Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario di una delle serie più amate e chiacchierate della storia dei videogame. The Legend of Zelda nasceva dalla mente di Shigeru Miyamoto, mostrando un nuovo modo di costruire le avventure fantasy, creando un universo imperituro che avrebbe fatto parlare di sé per anni e anni. Il franchise ha visto momenti di rara bellezza, grazie a titoli storici come A Link To The Past o il sempreverde Ocarina Of Time, e allo stesso tempo ha ricevuto critiche anche feroci soprattutto da giocatori stessi.

Durante l’era del GameCube, infatti, fece capolino tra i titoli della piccola console quel Wind Waker, gioco Zeldoso oltre ogni limite ma con un stile e un approccio completamente nuovo per la serie, tanto da far storcere il naso a qualche purista che si aspettava un altro Ocarina o Majora. Dietro questo titolo si celava il nome di Eiji Aonuma, discepolo e erede di Shigeru Miyamoto, che aveva preso in mani le redini della serie e stava cercando nuovi spunti artistici per sfogare il suo estro da game designer. Per quanto Wind Waker fosse (ed è tutt’ora) un gran bel gioco, i fan volevano, chiedevano, agognavano un altro capitolo dalle tinte fosche e adulte, degno successore delle avventure giocate su Nintendo 64.

E così il team capeggiato da Aonuma e dallo stesso Miyamoto si è messo all’opera per creare forse uno dei giochi tra i più belli della serie: The Twilight Princess, che è arrivato da qualche giorno sulle nostre tavole in versione HD con alcune (piccole) aggiunte, giusto per gradire.

L’eroe dei Due Mondi

Non passeremo tanto tempo a discutere della trama di un gioco che ha fatto il suo debutto 10 anni fa, a cavallo tra due generazioni di console Nintendo, con un piede nel GameCube e un altro nella Wii, perché in un modo o in un altro non c’è persona che non conosca le avventure di Link nelle lande di Hyrule.

In questo caso viene rispolverato per l’occasione il dualismo tra mondo della luce e mondo delle tenebre, come già avevamo visto in A link to The Past. Però qui le tinte sono molto più dark, l’oscurità fa veramente paura, Zant, il cattivo di turno, è un personaggio spietato e malvagio, mentre Midna, il comprimario più interessante dell’intera serie, ha un animo crudele e infantile. Link è chiamato in causa per liberare il suo mondo dalle grinfie del perfido Zant, ma come accade in questi casi, la transizione da semplice contadino a Eroe comporta sempre un certo prezzo da pagar e un bel po’ di gatte da pelare.

Il povero Link si ritrova quindi a essere trasformato in un fantastico lupo dagli occhi azzurri e sarà questa la sua forma nel Mondo del Crepuscolo. La vicenda si snoda tra un orizzonte e l’altro, snocciolando tutti cliché della serie, dal Villaggio Tauro, a quello di Calbarico, passando per la piana di Hyrule, tra spiriti della luce che proteggono il mondo e tutto il resto della mitologia Zeldiana, incluso l’Eroe Primordiale, il primo ad aver indossato la Tunica Verde.

Durante lo svolgersi della trama, che in questo episodio è molto più lineare e comprensibile rispetto ad esempio a Ocarina, ci sono delle sequenze dure e cattive, che lasceranno contenti tutti quelli che volevano davvero la versione Dark di Link, dove, per quanto cartoonesca e grottesca, la violenza esiste e si palpa a piene mani.

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Lifting

Ormai siamo abituati a ogni forma di remaster, remake, remix, tanto che neanche ce ne lamentiamo più. Diamo per scontato che prima o poi qualcuno riesumerà un vecchio titolo per rivestirla a festa e venderlo alle nuove generazioni, mandando a farsi benedire ogni discorso sul retrogaming… Effettivamente ci sono dei remake che hanno fatto storia, grazie alla cura e al lavoro che è stato fatto, basti pensare alla riedizione di Halo e Halo 2 a opera dei 343 Industries.

Nel caso di Twilight Princess HD però c’è da fare un ulteriore discorso: il titolo in questione venne creato per il morente GameCube e convertito in corso d’opera per Wii, con tanto di controlli basati sul movimento. Le due vecchie versioni erano coetanee e parallele come sviluppo, quasi identiche, a parte il fatto che nella versione GameCube Link era mancino e in quella Wii l’intero MONDO era stato specchiato per farlo diventare destrorso. Tecnicamente invece erano sovrapponibili.

Il lavoro tecnico fatto dai Tantalus Media per la riedizione in alta definizione è avvenuto sulla versione GameCube e non su quella Wii, per mantenere intatte le caratteristiche fisiche del protagonista. Il gioco gira a 1080p, regolarmente a 30 fps. Le texture dei personaggi principali sono state riviste e in alcuni casi anche i modelli sono stati ristrutturati per l’occasione, anche se si vede ancora sotto tutto il fondotinta emergere le spigolature e le imperfezioni vecchie di dieci anni.

