Tornare a vincere: una grande interpretazione di Ben Affleck, nel coinvolgente racconto di O’Connor

La vita, impietosa, che ti porta via gli affetti più cari, l’amore, i sogni, lasciandoti annegare in un mondo dove le lattine di birra sembrano l’unico salvagente a cui aggrapparsi in preda all’ultimo istinto di sopravvivenza. Apparentemente sembra tutto già visto, persino prevedibile, soprattutto se lo associamo al regista Gavin O’Connor, già autore di Warrior. Ma è davvero così?
Qui il ruolo dello scalatore verso una rinascita spetta ad un gigantesco Ben Affleck, nei panni di Jack Cunningham, ex stella del basket che all’improvviso decise di abbandonare il mondo dello sport rinunciando a un futuro probabilmente radioso. Parecchi anni dopo, quando la vita l’ha già messo alle corde, gli viene proposto di allenare una squadra giovanile, i Bishop Hayes, e per lui questa può essere l’occasione del riscatto.

Certo, deve tenersi lontano dall’alcool e da uno stile di vita tutt’altro che impeccabile, ma la determinazione e la voglia di vincere ad uno come lui non sono mai mancate, e fa di tutto per provare a risollevare dai bassi fondi della classifica una squadra che è difficile persino definire tale, derisa dagli avversari e con poca fiducia in se stessa.

Lo stile O’Connor

Se, come detto, con Warrior O’Connnor aveva già accarezzato l’animo umano e la sua voglia di riscatto applicata allo sport, usato come mezzo per riprendersi la vita, con Tornare a vincere calca ulteriormente la mano presentandoci un racconto persino più intimo, che pur nella sua prevedibilità di fondo riesce a colpire lo spettatore, giocando benissimo con le emozioni.

Impressiona il modo in cui il regista riesca a trasmettere l’estremo disagio di un alcolista, e di come il bere diventi uno strumento per l’autodistruzione volontaria, con un protagonista che si porta la lattina persino nella doccia e si attacca alla bottiglia senza alcuna emozione, fino a stordirsi.

Senza dubbio buona parte del merito va al protagonista Ben Affleck, in un ruolo che per lui significa davvero molto e nel quale riesce a rendere tutto così sconvolgente, tratteggiando un personaggio perennemente inquieto e sospeso su di un filo sotto il quale c’è soltanto la sua fine.

tornare vincere

Dimenticate la classica struttura della caduta negli inferi e la risalita, persino quella del sovracitato Warrior al quale comunque O’Connor di tanto in tanto ammicca. Tornare a vincere è un racconto più cupo, introspettivo, per niente facile da digerire, con le incalzanti musiche di Rob Simonsen a coadiuvare questa continua tensione.

Per quanto il finale, o per meglio dire la morale vada per forza di cose a parare verso prospettive più radiose non ti si stacca mai di dosso quella sensazione di angoscia che il Jack Cunningham di Ben Affleck ha tenuto con sé per troppo tempo e che non può svanire con un semplice canestro da tre a pochi istanti dalla fine.

Per tutto il resto invece lo schema lo conosciamo già dal principio. Sappiamo bene quale percorso seguirà lo script di Gavin O’Connor e Brad Ingelsby, quali partite i Bishop Hayes perderanno e quando inizieranno a vincere. Sappiamo persino quale sarà il match da dentro o fuori, e come andrà a finire. Una banalità, certo, probabilmente esasperata e persino voluta dal regista, che non ci permette così di distrarci dal suo obiettivo, perché chi deve tornare a vincere non è un team che non fa i play-off da 25 anni, bensì un uomo che deve riprendersi la vita.

tornare vincere

Il campo da gioco è qui solo uno strumento allegorico per raccontarci le tante esistenze difficili, messe a dura prova dagli eventi e dalle drammatiche vicissitudini e i tanti Jack o le tante Angela (Janina Gavankar) possono di volta in volta arrendersi a tutto questo e lasciarsi sconfiggere, oppure rialzare la testa e andare a canestro, per tornare a vincere. La partita, in ogni caso, non la decide l’arbitro – come ripete più volte Jack, infervorandosi – ma devono deciderla i giocatori.

Se volete dare una chance a Tornare a vincere di Gavin O’Connor, potete trovarlo sulle principali piattaforme di streaming (Apple TV, Chili, TIMVision, Rakuten, Youtube, Google Play, ecc.).

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.