Storia delle Parolacce su Netflix: alla scoperta della forza del linguaggio

Sin dall’annuncio, Netflix ha pubblicizzato Storia delle Parolacce come una “serie comica”, ma non ha del tutto colto nel segno, sminuendo quasi questa produzione originale. Sicuro, ci sono i comici. C’è persino Nicholas Cage. Storia delle Parolacce è qualcosa di più, però: uno show che ci parla della forza del linguaggio con un taglio da documentario semiserio, senza mai perdere la leggerezza. Un must watch, in due parole. Ecco perché.

Storia delle parolacce su Netflix: la struttura dello show

Esattamente come le parole, che hanno il potere di plasmare la percezione del mondo intorno a noi, l’approccio all’argomento di Storia delle Parolacce chiarisce immediatamente il tono del discorso. Ogni puntata si focalizza su una singola parolaccia, sulla quale si confrontano due tipologie di persone. Da una parte comici, critici di cinema e artisti ne illustrano l’importanza dal proprio punto di vista, dall’uso durante gli spettacoli a quello nella cultura popolare. Dall’altra linguisti, lessicografi e scienziati cognitivi ne narrano la storia attraverso i secoli, l’etimologia e l’evoluzione. Il montaggio, che alterna continuamente le due voci, crea un dialogo tra scienza e quotidianità e rende i venti minuti di ogni episodio leggeri e piacevoli.

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Storia delle Parolacce su Netflix: gli elementi di spettacolo

La Storia delle Parolacce, intesa come etimologia, è spesso narrata attraverso piccole sequenze in stile cartoon, che rivisitano con ironia le classiche modalità di racconto dei linguisti. Quando il significato di una parolaccia è determinato soprattutto dal contesto, come nel caso di shit, su schermo passano scene di film più o meno famosi a titolo di esempio. Non mancano nemmeno i riferimenti ad attori diventati famosi per il loro notevole ricorso a una certa parola: sebbene Samuel L. Jackson sia celebre per l’uso di fuck, il vero top scorer è l’insospettabile Jonah Hill. Nell’episodio dedicato a shit l’attore Isiah Whitlock (The Wire) fa addirittura parte del cast. In altri casi sono gli scrittori ad aver sdoganato l’utilizzo su larga scala di alcune parolacce, come bitch (Ernest Hemingway) e pussy (Henry Miller).

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Storia delle Parolacce su Netflix: documentario e censura

Storia delle Parolacce è uno show con comici che dicono cazzo e merda una grande quantità di volte, ma anche un documentario capace di insegnare qualcosa. Dire parolacce, per esempio, provoca adrenalina, come la paura o la rabbia. Rende il dolore più sopportabile, aumenta del 50% la forza della nostra presa, attiva una delle parti più antiche del cervello. Il bisogno di imprecare, condiviso dall’uomo con altri primati e, curiosamente, con le lucertole, è oggi più presente che mai: un momentaneo sollievo contro la frustrazione di una società che ci reprime costantemente.
Parlare di parolacce senza parlare di censura è impossibile. Nicholas Cage e soci le dedicano infatti ampie finestre, illustrando come parte del fascino di queste parole derivi proprio dal loro status di tabù. Si parla, per esempio, degli adesivi “Parental Advisory”, apparsi negli anni Novanta sui CD rap e hip hop e ancora utilizzati ai giorni nostri. Spesso è il potere a contrassegnare i linguaggi nuovi e indipendenti come volgari, con l’obiettivo di screditarli e mantenere l’ordine costituito. Roba molto seria, quindi. Non solo risate.

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Storia delle Parolacce su Netflix: il linguaggio come strumento sovversivo

Spesso è il contesto a definire il vero significato di una parola. A volte decide persino se si tratti o meno di una parolaccia. Il linguaggio è una costruzione sociale che cambia continuamente e nel corso della storia anche parolacce e imprecazioni sono state importanti armi sovversive. Nel 1988, per esempio, gli N. W. A. cantavano Fuck Tha Police, dando voce a tutti i giovani afroamericani stanchi di una società che li opprimeva e li emarginava. Bitch è stata a lungo una parola denigratoria e offensiva nei confronti delle donne, ma oggi le femministe la impugnano per rivendicare la propria indipendenza e forza. Chi viene preso di mira da un determinato insulto può quindi incorporarlo nel proprio linguaggio e magari creare qualcosa di nuovo, affermando la propria unicità e cambiandone completamente il significato per le generazioni a venire.

Con Storia delle Parolacce Netflix entra in possesso di una produzione originale in tutti i sensi. Originale perché prodotta internamente, ma anche perché diversa sia dal solito documentario che dallo show comico a cui siamo abituati. Un prodotto che esalta la forza del linguaggio e la sua importanza nella nostra storia.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.