The Old Ways su Netflix ha buone potenzialità ma purtroppo non convince proprio

Netflix spara gli ultimi colpi  per quel che riguarda le proposte horror estive con The Old Ways, film statunitense di Christopher Alender che attinge al folklore messicano per raccontare la solita storia di possessione demoniaca. Cristina è una giovane giornalista americana di origini messicane che si trova a Veracruz per scrivere articolo sulla sua terra natia. Finisce nella grotta chiamata La Boca dove viene attaccata da uno spirito maligno e in seguito si sveglia dentro un casolare in rovina, tenuta prigioniera da un uomo del posto, da sua cugina che sembra volerla tenere a distanza, e da una anziana donna che si rivelerà presto una bruja, ovvero una strega/sciamana in grado di esorcizzare entità pericolose che prendono il controllo di malcapitati.

Il film è tutto qui, 4 protagonisti, una ambientazione spettrale, un esorcismo da compiere. Sono ingredienti che sarebbero sufficienti a fare un buon film horror, genere che, ci insegna la storia del cinema, non ha bisogno di molti elementi per funzionare alla grande, né tanto meno importa essere troppo originali. È tutta una questione di stile, di sensibilità, di “mano”, per la tipologia di pellicole più “artigianale” che ci sia. Basta poco per far bene, basta poco per far male, e purtroppo, nel caso di The Old Ways, il buon Alender non si rivela del tutto all’altezza del compito, almeno a nostro umilissimo ma sincero parere. Eppure ci sono delle buone basi, rituali e folklore messicano sono una interessante variante tematica, qualche suggestivo –ahimé isolatissimo- momento lascia intendere di trovarsi dinnanzi ad una pellicola che conosce i tempi del genere, e se dobbiamo dirla tutta, anche gli interpreti non se la cavano affatto male.

Ciò nonostante, questo The Old Ways proprio non funziona, per svariati motivi. Partiamo da quello più grave: non spaventa, non rende tesi e non inquieta molto. Questo perché nonostante la scelta di un contesto più esotico del solito per parlare di esorcismi, il tocco “hollywoodiano” è sin troppo presente e dà quella patina didascalica che banalizza un po’ il tutto. Il risultato è che non credi più di tanto a quello che vedi, complici anche alcuni effetti speciali mal riusciti. C’è poi incertezza e ambiguità sui toni, laddove l’horror che funziona bene è quello “convinto”, sia che si ponga come puro rollercoaster emozionale e intrattenente, sia che voglia invece farsi drammatica allegoria di qualche tematica sociale. The Old Ways pare appartenere alla prima categoria ma poi ogni tanto irrompe l’elemento “tossicodipendenza” in una maniera così sgraziata, mal integrata, decontestualizzata, completamente sciatta e fine a se stessa, come raramente mi è capitato di vedere in vita mia. Si capisce cosa volevano farci, ma l’esecuzione è a dir poco goffa.

Anche a volerla ignorare, rimane ben poco. Regia, fotografia e messa in scena non sono nemmeno scandalose, e probabilmente raggiungono la sufficienza. Ma il film non si prende quasi in nessun caso il tempo per costruire nemmeno una scena in maniera efficace, perché c’è la fretta di correre per arrivare ad un punto in cui il film si ripete da capo semplicemente mescolando un po’ le carte in tavola per quel che riguarda i ruoli dei vari personaggi. Una ingenuità di sceneggiatura che semplicemente non funziona, non solo perché la trasformazione della nostra protagonista è talmente veloce da risultare francamente ridicola, ma anche perché per raccontare 2, 3 esorcismi nello “spazio” temporale di un film da un’ora e mezza, finisce che non ne racconta bene nemmeno uno. Magari il problema sarebbe ridotto se l’estro della regia rendesse di impatto almeno una o due sequenze nel mezzo, ma così non è. Si susseguono senza soluzione di continuità banalità e noia. Veramente peccato perché come detto all’inizio, si butta un materiale di partenza niente male: un cast che funziona, una location suggestiva, un contesto culturale intrigante. C’è tutto tranne il film purtroppo. Di nuovo, peccato.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!