Kawabonga!

Sono anni densi di revival, questi, e tra videogiochi e film ci stanno risbattendo in faccia la nostra infanzia. Non che ci dispiaccia, sia chiaro, ma i risultati sono spesso altalenanti, e così il primo film della nuova saga cinematografica delle Tartarughe Ninja è stato un po’ meh; non terribile, ma neanche memorabile.

Dopo due anni rieccole quindi sul grande schermo, lasciandosi alle spalle il regista precedente, Jonathan Liebesman, in favore di Dave Green alla sua seconda prova dietro la macchina da presa.
Noi di Stay Nerd non potevamo non dirvi la nostra, ed allora tuffiamoci immediatamente nell’analisi di un film che, vi diciamo sin da ora, merita i vostri soldi.

Pepperoni

Tartarughe Ninja: Fuori dall’Ombra parte subito in quinta, con una scena d’azione ambientata al Madison Square Garden dove le Nostre si lanciano e saltano tra i tetti per riuscire a vedere una partita di basket, salvo poi sabotarla a causa di un brutto incidente dovuto ad una fetta di pizza caduta in campo.
Questo episodio, superfluo nell’economia della storia, ve lo raccontiamo perché rende chiari i binari sui quali la pellicola si muoverà per quasi tutte le due ore di durata.
Il film riprende la storia un anno dopo le vicende raccontate nel titolo precedente, dove il perfido Shredder (Brian Tee) è stato infine imprigionato e le tartarughe sono tornate nell’ombra per non farsi vedere dagli umani. Il clan del piede tenta, con successo, di liberare dalla gattabuia il loro capo, sfruttando un dispositivo di teletrasporto che purtroppo non funziona come dovrebbe: il metallico ninja lanciaspade verrà infatti teletrasportato al cospetto di Krang, una sorta di signore della guerra spaziale che vuole spaccare tutto per motivi non del tutto espliciti. Quest’ultimo donerà al nostro cattivone un mutageno, con il quale due detenuti con il quoziente intellettivo di una pianta di aloe diventeranno i Rocksteady (Stephen Farrelly) e Bebop (Gary Anthony Williams) che conosciamo, grandi assenti del primo episodio.
Ovviamente nulla è gratis, ed in cambio del fluido viola Shredder promette di ritrovare un manufatto che Krang aveva lanciato sulla Terra molto tempo prima, e che gli permetterebbe di arrivare sul nostro pianeta. Chiaramente le Tartarughe Ninja sono pronte ad evitare che questo piano di conquista e distruzione possa essere compiuto.

Left to right: Bebop and Rocksteady in in Teenage Mutant Ninja Turtles: Out of the Shadows from Paramount Pictures, Nickelodeon Movies and Platinum Dunes Productions

Quattro stagioni

La trama è piuttosto canonica per un film di questo genere, ma quello che vorrei portare alla vostra attenzione è il diverso peso che Green ha attribuito alle varie parti in causa. Se nel primo film April (Megan Fox) era un personaggio centrale, così come Splinter (Danny Woodburn), a discapito anche delle quattro tartarughe, in questo caso i loro ruoli sono stati decisamente ribilanciati per lasciare spazio ai protagonisti. Anche sull’altro fronte Shredder è estremamente marginale alla vicenda, che invece si impernia quasi totalmente su Rocksteady e Bebop (per tre quarti del film), lasciando un po’ di margine di movimento a Krang nelle ultime battute.
I nuovi personaggi, fondamentalmente i tre cattivi, sono interessanti e ben caratterizzati, ovviamente non per introspezione psicologica, con il facocero ed il rinoceronte destinati loro malgrado ad essere la linea comica; Krang invece, nonostante appaia poco, è il vero burattinaio della vicenda, e verosimilmente si troverà ad avere ancora più spazio in un ipotetico terzo episodio.
Una nuova lettura più approfondita (ricordandoci sempre che si tratta di un action) è stata fatta soprattutto in relazione alle quattro tartarughe, ognuna ora con un carattere più marcato ed un approccio diverso riguardo la possibilità di mescolarsi col mondo esterno. Mondo esterno con il quale finalmente entreranno in contatto, e dal quale verranno chiaramente giudicati dei mostri fino a quando gli spettatori del loro successo non gli saranno testimoni.
I rapporti interni al gruppo sono più presenti rispetto al capitolo numero 1, ed anche meglio trattati, per quanto i personaggi rimangono tagliati con l’accetta; tuttavia – dati il target e la tipologia di prodotto – si tratta di elementi in questa sede velleitari.
Passiamo alle cose serie.

tartarughe-ninja-fuori-dallombra

Funghi e salcicce

Un turbine di schiaffi e macello, questo è Tartarughe Ninja: Fuori dall’Ombra.
Se dalle righe precedenti avete immaginato una profonda introspezione, avete immaginato male, perché fino ad ora abbiamo parlato dei siparietti che dividono le scene di azione, vero fulcro della pellicola.
Il film si apre con la sequenza già descritta della partita di basket, e mantiene questo ritmo serrato per tutte le due ore di proiezione.
Tra scene di lancio da un aereo, inseguimenti in macchina, botte e schiaffi, le tartarughe hanno solo brevi momenti di pace, in cui viene descritta la scarna trama di cui abbiamo parlato, lasciando per tutto il tempo lo spettatore con il fiato sospeso.
Queste sequenze sono rese ancora più inquiete da una regia nevrotica, che muove convulsamente la telecamera in modo rapidissimo, per poi spezzare d’improvviso il ritmo con gli slowmotion. Se è vero che tutto questo spesso finisce con il confondere lo spettatore, d’altra parte tiene sempre il ritmo alle stelle, riuscendo a donare trasparenza anche ai momenti più confusi.

tartarughe-ninja-2-fuori-dall-ombra-12

Questo è possibile grazie ad un uso pesantissimo della computer grafica, a cui diamo il merito di essere di ottimo livello, e che riesce a non sembrare mai troppo staccata dalle riprese reali. Le coreografie di combattimento sono ottime, anche se purtroppo troviamo un grosso scivolone sul combattimento finale, decisamente sottotono.
Il design delle tartarughe è in questa occasione più “bilanciato” nel suo essere meno eccessivo rispetto al capitolo precedente, e pure i tre cattivi sono un’ottima sintesi tra quello che vedevamo nei cartoni animati e quello che il cinema e l’attualità richiedono.
Il mechanical design è di ottima caratura, riuscendo anche in questo caso nella difficile opera di sintesi appena descritta. I mezzi di trasporto inventati, le tecnologie, i macchinari, le armature e molti dettagli relativi all’abbigliamento dei quattro rettili: tutto funziona e denota grande cura, portando avanti a strattoni lo spettatore, senza fargli assolutamente sentire lo scorrere del film.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.