Uno squilibrio nella Forza

Sin dalle prime avvisaglie sulla resurrezione di Star Wars ad opera di Disney, milioni di giocatori avvertirono un mutamento nella Forza, una nuova speranza che concretizzasse quel desiderio mai domo di avere dei videogiochi nuovi di zecca su Star Wars. Il nome di Electronic Arts incuteva un po’ di timore, a dirla tutta, ma dopo aver visto i nomi coinvolti tutto prometteva bene e, a indorare la pillola, ci pensò uno Star Wars Battlefront che seppe unire con sagacia un’esperienza multiplayer d’impatto con un’accessibilità inedita ma molto apprezzata. Il resto, però, è storia recente: il polverone sollevato nei confronti del colosso americano ha comportato sommosse e polemiche e la gestione delle stesse è stato talmente imbarazzante da richiedere l’intervento diretto di Disney, proprietaria del brand, il che fa capire molto bene quale fosse l’umore generale all’uscita di Star Wars Battlefront II.

Questa introduzione è tuttavia necessaria perché la nostra prova ha potuto saggiare con mano l’esperienza di gioco pre e post disattivazione delle microtransazioni, avvenuto a ridosso del lancio mondiale del titolo, permettendoci un’analisi approfondita delle dinamiche attuali e passate, meccaniche di gioco ormai orfane di un sistema che riusciva a bilanciare più di quanto si credeva e che rendono Battlefront II un passo avanti rispetto al passato, ma in equilibrio molto precario.

Le novità di questo secondo capitolo non sono molte, a dire il vero, ma dimostrano come DICE abbia ascoltato il feedback della community di gioco offrendo loro novità in ogni dove, a partire dalla richiestissima campagna in single player. La storia che vivremo sarà quella di Iden Versio (interpretata dall’attrice Janina Gavankar), comandante Imperiale di una squadra d’élite chiamata Inferno, creata dopo la distruzione della prima Morte Nera e che viene coinvolta in prima linea nell’Operazione Cenere, missione facente parte di un piano più grande creato dall’Imperatore Palpatine e da eseguire alla sua morte. La trama si basa dunque su una serie di eventi che fungono da raccordo tra gli avvenimenti di Episodio VI ed Episodio VII, cercando di spiegare cosa accadde dopo la caduta dell’Impero e l’ascesa del Primo Ordine. Un tentativo nobile riuscito a metà, ma con delle ragioni evidenti: raccontare trent’anni di storia è un obiettivo di per sé ambizioso e, nonostante tutto, la campagna sa destreggiarsi bene e pur utilizzando mappe multiplayer, talvolta rivisitate talvolta no, mette sul piatto una storia avvincente e che non avrebbe sfigurato nemmeno come lungometraggio a sé stante con le dovute cure. DICE ha inoltre progettato l’esperienza in modo tale da renderla anche un vero e proprio tutorial espanso, che ci darà modo di comprendere le meccaniche del gioco, le armi che avremo a disposizione e il funzionamento di buona parte degli Eroi del gioco, rivelandosi un’introduzione perfetta per i neofiti della serie. I difetti però ci sono e sono sostanzialmente due: la durata generale e la mancanza di informazioni.

Le tredici missioni che compongono la storia possono essere portate a compimento nel giro di 4-5 ore, una durata ben al di sotto della media e che può essere allungata di qualche ora solo alla difficoltà massima. La mancanza di informazioni è invece scaturita da problemi non solo temporali, ma anche commerciali: riassumere in una manciata di ore trent’anni di storia galattica è infatti un’operazione improbabile già sulla carta e, a peggiorare le cose, c’è l’impossibilità di ignorare le uscite cinematografiche di Star Wars. Abbiamo dunque una sceneggiatura che fa il suo compitino creando un canovaccio solido, ma che non può permettersi di spiegare determinati eventi o accadimenti in vista dell’uscita di Episodio VIII tant’è che, proprio il 13 dicembre, verranno rilasciate tre missioni aggiuntive che chiariranno degli aspetti del Primo Ordine che forse è bene non conoscere prima de Gli Ultimi Jedi. Nonostante tutto, però, la campagna di Battlefront II resta una porzione di gioco ben congegnata che soffre di potenziale inespresso più per problemi commerciali che per demeriti di sviluppo.

