L’università del fumetto

Nonostante possa sembrare inusuale come ambiente espositivo, un’università è forse una delle location più adatte per manifestazioni come Teramo Comix, fiera che festeggia i 25 anni di attività e lo fa con un programma pieno di conferenze interessanti, tanto variegate quanto unite da un unico obiettivo: arrivare a riconoscere le arti visive moderne come qualcosa di più che un mero passatempo, un luogo dove si raccontano storie, reali o di fantasia, ormai apprezzate da chiunque. Forse non è nemmeno un caso che sia la facoltà di Scienze della Comunicazione ad ospitare la fiera, rafforzando il concetto appena espresso.

Sotto l’occhio vigile del Gran Sasso, la tre giorni di Teramo Comix ha visto la partecipazione di numerosi artisti del settore, primo fra tutti Carmine di Giandomenico: autore prolifico e autentico mattatore della fiera, che “giocava in casa”, forte di un’incredibile carriera che lo ha visto protagonista in Italia, come disegnatore presso Sergio Bonelli Editore, e in America, con Marvel e DC Comics. La sua presenza è stata anche l’occasione per una mostra a lui dedicata e un’esibizione live per l’esposizione “All for One” dedicata all’eli-soccoritore Davide De Carolis, una collaborazione emozionante, bella e nobile.

Altra mostra era invece dedicata a Walter Trono e alla sua serie personale Testa o Croce, insieme a numerosi altri disegnatori della Scuola Internazionale di Comics come Marco Bianchini, veterano del fumetto con quasi quarant’anni di carriera alle spalle e numerose collaborazioni con Sclavi e Bonelli fino al suo personale progetto Termite Nera. Altri artisti presenti erano la mangaka made in Italy Federica di Meo e il disneyano Sergio Cabella, nonché le figure di Vanessa Cardinali, autrice di Suore Ninja e Thunder Ben, e Fabrizio Di Nicola con cui abbiamo chiacchierato di musica e film brutti, fino a Mattia Labadessa, nuovo autentico fenomeno del web. Ovviamente, noi di Stay Nerd non ci siamo lasciati sfuggire occasione per intervistare tutti questi autori, le cui interviste potrete trovare presto su queste pagine.

Non sono poi mancate conferenze e presentazioni come il panel dedicato a Transhuman, un albo di artwork realizzati dalla Scuola di Fumetto Abruzzo che hanno reinterpretato miti e leggende della storia dell’uomo in chiave fantascientifica, mettendo in luce diversi talenti regionali e non, oltre a workshop di fumetto e diverse personalità del web intervenute sugli argomenti più disparati, dal cinema ai videogiochi. Da segnalare, sempre in tema Abruzzo, due piccole realtà che ci hanno colpito: la prima è KE T’immattit’, personaggio creato, scritto e illustrato da Ivan Di Marcello, basato su una comicità molto semplice arricchita da espressioni tipiche del dialetto teramano ma facilmente comprensibili; quanto al secondo parliamo di The Leggend of Abruzzo (nome non correlato a The Legend of Zelda, stando all’autore) di Piezartoh, progetto molto interessante che mescola ambientazioni fantasy e leggende popolari abruzzesi creando un universo tanto esilarante quanto insolito, finora limitato a delle ipotetiche copertine di albi ma che presto potrebbe diventare una nuova, piccola realtà editoriale dall’indubbio fascino.

Stay Nerd & Mattia Labadessa

Nonostante la mancanza di aree dedicate ai videogiochi, eccezion fatta per una postazione VR e un maxi-torneo di Heartstone, con gli amanti dei giochi da tavolo a loro agio nell’area games riservata, i 5 lustri di Teramo Comix sono stati festeggiati in maniera ottima, confermando la bontà di questa fiera e l’interesse sempre crescente attorno ad essa, abbastanza da farci già immaginare cosa ci riserverà il prossimo anno.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.