Da Tre Metri Sopra il Cielo a Summertime

Il 12 marzo 2004, nelle sale di tutta Italia veniva proiettato Tre Metri Sopra il Cielo, il film tratto dall’omonimo bestseller di Federico Moccia. Sull’onda di quel successo, il cinema italiano iniziò a proporre una serie di pellicole che, con risultati più o meno discutibili, cercavano di catturare i bisogni degli adolescenti del periodo. Quando ormai sembrava che la moda fosse superata, ecco che il 29 aprile 2020 il catalogo Netflix si arricchisce di un nuovo titolo: Summertime, miniserie prodotta da Cattleya, che torna a ispirarsi, seppur molto liberamente, ai libri di Moccia.

Le atmosfere estive di Summertime

Nonostante sia stata pubblicizzata come “ispirata a Tre Metri Sopra il Cielo”, il legame tra i due prodotti è assolutamente flebile e si limita per lo più al tentativo di dare una rappresentazione degli affetti e degli amori tra adolescenti italiani. Già l’ambientazione, infatti, rappresenta un significativo punto di rottura. La trama di Summertime non si sviluppa infatti tra i banchi di scuola, ma prende il via proprio l’ultimo giorno di lezione, per aprire una finestra sulle atmosfere estive di Cesenatico.  Atmosfere odiate dalla protagonista, Summer (un’esordiente Rebecca Coco Edogamhe), che di questa stagione porta il nome. Quel nome, infatti, le ricorda perennemente l’assenza del padre, trombettista jazz che durante l’estate parte per le sue lunghe tournée.

È così che, con l’inizio della stagione turistica sulla riviera adriatica, Summer decide di cercare lavoro presso un hotel, per trovare un suo spazio personale lontano dalla madre, sempre malinconica, e dalla sorellina Blue. Questo nuovo impegno la porterà a destreggiarsi tra il prendersi cura della propria famiglia, il dedicare del tempo agli amici di una vita, Dario (Giovanni Maini) e Sofia (Amanda Campana), e scoprire i sentimenti sboccati inaspettatamente per Alessandro (Ludovico Tersigni), che col suo fascino da motociclista “bello e dannato” sembra così diverso da lei.summertime

Amore, amicizia e famiglia

Le vicende che seguiamo sono quelle di un gruppo di ragazzi alle prese con le difficoltà della vita quotidiana, tra liti in famiglia, incomprensioni e allontanamenti. Come tipico di ogni teen drama, l’amore gioca sicuramente un ruolo fondamentale all’interno della trama, ma oltre alle dinamiche di affetti ricambiati e non, si inseriscono alcuni tratti distintivi del filone del coming of age.

Seppur con una certa prevedibilità negli esiti, assistiamo alla crescita personale di tutti i personaggi, che nel corso di un’estate avranno modo di incontrarsi, fare nuove esperienze, maturare e prendere decisioni importanti per il loro futuro. Tra questi, spiccano sicuramente, più che i protagonisti stessi, i loro amici. A loro, alle loro insicurezze e fragilità è dedicato moltissimo spazio all’interno di ogni episodio e sono proprio loro i personaggi che mostreranno il più alto grado di maturazione e presa di consapevolezza nel corso della serie.summertime

Un prodotto leggero, con una certa ambizione

Il soggetto sviluppato da Mirko Cetrangolo e Anita Rivalori propone un racconto semplice e lineare, con esiti scontati. D’altra parte, non sono certo la profondità della trama o la ricerca psicologica dei personaggi le caratteristiche che ci si aspetta da un titolo come Summertime, che difficilmente potrà interessare spettatori più maturi, ma che ha tutte le carte in regola per conquistare il pubblico adolescenziale. Nonostante la banalità di fondo e una certa inesperienza dei giovani interpreti (tra cui si distingue Tersigni, già noto per il suo ruolo in Skam Italia), la serie riesce a colpire per i suoi dettagli tecnici. La fotografia luminosa mostra una palette satura, con colori caldi e vivaci, e la colonna sonora contrappone intelligentemente artisti molto amati dai giovani (tra cui Salmo, Achille Lauro, Tommaso Paradiso e Francesca Michielin) alle note malinconiche dei grandi classici.

Summertime è quindi un prodotto leggero e poco impegnato, da cui traspare però una certa ambizione. La cura dei dettagli rende infatti evidente lo sguardo lanciato alle serie d’oltreoceano e la voglia di guadagnarsi un posto di rispetto tra le produzioni originali Netflix, che si arricchisce sempre di più di teen drama e young adult per un target di giovani e giovanissimi.
Una serie vivace, non particolarmente memorabile, ma che riesce a intrattenere con alcune scelte più audaci e che sicuramente risulta piacevole da guardare.

Sara Zarro
Non sono mai stata brava con le presentazioni, di solito mi limito a elencare una serie di assurdità finché il mio interlocutore non ne ha abbastanza: il mio animale preferito è l’ippopotamo; se potessi incontrare un personaggio letterario a mia scelta questi sarebbe senz’altro Capitan Uncino; ho un’ossessione per la Scozia, l’accento scozzese e i kilt, derivata probabilmente da una infatuazione infantile per il principe della collina di Candy Candy; non ho mai visto Harry Potter e i doni della morte per paura di dover chiudere per sempre il capitolo della mia vita legato alla saga… Ah, ho anche un pony.