Rimanendo sempre nell’ambito del single player anche la modalità Arcade ha subito dei cambiamenti, diventando adesso più ricca e strutturata rispetto al passato: oltre ad uno spazio dedicato ad un minuzioso tutorial introduttivo, la modalità offre ben 24 scenari di battaglia ispirati ad eventi della saga, con tre livelli di difficoltà da sbloccare di volta in volta con sfide molto interessanti e divertenti. Gli stessi scenari sono poi giocabili in cooperativa locale con un altro amico, oppure ci si può sfidare a vicenda in livelli studiati ad hoc e che enfatizzeranno l’uso degli eroi per replicare i grandi duelli dei film. Inoltre, è presente la possibilità di personalizzare la nostra battaglia scegliendo mappe, tipologie di truppe, difficoltà e numerosi altri settaggi che permettono di creare la nostra battaglia perfetta, sia da soli che in compagnia. Il tutto, oltre a rendere l’offerta in singolo del gioco ben più dignitosa che in passato, è una perfetta palestra per il cuore pulsante del gioco, il multiplayer online.

Cominciamo questa analisi dicendovi quella che potrebbe essere un’ovvietà: i miglioramenti ci sono e si vedono. Può sembrare scontato ma, di questi tempi, è giusto chiarire senza mezzi termini quanto Star Wars Battlefront II sia decisamente avanti in confronto al suo predecessore e ci riesce approfondendo sia la struttura del gioco che le modalità che esso mette a disposizione. Come prima novità troviamo infatti la divisione in classi: non più un personaggio base, quindi, ma delle specializzazioni che offrono vantaggi e svantaggi diversi a seconda delle fasi di gioco e con abilità spesso uniche. Il soldato d’assalto resta l’opzione più bilanciata, ottimo come personaggio di sfondamento e dotato di armi a medio raggio, mentre in fase difensiva la classe Pesante offrirà una potenza di fuoco notevole soprattutto in spazi chiusi e stretti. L’Ufficiale d’altro canto non si rivela un personaggio adatto allo scontro aperto, ma le numerose abilità tattiche a sua disposizione lo rendono molto utile all’interno della squadra. Ultimo ma non meno importante lo Specialista, armato di fucili a lungo raggio e capaci di segnalare la posizione dei nemici sul campo di battaglia aggiungendo spessore tattico alle nostre strategie. Tutte le classi elencate finora sono poi dotate di tre abilità specifiche in stile Overwatch, attivabili premendo il rispettivo tasto dorsale o entrambi, che possono fornire potenza di fuoco aggiuntiva, granate o perks speciali, da sfruttare con attenzione per avere la meglio nelle situazioni più spinose. Ogni classe va ovviamente padroneggiata a dovere, ma la progressione non viene mai vissuta come un qualcosa di forzato e basterà adattarsi un minimo per prendere sempre più confidenza con le specializzazioni con la massima naturalezza, cioè giocando. Gran parte del merito è anche della nuova modalità multiplayer disponibile, Assalto Galattico: nata grazie al retaggio e all’esperienza accumulata dal team svedese con Battlefield, questa modalità ci immerge in enormi scontri galattici da 40 giocatori che hanno caratterizzato la serie, dalla battaglia di Endor di Episodio VI all’assalto imperiale di Kashyyyk che ebbe luogo durante La Guerra dei Cloni.

