A fine marzo esce l’ultimo volume del manga di The Promised Neverland

Il manga di successo di Kaiu Shirai e Posuka Demizu è giunto a conclusione già a giugno dell’anno scorso ma finalmente anche in Italia possiamo gustarci il finale di The Promised Neverland, arrivando alla cifra tonda di 20 volumi. Una lunghezza piuttosto soddisfacente per uno shonen manga dall’ambientazione fantasy distopica che ha saputo regalarci numerosi colpi di scena e farci affezionare ai personaggi che tirano di più le fila di una storia emozionante.

A chi non fosse ancora convinto di dare una possibilità a quest’opera va la nostra comprensione: riguardo il suo anime si leggono soprattutto pareri negativi per quanto concerne la seconda stagione: il manga di The Promised Neverland ha una struttura che si regge molto bene così com’è, eppure per la trasposizione animata si è scelto di deragliare dall’opera originale, decisione incomprensibile per i fan. E siccome la sottoscritta ha un bias per cui preferisce, con dovute eccezioni, la versione cartacea di una storia, eccoci con questo articolo a spiegarvi perché recuperare il manga di The Promised Neverland.

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Essere cresciuti per un solo scopo…

Tutto inizia in una grande villa in stile vittoriano, circondata da un enorme giardino, dove vivono bambini di varie età, dai neonati fino ai ragazzini più grandi, come Emma, Norman e Ray. Proprio loro tre sono i protagonisti di The Promised Neverland e si distinguono tra i loro compagni per essere i più intelligenti e capaci: infatti a Gracefield, il loro orfanotrofio, la donna che si occupa di loro e che tutti chiamano “mamma” li sottopone a test quotidiani i cui risultati vengono registrati minuziosamente. Tutto in questo contesto appare piuttosto normale e addirittura idilliaco: si studia, si gioca, si prepara da mangiare tutti insieme, i bambini si prendono cura gli uni degli altri, la mamma è premurosa e conosce perfettamente i bisogni di tutti e alcuni fortunati vengono perfino adottati, abbandonando così Gracefield per una vita migliore.

Un giorno tocca alla piccola Conny ma Emma si accorge che la bambina, andandosene, ha dimenticato il suo pupazzo preferito, così insieme a Norman arriva all’ingresso fortificato di Gracefield per restituirglielo. I due però si accorgono che qualcosa non va e fanno una scoperta terribile: la loro piccola compagna è stata uccisa e caricata su un camion, sul quale intravedono due creature demoniache mentre parlano con la “mamma”. Ancora più shockante è la rivelazione successiva al dialogo tra loro: tutti i bambini dell’orfanotrofio vengono cresciuti esclusivamente per diventare il cibo di quegli esseri mostruosi, dunque anche tutti i compagni finora andati via ormai sono morti.

Emma e Norman si affrettano a tornare alla villa per riferire al loro amico Ray la tremenda scoperta e insieme traggono una sola conclusione: se il loro destino è comunque morire, non resta altro che tentare la fuga e scoprire il mondo fuori da Gracefield.

Bambini contro l’ignoto

Tranquillizziamo subito chi ancora non ha avuto il piacere di leggere il manga di The Promised Neverland: quanto detto finora non è altro che la punta dell’iceberg e avviene nei primissimi capitoli, nel giro di davvero poche pagine. La storia vera e propria, insomma, prende subito il via addentrandosi in una fitta rete di misteri.

Le vicende di Emma, Norman e Ray si dipanano ad un ritmo incalzante e al contempo lento: la sceneggiatura di Shirai distribuisce egregiamente colpi di scena, riflessioni e pianificazioni, mantenendo alto il livello di tensione e curiosità del lettore, che sa giusto quel poco in più rispetto ai protagonisti e dunque, pagina dopo pagina, farà le dovute scoperte insieme a loro.

Il viaggio dei bambini di Gracefield, infatti, non è che una continua corsa, un rimpiattino tra loro e i mostri che danno loro la caccia, di cui apprendono le caratteristiche principali rischiando costantemente la vita. Uno dei più grandi temi di The Promised Neverland è proprio l’ignoto: cosa aspetta tutti una volta adulti? Com’è il mondo fuori dalla nostra bolla sicura? Quali sono i pericoli da affrontare e come è possibile superarli con le proprie forze? Emma, Norman e Ray sono solo i primi a capire che nulla della vita condotta finora è come sembra e che, invece, vivere appieno significa ricercare verità e conoscenza, non avere rimpianti nell’autodeterminarsi. È William Minerva (nome simbolico che richiama la dea greca della sapienza), l’uomo che ha disseminato indizi per guidarli fuori dalla “fattoria”, a insegnare loro il vero valore della vita e a non temere ciò che non si conosce.

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Nel manga di The Promised Neverland, il world building e la caratterizzazione sono al top

A parte la bellezza dei disegni di Posuka Demizu, dal tratto fine ma espressivo, il manga di The Promised Neverland si distingue tra gli shonen dell’ultimo periodo per l’ottimo lavoro di world building e di caratterizzazione dei personaggi, pur essendo piuttosto numerosi.

