Spongebob Squarepants: Battle for Bikini Bottom Rehydrated: la riedizione “reidratata” del platform classico dedicato alla spugna marina del compianto Stephen Hillenburg ci ha (quasi) convinto

Nel mese in cui esce una robetta leggera leggera come The Last of Us 2, sapere che avrei dovuto curare la recensione della riedizione di un gioco di Spongebob mi ha fatto partire un attimo prevenuto, ma una volta messomi alla prova con Spongebob Squarepants: Battle for Bikini Bottom Rehydrated nello spirito giusto ho capito che “se questa è la vita che fanno a Bikini Bottom, per me poi tanto male non è”.

La citazione nostalgica cade a fagiolo per introdurre brevemente il gioco: è il 2003, siamo giovani, abbiamo diversi chili in meno, ma soprattutto nel salotto c’è un certo monolite nero chiamato PlayStation 2 (nel caso di chi scrive. Il gioco è uscito anche su Xbox e GameCube) che tante soddisfazioni ci ha regalato. Inserendo nella console Spongebob Squarepants: Battle for Bikini Bottom significava immergersi (letteralmente) in un gioco colorato, divertente e spensierato, nello stile del celebre cartoon creato dal compianto Stephen Hillenburg.

Questa versione “reidratata” non fa altro che tentare di ricreare quelle sensazioni, e lo fa benissimo. Si tratta di una nuova versione che non cambia poi di tanto il gameplay originale, ma che al contempo non è un semplice porting, un’operazione che a distanza di quasi vent’anni dall’uscita del gioco e quasi tre generazioni di console dopo non avrebbe avuto alcun senso.

E se il gameplay, per l’appunto, avrebbe magari effettivamente avuto bisogno di una leggera svecchiata, dato che spesso si ha la sensazione che sia tutto un po’ legnoso e macchinoso, sull’aspetto grafico del gioco non c’è veramente nulla da dire: sembra di essere nel cartone, che è uno dei complimenti più belli che si possa fare a un gioco, soprattutto se si tratta di un prodotto che ha avuto una miriade di adattamenti, tutti più o meno trascurabili.

SpongeBob Battle Bikini Bottom Rehydrated

Come essere nel cartoon

E la sensazione è amplificata dal fatto che sia tutto tradotto e doppiato in italiano con una qualità ottima, dalle voci originali della serie. Da questo punto di vista, era davvero difficile chiedere qualcosa in più.

Come avevamo accennato però, una lieve spolveratina dal punto di vista tecnico avrebbe sicuramente giovato al gioco, che all’epoca era piuttosto solido soprattutto considerando che riusciva a tenere testa a una concorrenza agguerrita e numerosa, e che con una rifinitura più adeguata avrebbe detto la sua con più convinzione anche nel panorama attuale.

Perché intendiamoci, siamo lontani da Crash Bandicoot o Medievil, tanto per tirare in ballo altre due remastered, ma soprattutto se uno è fan del cartoon, o se ha qualche pargolo a cui badare, o se semplicemente vuole staccare del tutto la spina con un gioco senza pretese e preoccupazioni, Spongebob Squarepants: Battle for Bikini Bottom Rehydrated è un prodotto davvero valido.

La trama del gioco è abbastanza semplice, il malvagio Plankton, nel tentativo di rubare la ricetta del Krabby Patty, crea un esercito di robot, che dopo pochi secondi dall’attivazione sfugge già al suo controllo. Toccherà dunque a Spongebob e Patrick (che avevano desiderato di giocare con dei robot e credono che la situazione sia colpa loro) e Sandy risolvere la situazione.

I tre personaggi sono tutti giocabili e hanno ognuno le proprie caratteristiche: Spongebob è il più agile e sfrutta l’abilità di controllare le bolle, che può sfruttare per saltare più in alto, o per costruire una sorta di palla da bowling che può poi scagliare su avversari e ostacoli vari.

Patrick rappresenta la forza bruta: prende a panciate i nemici come se non ci fosse un domani, e può sollevare oggetti pesanti, lanciare cocomeri sui nemici e usarli come base per arrampicarsi, ed è utile per ghiacciare le superfici marine per poter raccogliere oggetti vari.

Sandy è piuttosto versatile invece: può attaccare da vicino o a distanza, e può sfruttare la possibilità di poter planare per muoversi meglio all’interno delle sezioni platform classiche.

SpongeBob Battle Bikini Bottom Rehydrated

Chi si accontenta…

Perché poi in effetti di un platform classico si tratta, che sfrutta molto il sistema di raccogliere oggetti e collezionabili vari per poter avanzare (nello specifico si tratta di spatole d’oro, calzini smarriti di Patrick, e diversi tipi di alghe colorate, che servono per sbloccare nuovi livelli e oggetti. Le mutande di Spongebob fungono invece da barra della vita) e che ha un level design molto soddisfacente e una mappa che è pure abbastanza grande, per quanto il gioco si completi in meno di una decina d’ore.

La longevità è però aumentata proprio dal dover raccogliere tutti gli oggetti, e per chi ha intenzione di completare il gioco al 100% c’è comunque un bel po’ di strada da fare. Oltretutto il gioco è disseminato di citazioni al cartoon, tra personaggi (oltre agli immancabili Squiddi e Mr. Krab, c’è anche Miss Puff, e addirittura i supereroi Waterman e Supervista), location varie e piccole easter egg, per cui è anche un piacere semplicemente gironzolare per la mappa e godersi il “panorama” e l’umorismo tipico della serie animata.

SpongeBob Battle Bikini Bottom Rehydrated

In più questa riedizione reidratata offre anche una inedita modalità co-op in cui bisogna sconfiggere ondate su ondate di nemici. Un piccolo extra che aggiunge un po’ di divertimento in più e la possibilità di poter giocare in due.

Insomma Spongebob Squarepants: Battle for Bikini Bottom Rehydrated è un gioco che tutto sommato ci sentiamo di consigliare. Probabilmente ci sono alternative migliori anche nel suo stesso genere, ed è evidente che si tratti di un prodotto dedicato principalmente ai più piccoli, ma si tratta di un gioco rifatto in maniera soddisfacente, in grado di evocare bei ricordi e far trascorrere qualche ora in un mondo sottomarino colorato e divertente, che è anche un bell’omaggio a Stephen Hillenburg, e che si lascia giocare in maniera piacevole.

Cos’altro volevate da Spongebob? La ricetta del Krabby Patty?

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.