Allo stesso modo, la modalità Assalto Caccia Stellari vi farà salire a bordo delle storiche navi spaziali della saga per affrontare epici conflitti spaziali e duelli al fulmicotone tra X-Wings e TIE Fighters: a tal proposito è doveroso menzionare l’ottimo lavoro di Criterion, studio che ha partecipato nello specifico al controllo delle navi spaziali sviluppando un sistema di guida quanto mai semplice e soddisfacente. Ogni navicella si controllerà attraverso gli stick analogici, con il sinistro che controllerà l’accelerazione ed il rollio del mezzo, mentre con il destro controllerà la direzione da imprimere in viaggio: il risultato finale permette ad ogni giocatore di avere una padronanza eccellente di ogni mezzo e permette alle guerre stellari di emergere con prepotenza come una delle modalità più divertenti dell’offerta, anch’essa arricchita dal sistema di classi che differenzierà abilità e prestazioni delle navicelle a disposizione, incluse navi epiche come la Scimitar di Darth Maul o il celebre Millennium Falcon. In aggiunta a ciò troviamo poi Eroi contro Malvagi, ovvero scontri 4vs4 incentrati sull’uso degli Eroi, la modalità Attacco che recupera la struttura base dell’Assalto Galattico in dimensioni ridotte e a 16 giocatori e infine Eliminazione, deathmatch classico 10vs10. L’infrastruttura del gioco è dunque solida e giocare è veloce e appagante: il matchmaking fa entrare in partita quasi immediatamente e le mappe disponibili sono tutte studiate con attenzione per essere sempre diverse, tra obiettivi multipli e un level design ragionato che offre molteplici situazioni senza mai annoiare, dando nuova linfa ad un sistema di gioco già valido due anni fa.

Purtroppo, l’ottimo impianto di gioco studiato da DICE non riesce a reggere la presenza di un sistema di progressioni molto meno immediato e leggibile e che, con le modifiche effettuate a ridosso del lancio, si tramuta in un’idea semplicemente evitabile sotto tutti i punti di vista. Star Wars Battlefront 2 poggia gran parte del suo sistema di progressione sulle Star Cards, carte che permettono di personalizzare qualunque personaggio, eroe o astronave a nostra disposizione. Tali carte possono garantire miglioramenti vari, ad esempio un raffreddamento delle armi più veloce oppure danni da esplosivo meno ingenti e molto altro, ma anche delle abilità differenti rispetto a quelle standard disponibili per le varie classi e l’unico modo per ottenere queste carte sarà sfruttare le lootbox di gioco. All’interno di ogni lootbox possiamo trovare dunque delle Star Cards, catalogate ulteriormente in quattro gradi di rarità, da Comune ad Epico, ma anche crediti in-game, elementi cosmetici e parti di creazione. Questi ultimi sono oggetti che permettono di creare ed eventualmente migliorare le carte in nostro possesso fino al livello Raro (le carte Epiche sono esclusivamente nelle lootbox), a patto di avere il rango necessario non solo con il nostro profilo di gioco, ma anche con la classe o l’eroe scelto. Ovviamente il rango di gioco aumenterà in base alle nostre prestazioni partita dopo partita, tuttavia il rango della nostra classe è legato a doppio filo alla tipologia di carte assegnategli: per fare un esempio, se decideremo di evolvere una Star Card da Comune a Non Comune, dovremo essere di livello 10 sia con il nostro profilo personale sia con il nostro personaggio, il che implica avere una o più carte abbastanza potenti da garantire questo livello. Aggiungendo all’equazione la variabile legata al numero di Star Cards equipaggiabili e il fatto che dovremo avere un certo livello di classe prima di sbloccare i tre slot a disposizione per le carte, è riduttivo affermare che il sistema di progressione di Battlefront II è mefistofelico.