Il lavoro di lifting è arrivato anche a piccoli elementi di gameplay, al bilanciamento e al tuning di alcuni elementi dei dungeon che rendevano la prima versione alquanto fastidiosa.

Il risultato è encomiabile, e davvero è bello vedere questo gioco splendere dopo dieci anni, anche se effettivamente siamo ben lontani da altri approcci più definitivi. Per dirla tutta, la mano dei Tantalus Media ha comunque migliorato l’esperienza di gioco nel complesso, senza per fortuna snaturarla. Ci sono alcune aggiunte che un po’ stonano, come per esempio i timbri del MiiVerse che emergono da alcuni scrigni, sia nei dungeon che nelle aree di transizione, ma niente di sconvolgente.

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A spasso per il mondo

Il vero fiore all’occhiello di questo gioco fantastico è il gameplay, ovviamente. D’altronde Zelda non è solo un franchise, un serie o uno dei titoli più famosi della grande N. Zelda è una formula, un insieme di caratteristiche che non possono per nessun motivo mancare all’interno del gioco. Twilight Princess non è da meno e mostra a dieci anni di distanza come sia ancora divertente giocare in maniera propedeutica, dove ogni azione e ogni scoperta serve ad avvicinarci alla successiva. L’avanzamento di bravura non sta tanto nelle statistiche, ma negli oggetti reperiti e nella padronanza nell’usarli. Aonuma ci mette sempre di fronte a una serie di sfide, senza darci quasi nessun indizio, senza tutorial di nessun genere. Lascia che sia il giocatore a… giocare, appunto. La componente esplorativa del titolo non è solo di tipo geografico, come ormai si arriva a pensare ogni volta che si parla di questo argomento. L’implementazione di nuovi device nell’arsenale di Link avviene sempre in modo quasi graduale, in modo da far prendere confidenza al giocatore delle mille cose che si possono fare con pochi oggetti. E man mano che si avanza nell’avventura è il gioco stesso che impone di ripensare il proprio approccio, arricchendolo del bagaglio delle conoscenze acquisite da un dungeon all’altro.

A dieci anni di distanza, nonostante tutto quello che siamo abituati a vedere, nonostante l’evoluzione inevitabile a cui è andato incontro il mondo videoludico, Twilight Princess è e rimane sempre un capolavoro fottuto, dove il gameplay funziona con una precisione impressionante, dove tutto è stato messo lì con uno scopo, e sta al giocatore andare a scoprire perché. E scusate se è poco.

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L’articolazione dei dungeon rasenta la perfezione e con questa riedizione, dove alcuni elementi sono stati rivisti e corretti, ci sono andati davvero vicino. Il susseguirsi di enigmi ambientali, trappole e mostri culmina sempre nelle boss battle, epiche e calibrate, dove conta più capire come abbattere il mostro che picchiarlo e basta: una vera poesia di game design e divertimento.

Purtroppo se proprio dobbiamo trovare il pelo nell’uovo, la parte di gioco in cui si sente effettivamente il peso degli anni, allora dobbiamo lamentarci delle aree di transizione, le lunghe piane punteggiate da qualche albero e percorse da un numero imprecisato di mostri, che sembrano così desolate e povere di vita, che purtroppo cozzano con una componente open che ha tanto preso piede in questo periodo. Ma queste sono quisquilie a fronte di un titolo che non smette di piacere e di essere all’altezza della sua nomea.

Il sistema di controlli introdotto è un quello della versione GameCube a cui è stato aggiunta la possibilità di mirare tramite il giroscopio del gamepad, un po’ come si fa con Splatoon. Sembra una cosa scomoda, ma in realtà dopo averci preso la mano, sembra quasi indispensabile. Nella difficile modalità Eroica invece, si potrà usufruire della versione grafica del Wii, completamente specchiata, ma purtroppo nessuna compatibilità con il WiiMote è presente.

Lo schermo tattile del Gamepad è sfruttato per metterci dentro l’inventario e la mappa, niente di più, tanto che il gioco permette anche di usare solo il joypad classico.

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D’altro canto è stata inserita la compatibilità con gli Amiibo, laddove i classici Link e Toon Link danno la possibilità di ricaricare le frecce ma solo una volta al giorno, e analogamente Zelda ci dà il pieno di energia. Ben diverso è invece il comportamento di Wolf Link, l’action figure creata appositamente per il titolo. Il suo utilizzo ci darà accesso a un dungeon segreto, da affrontare in modalità lupo, completamente slegato dal gioco e che metterà a seria prova tutte le nostre abilità di combattimento.

Piccola nota a margine: a fronte della sua natura duale di giorno e crepuscolo, Twilight Princess è ricordata anche per un’altra caratteristica, quella che ha aperto la strada all’hacking su Wii: grazie a un piccolo bug del gioco, gli amici smanettoni oscuri riuscirono a bypassare i controlli software e quindi aprire la strada a programmi homebrew e purtroppo anche alle copie pirata dei giochi su Wii. Insomma, un titolo duale, sia nel bene che nel male…

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.