La distopia ormai è stata affrontata in diverse forme e media: solo considerando titoli di origine giapponese che vedono coinvolti bambini o ragazzi, ci vengono in mente Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro e Battle Royale di Koushun Takami. Tenendo il primo volume di The Promised Neverland tra le mani, la sottoscritta aveva subito pensato al romanzo di Ishiguro: bambini che vengono cresciuti appositamente per uno scopo crudele e disumano, che toglie loro il diritto di essere liberi e alla vita. Nel caso di The Promised Neverland, però, si sviluppa una vera e propria storia di sopravvivenza contro un sistema da smantellare.

Una sfida piuttosto dura per un gruppo di bambini di varie età, perché il mondo di The Promised Neverland, che si amplia sempre di più nel corso del manga, è costruito a regola d’arte e permette al lettore, anche con poche informazioni utili all’intreccio, di capire come funziona. Esistono interi territori, gerarchie, regole naturali che i bambini scoprono strada facendo, dopo passi falsi, errori e tentativi fatti con le loro sole forze.

Altra cosa molto positiva del manga di The Promised Neverland è infatti la caratterizzazione dei personaggi, la loro crescita nel tempo fisica e psicologica. Sono umani perché concepiscono appena i pericoli che li aspettano ma anche perché non sono dotati di alcun super potere da far “salire di livello”: le loro uniche armi sono l’intelletto, la prontezza nell’agire, il coraggio, lo spirito di sacrificio e l’inesauribile determinazione.

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Quest’ultima è anche un po’ la causa di tutti i guai: in particolare Emma è decisa ad andare avanti solo a condizione che non si debba sacrificare nessuno per la riuscita dei piani contro i mostri. Altri personaggi, tra cui anche i suoi amici, spesso sono di tutt’altro avviso ma nonostante ciò Emma, per quanto possa risultare “buonista” per alcuni, ha le doti di un leader e riesce a farsi ascoltare anche nei momenti più difficili. A fare da bilancia alla sua testardaggine a volte troppo impulsiva, ci pensa soprattutto Ray (il personaggio preferito della sottoscritta) riflessivo, studioso e tenace; Norman, dal canto suo, segue una linea di pensiero molto diversa da quella di Emma, tuttavia ha una mente da stratega e, diciamocela, un po’ doppiogiochista che torna utile ai fini della trama. Non si può dire che tutti i bambini e ragazzi abbiano ricevuto lo stesso trattamento ma certamente alcuni si distinguono più degli altri e riescono a fare la loro parte per il fine più grande (insomma, non vengono certo risparmiate vittime).

I mostri invece non si distinguono molto per astuzia e sagacia, tranne alcune eccezioni facenti parte dei piani più alti della gerarchia della loro società. Sono sempre i nemici umani a essere i più coinvolgenti e interessanti, capaci per questo di stravolgere l’andamento delle cose nel giro di una pagina. Le decisioni prese a causa di traumi del passato e per istinto di sopravvivenza instillano in loro il seme del male, che genera sguardi a dir poco inquietanti e modi di fare in apparenza gentili ma brutali quando si palesa la natura delle loro azioni. Mamma Isabella e Sorella Krone sono i primi esempi di villain di The Promised Neverland che il lettore e i bambini conosceranno nel corso del manga, per poi ritrovarsi in un crescendo di demoni sempre più forti e intelligenti, ai quali sembrerà impossibile tener testa.

Un nuovo mondo?

Insomma, si arriva così ai numerosi e adrenalinici scontri tra bambini e demoni, dove è sempre l’unione e la conoscenza a fare la forza. I mostri sottovalutano gli umani e ancora di più se si tratta di quelli che considerano prede o, peggio, semplice carne da macello.

In questo confronto, The Promised Neverland mette costantemente davanti al lettore dure verità, per poi presentare soluzioni e nuove visioni del mondo. Il significato più profondo della lotta di questi bambini è la messa in discussione di sistemi di valori, della morale e dell’etica, sviscerando pensieri e comportamenti egoistici che arrivano a toccare anche temi quali povertà, privilegio, superstizione, razzismo e guerra.

La partita a scacchi tra demoni e umani ora giunge dunque al termine: ognuno ha scoperto le sue carte, portato sul campo le proprie idee e convinzioni e combattuto all’ultimo sangue per difenderle, fino alla rivelazione finale. Un nuovo mondo è dunque possibile? La promessa di un tempo può essere spezzata in nome di una nuova libertà, un nuovo ideale? Lasciamo che siate voi, finalmente, a scoprirlo con la conclusione del manga di The Promised Neverland.

Alessia Trombini
Torinese, classe '94, vive dal 2014 a Treviso e si è laureata all'università Ca' Foscari di Venezia in lingua e cultura giapponese, con la fatica e il sudore degni di un samurai. Entra in Stay Nerd nel luglio 2018 e dal 2019 è anche host del podcast di Stay Nerd "Japan Wildlife". Spende e spande nella sua fumetteria di fiducia ed è appassionata di giochi da tavolo, tra i quali non manca di provare anche quelli a tema Giappone.