A rendere le cose ancor più complicate, inoltre, è stata la rimozione del sistema di microtransazioni: può sembrare un’affermazione paradossale ma crediamo che, dopo questa spiegazione, le cose vi appariranno più chiare. L’eliminazione repentina dell’acquisto di cristalli, valuta di gioco basata su denaro reale, ha infatti squilibrato l’intera economia interna sotto numerosi punti di vista, primo fra tutti la quantità di crediti ottenibile giocando. Prima della rimozione, era infatti possibile ottenere somme tutto sommato ingenti nell’ordine delle migliaia di crediti, cosa che rendeva le lootbox, il cui costo medio è di circa 4.000 crediti tutto sommato oneste ed accessibili. Allo stato attuale, invece, una partita chiusa a metà classifica ci garantirà qualcosa come 300 o 400 crediti, il che vuol dire che saranno necessarie minimo una decina di partite prima di poter aprire una lootbox, sperando al tempo stesso di ottenere delle carte che si rivelino utili anche solo in termini di rarità. Questo cambio, inoltre, rende vane le tante lamentele fatte in precedenza sul costo di alcuni eroi, visto che il tempo necessario per sbloccarli resta praticamente identico visto l’abbassamento di prezzo e ricompense, tramutando quella che sembrava una vittoria della community nei proverbiali guadagni di Maria Cazzetta. Allo stato attuale, il gioco presenta quindi degli squilibri di un certo livello, legati alla presenza di giocatori che sono entrati in possesso del gioco in anticipo ed hanno avuto la possibilità di acquistare casse liberamente, oppure giocatori che hanno deciso di acquistare la versione Deluxe del gioco, contenente casse e Star Cards epiche. Detto in parole povere, il gioco porterà ad un grinding molto simile a quello che abbiamo sperimentato poco tempo fa su Need for Speed Payback, con l’aggravante però di lasciare sempre qualcuno indietro, nonostante la bravura nel giocare. Star Wars Battlefront 2 è destinato, salvo cambiamenti, a deludere tutti coloro che speravano in un’esperienza di gioco accessibile a tutti: un destino inevitabile vista la struttura quanto mai vicina ad un pay-to-win che mal si sposa ad un gioco venduto a prezzo pieno, ma anche una reazione uguale e contraria che colpisce la stessa community che ha gridato vittoria all’annuncio della sospensione delle microtransazioni, nelle quali il gioco affondava gran parte delle sue radici.

C’è comunque un aspetto sul quale il gioco è praticamente inattaccabile: quello tecnico. La cosa non dovrebbe stupire di base, specie se si conoscono i lavori precedenti di DICE e il Frostbite, engine grafico sviluppato proprio dallo studio svedese, ma il titolo in azione può essere riassunto come pornografia pura per ogni fan di Star Wars. A partire da caricamenti molto rapidi e che si riducono sensibilmente una volta che il gioco sarà “rodato”, la realizzazione degli ambienti di gioco risulta infatti fedelissima alla saga, così come i modelli di qualunque personaggio o veicolo, con un’attenzione ai dettagli incredibile che farà la gioia di ogni iride. Sul fronte prestazionale abbiamo saggiato il gioco in versione PlayStation 4 su un modello Pro: la console Sony ci ha permesso di raggiungere un livello di dettaglio molto alto nonostante una risoluzione dinamica dalla forbice molto ampia, ma necessaria per mantenere quasi sempre 60 frame al secondo e garantire quindi un’esperienza che privilegia il dinamismo al dettaglio, cosa sacrosanta in titoli del genere. In aggiunta a ciò, l’HDR permetterà al titolo di sfoggiare la sua incredibile palette di colori quanto mai variegata vista la pletora di luoghi che visiteremo: dall’asetticità dei corridoi della Morte Nera alla sfarzosità del palazzo reale di Naboo, la luminosità dinamica garantisce un’esperienza visiva unica.

Allo stesso modo, l’impianto sonoro meriterebbe una standing ovation, grazie ad una riproduzione pressoché perfetta di ogni effetto sonoro di blaster, motori e quant’altro, nonché la presenza di musiche dei film alcune delle quali saranno udibili in momenti cruciali o all’ingresso di eroi dotati di temi specifici. A voler trovare il pelo nell’uovo possiamo parlare di un doppiaggio italiano di buona fattura ma che avrebbe beneficiato sicuramente di qualche voce originale in più, ma sono critiche che lasciano il tempo che trovano.

Verdetto

Star Wars Battlefront II è un gioco con due facce distinte: quella pulita mostra un titolo solidissimo e divertente che celebra degnamente una saga lunga quarant’anni e oltre, migliorato sotto ogni punto di vista. L’altra, invece, un segno dei tempi moderni di un’industria dove l’interesse ed il profitto portano a lotte insensate tra produttore e consumatore, influenzando negativamente aspetti fondamentali del gameplay inquinandoli a tempo indeterminato. Resta un acquisto obbligato per gli amanti di Star Wars, ma sicuramente lascerà più amaro in bocca che portafogli vuoti.

 

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.