Abbiamo ancora bisogno di visioni di un futuro distorto dalla tecnologia?

Tokyo Ghost è una serie uscita alla fine del 2015 sul mercato statunitense ad opera di Image Comics e portata, ora, in Italia da Bao Publishing. L’autore, Rick Remender, ha una lunga esperienza alle spalle come sceneggiatore per Image, Dark Horse e Marvel, e il disegnatore, Sean Murphy, si è fatto le ossa tra DC e Vertigo (per cui ha curato anche una saga di Hellblazer), mentre di Matt Hollingsworth vi basti sapere che è stato nominato più volte colorista dell’anno agli Eisner Award (vincendone uno nel 1997). Una squadra di autentici fenomeni della nona arte, insomma.

Prima di parlare del contenuto, ci soffermiamo brevemente sul contenitore: come al solito, Bao dedica un’attenzione maniacale alla scelta della carta, sia per gli interni che per la copertina, confezionando un prodotto mirabile dal punto di vista della resa cromatica e della piacevolezza al tatto. Ma non è questa la novità su cui volevamo focalizzare l’attenzione: la chicca, infatti, è a pagina 2, dove, in un bel colore rosso brillante, troviamo l’indicazione sul tipo di carta, la relativa grammatura e le specifiche produttive. Una piccolezza che, almeno secondo noi, va nella giusta direzione di educare il lettore alla fruizione di un prodotto di livello elevato e quindi nobilita, anche attraverso simili dettagli, il medium fumetto.

Tornando al contenuto, Tokyo Ghost è ambientato in una delle tante versioni dell’ormai classico futuro distopico: in questa, l’umanità è preda di molteplici forme di intrattenimento proiettate direttamente su schermi davanti ai loro occhi, e quasi tutti gli umani hanno subito un impianto neurologico, chiamato Nanopac, che permette a eventuali hacker attrezzati di potersi impossessare del corpo di chiunque. In questo desolante e corrotto scenario si muove la protagonista, Debbie Decay, poliziotto integerrimo, senza impianti neurologici e al perenne seguito di Led Dent, suo ex compagno di vita, ormai ridotto a un corpo senza volontà dai programmi che scorrono a ripetizione sul suo schermo.

La storia inizia con due inseguimenti, buttando subito il lettore nel pieno del ritmo e dell’azione e dando immediatamente la cifra stilistica di tutto il volume: prima i protagonisti inseguono un informatore, poi hanno alle calcagna una serie di persone comandate a distanza dall’antagonista, Davey Trauma, e così via. Bastano pochissime pagine a far inquadrare al lettore la violenza che ammanterà tutto l’albo e la disturbante l’ambientazione in cui si muoveranno gli eroi di turno.

Gli amanti del genere potrebbero trovarsi a storcere il naso di fronte all’ennesima ambientazione futuristica, in cui l’uomo ha usato il peggio della tecnologia per mostrare il suo lato bestiale ma, nel caso di Tokyo Ghost, sbaglierebbero. Ebbene sì, abbiamo ancora bisogno di visioni distorte del futuro e di analisi del contesto contemporaneo, attraverso le lenti della narrazione fantascientifica, se sorrette da una trama solida e avvincente. Questo fumetto ci offre questo e molto di più. Infatti, immediatamente sotto il primo livello di lettura, troviamo temi ancora più dolorosi: l’interdipendenza tra le persone, la difficoltà a trovare la propria posizione nel mondo, la solitudine e il bullismo, tanto per citarne solo alcuni. Il tutto condito da abbondanti dosi di violenza grafica e verbale e satira alla società consumistica in cui siamo perennemente immersi.

La fantascienza al meglio delle sue ambizioni, in pratica.

Lo stile dei disegni di Sean Murphy ricorda vagamente il Moebius de L’Incal: toni pastello per paesaggi e sfondi, linee spezzate a descrivere i personaggi che a tratti diventano caricature di se stessi e impressionanti ibridi uomo-macchina. Il connubio tra la sceneggiatura di Remender e la mano di Murphy risulta molto efficace sia nelle tavole ampie (l’utilizzo della splash page è ridotto al minimo e solo quando l’azione lo richiede) sia quando deve esaltare il dettaglio di un viso distorto, di una ferita che spruzza sangue o di un impianto cibernetico particolarmente invasivo. Il mondo di Tokyo Ghost immaginato dall’autore e messo in scena dalla coppia disegnatore / colorista è rappresentato mirabilmente anche attraverso il paradosso delle tinte allegre che raccontano un mondo cupo, ormai alla deriva. E l’inserimento di meccaniche tipiche dei videogiochi faranno, in ultima istanza, la felicità di tanti appassionati.

Verdetto

Il primo volume di Tokyo Ghost è un’iniezione di adrenalina capace di fornire al contempo la spinta dell’esaltazione, grazie a colpi di scena, ambientazione e disegni stupendi, e la riflessione dettata dalla critica alla società contemporanea. Un ottimo inizio per una serie che gli appassionati di fantascienza (e non solo, secondo la nostra opinione) dovrebbero seguire.

Felice Garofalo
Fin da quando riesce a ricordare è stato appassionato di fumetti, di cui divora numeri su numeri con buona pace dello spazio in libreria, sempre più esiguo. Ogni tanto posa l’ultimo volume in lettura per praticare rigorose maratone di Serie TV, andare al cinema, videogiocare, battere avversari ai più disparati giochi da tavolo, bere e mangiare schifezze chiacchierando del mondo. Gli piace portare in giro la sua opinione non richiesta su qualsiasi cosa abbia visto o letto. Sfoggia con orgoglio le sue magliette a tema.