobby. Bisogna uscire, andare nello spogliatoio e rientrare con il nuovo completino. È assurdo e farraginoso. E a proposito di cose assurde e farraginose, un’altra è la chat vocale. Ne faremo solo un accenno perché comunque esula dal gioco e si vive benissimo senza, ma davvero, da quando in qua bisogna stare attaccati al telefono per chiacchierare mentre si gioca?! Quale mente diabolica ha preferito affidare a un’applicazione esterna, installata su un altro dispositivo, tutta la parte vocale? Ora, lo ripetiamo, non è importante ai fini del divertimento, ma è lo stesso allucinante.

Colori di tutti i colori

Graficamente, il gioco è incantevole e nettamente migliorato rispetto al capitolo precedente. Tutto è molto più ricco di dettagli, con effetti riflettenti sulle superfici, texture colorate e rifinite e rappresenta decisamente un passo avanti sul piano artistico, senza che lo spirito del gioco ne esca snaturato. La gestione dei liquidi e dei particellari del motore grafico è ottima, con tanto di effetto “scolamento” estremamente realistico. Lo stesso inchiostro ha una consistenza molto più solida, densa, tanto da ricoprire fisicamente le superfici e non sembrare una macchia sporca appiccicata.  L’animazione degli Inkling non ha subito molte modifiche, ma tutto risulta in generale più fluido e ricco. Gli stage sono ottimamente disegnati e non lasciano mai punti di vantaggio o di svantaggio, nell’ottica di bilanciamento delle partite. Inoltre, c’è sempre modo per sfruttare al meglio ogni tipo di arma, e non è tanto l’arena a condizionare la scelta quanto lo stile del singolo giocatore.

Il motore grafico, poi, regge tranquillamente lo stress di otto persone contemporaneamente a splattare ovunque e allo stesso modo non dà segni di tentennamento di fronte a orde di Salmonidi armati di bruttissime intenzioni. A chiusura di tutto, la colonna sonora si conferma perfettamente integrata nel gioco e accompagna sia il single player sia il multiplayer senza essere invadente o fuori posto. Per inciso, è possibile giocare con i vari suoni durante l’attesa per una partita online, usando i tasti e le levette del pad.

Verdetto:

Splatoon 2 si presenta come una diretta emanazione del primo capitolo, con un gameplay quasi sovrapponibile a quello del predecessore. Ma questa è solo la superficie: giocandoci e scavando a fondo si scovano tutte le chicche, le trovate geniali e i bilanciamenti che i programmatori hanno inserito. Per chi si aspettava uno Splatoon 2 trasformato in gara di motociclette, questo seguito apparirà come un semplice “more of the same”, ma la realtà dei fatti è che chi dice così non ha veramente giocato il primo capitolo né ha messo le mani sul secondo. Il single player più ampio e la Salmon Run sono poi due aggiunte che rendono questo capitolo un gioco quasi imprescindibile per tutti i possessori di Switch, al netto di alcuni difetti che, però, non rovinano affatto l’esperienza di gioco.

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.