Table Manners ci porta ad esplorare il galateo e i risultati sono esilaranti. Ma quanto può durare un gioco del genere?

Stai seduto composto, non appoggiare i gomiti sul tavolo, versa da bere prima alle signore. Le regole del galateo sono tante e piuttosto complicate da ricordare, ma forse vi conviene ripassarle prima di giocare a Table Manners, che nonostante alcuni aiuti (non c’è modo di sbagliare la postura, e i gomiti… il nostro personaggio non li ha), si rivela un gioco davvero complicato.

Il filone è quello dei tantissimi simulatori di attività varie che sono spuntati come funghi nel panorama videoludico, soprattutto indipendente. Si tratta di quei giochi che tentano di simulare movimenti quotidiani e in realtà talmente banali che li eseguiamo praticamente in automatico, ma che con la complessità dei controlli di un videogioco diventano praticamente ingestibili.

E non avendo praticamente nessuno scopo narrativo, è proprio lì che sta la natura dei giochi del genere, nella comicità che nasce dal vederci fallire miseramente azioni semplicissime, facendo apparire il versare un bicchiere d’acqua in un bicchiere difficile come un boss di Dark Souls.

L’Allegro Chirurgo

Riusciva benissimo in questo intento ad esempio un gioco come Surgeon Simulator, che dava quel tocco pulp assolutamente geniale al tutto, dato che sbagliando il minimo movimento con un bisturi in mano, si trasformava in un attimo la sala operatoria in un lago di sangue. La goffaggine dei movimenti, il fatto che il protagonista del gioco fosse impersonale, e una generale ridicolaggine del tutto, rendeva l’insieme davvero divertente, perlomeno per i primi livelli.

Perché purtroppo è questo il limite dei giochi di questo filone: ok che il grado di sfida è assolutamente elevato e cresce ulteriormente col passare dei livelli, ma fondamentalmente si svolgono sempre le stesse azioni, ed è facile che sopraggiunga la noia dopo poco tempo.

Non fa eccezione in questo senso Table Manners, il simulatore di appuntamenti degli sviluppatori di Echo Chamber Games, che ci mette nei panni di… una mano priva di un corpo, che dovrà farsi largo nel mondo dell’online dating, ottenendo un appuntamento via chat per poi conoscere di persona i potenziali partner, uscendoci a cena al ristorante.

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Facciamo bella figura

Come probabilmente avrete capito, il cuore del gioco sta nell’effettuare, tramite la mano del protagonista, le più elementari azioni da svolgere a tavola, per soddisfare le esigenze del nostro interesse amoroso e sperare di ottenere un secondo appuntamento.

Dovremo quindi ordinare dal menù quello che ci viene chiesto, ed eseguire alcuni gesti di gentilezza apparentemente facilissime, come accendere le candele con un fiammifero, versare un bicchiere di vino, condire le pietanze con sale, pepe e ketchup, e addirittura imboccare il nostro partner con le mani. Romantico, no?

Peccato che ovviamente il sistema di controllo è effettivamente molto difficile da padroneggiare, e richiede molta precisione. I comandi sono relativamente semplici: con la configurazione mouse+tastiera che abbiamo provato noi ad esempio, si usano i tasti W ed S per alzare o abbassare la mano, ed il mouse per muoverla direzionalmente. Tenendo premuto il tasto destro e spostando il mouse, si può cambiare l’angolazione della mano, mentre con il tasto sinistro la si chiude per afferrare gli oggetti.

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“Cameriere, il mio tavolo va a fuoco”

Sembra semplice ma in realtà non lo è affatto, per cui ben presto vi ritroverete coperti di ridicolo per aver versato tutto il vino a terra, aver fatto cadere i bicchieri ed i piatti dal tavolo e dato fuoco alla tovaglia nel tentativo di bruciacchiare la crème brûlée.

Come dicevamo, è tutto fatto in modo da strapparvi più di una risata. Ho giocato le mie disavventure amorose con piacere e praticamente sempre con il sorriso sulle labbra, ed anche quando fallivo l’obiettivo per pochissimo, non ho mai avvertito frustrazione, ma piuttosto iniziavo a fallire di proposito e a far danni intenzionalmente per vedere fin dove mi potevo spingere, ridendo sempre di gusto.

Anzi, il paradosso è che spesso è quasi più divertente non riuscire nell’azione che si sta tentando di svolgere, per godersi la divertente reazione del proprio commensale.

Quanto può durare però un gioco del genere? Purtroppo ben poco, nel senso che come prevedibile, dopo i primi livelli comincia a farsi strada un certo senso di ripetitività, perché la routine è più o meno sempre la stessa: ordina il cibo, condiscilo, versa da bere, accendi le candele, e ripeti tutto da capo a seconda delle voglie del proprio potenziale partner.

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Certo, si possono sbloccare tatuaggi, polsini, anelli e qualcosina per abbellire la nostra mano, ma anche i “collezionabili” appunto, non aggiungono tutto questo brio al gioco.

Insomma, Table Manners è un gioco leggero, semplice nella sua idea (che però non inventa nulla, a volerla dire tutta), difficile nell’esecuzione, ma tutto sommato molto divertente, soprattutto giocato insieme a un amico, magari facendo a turno alla vecchia maniera, un livello o una “vita” a testa.

Va però preso a piccole dosi, magari come intervallo tra un gioco e l’altro, o quando si ha un po’ di tempo libero e non si ha intenzione di giocare un titolo più impegnativo.

E mi raccomando, non provateci a casa o vi tocca pulire tutto!

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.