Federico Reggiani e Angel Mosquito raccontano un futuro pandemico per decostruire la società argentina

Per la casa editrice indipendente Neo. Edizioni nasce un’etichetta comics che nell’anno vigente si occuperà di pubblicare Abbà Padre, La Grande Crociata, Quasi una storia di Eroi e Pompei. La collana di fumetti viene inaugurata da Tristezza, graphic novel sceneggiata da Reggiani e illustrata da Mosquito e uscita originariamente a puntate tra il 2010 e il 2013 sulla rivista argentina Fierro. La coppia di autori argentini si cimenta nel raccontare un futuro non troppo lontano, il 2030, in cui l’umanità è sull’orlo dell’estinzione a causa della Tristezza, un’epidemia che deriva dalla carne bovina (uno degli alimenti-simbolo dell’Argentina) e che porta il malato verso l’oblio e infine lo condanna a morte.

Tristezza

La matrice fantascientifica e catastrofica non è estranea al fumetto argentino e al substrato immaginifico del mondo culturale latinoamericano, anzi ne è uno dei tratti distintivi per codificare una narrazione iconografica e visiva volta a sottolineare le asperità sociologiche che intaccano il continente. Con acume critico e educativo l’estetica apocalittica viene usata di sovente, basti pensare alle grandi historietas che hanno plasmato l’immaginario argentino (e mondiale) come L’Eternauta di Héctor Germán Oesterheld che usa l’invasione aliena e lo sterminio degli umani come allegoria di denuncia contro i soprusi della dittatura argentina. Opera che lo condannò a infoltire le schiere dei desaparecidos dopo che venne rapito dai militari. Secondo la professoressa di letteratura ispanoamericana Camilla Cattarulla e il professor di letteratura portoghese e brasiliana Giorgio de Marchis l’apocalisse è uno dei topoi ricorrenti della science fiction sudamericana proprio per raccontare l’apocalisse di uomini strappati alla vita dal colonialismo europeo e in seconda istanza dei desaparecidos.

Nel volumetto edito da Nova Delphi, Apocalisse. Alle origini della fantascienza latinoamericana vengono analizzate le profonde motivazioni sociologiche della fantascienza argentina, messicana e brasiliana, che seguirono le lezioni della grande narrativa inglese, ovvero quella dei Gulliver’s Travels; il risultato fu la genesi di storie utopiche e distopiche come è evidente nel racconto del frate Manuel Antonio de Rivas Sizigias y Cuadraturas Lunares (1773) o in altri testi di Roberto Arlt come la Luna Rossa, o La Pioggia di Fuoco di Leopoldo Lugones. Il materiale distopico e apocalittico di tutto l’ottocento e poi novecento viene infine metabolizzato e ritratto dalla coppia di Tristezza in una sintesi visivo-narrativa di grande impianto di critica contemporanea.

Tristezza, quando il mondo finisce e non ti rimane quasi niente

Tristezza è una storia sporca, sbandata e che zoppica attraverso le macerie del mondo che era. I confini non esistono più, i concetti di nazione e popolo sono stati spazzati via da una malattia che si è diffusa a macchia d’olio in tutto il mondo; sappiamo solo che rimangono dei sopravvissuti in qualche periferia argentina sperduta chissà dove. Ma dal vocabolario della distruzione espressioni come famiglia, unione e amicizia sembrano ancora resistere.

Seppur ci sia lo scenario per imbastire un survival horror pandemico a tema zombie (ed esteticamente le premesse ci sono tutte), Reggiani e Mosquito abbandonano qualsivoglia retorica epica e soprannaturale, anzi abbracciano con criterio e lucidità la corrente di pensiero della speculative fiction, ovvero alimentano le tavole del fumetto con un unico interrogativo What if? Cosa succederebbe se rimanessero soltanto pochissimi esseri umani? Provano a rispondere disegno dopo disegno, baloon dopo baloon mettendo davanti agli occhi del lettore una contro-dialettica del concetto di eroismo. Semplici uomini e donne che cercano di sopravvivere, di curare l’approvvigionamento d’acqua e cibo, di educare i bambini, di scacciare i malintenzionati e difendere ciò che si ama. Se rimane qualcosa da amare.

Nella comunità in cui vivono Micaela, Candela, Susanna, Laura e molti altri c’è il minimo indispensabile per condurre un’esistenza dignitosa mentre il tessuto tecnologico del progresso umano viene scarnificato non solo dalla pandemia (di profonda attualità ora, visto il periodo in cui viviamo) ma anche da anarchici, irregolari dell’esercito o gruppi di sbandati impazziti. Tristezza è una storia di speranza che cerca di emergere da un mondo grottesco e che ci mette a nudo i personaggi che fanno di tutto per riagguantare il passato. Non semplicemente i beni di una civiltà contemporanea bensì tutti quegli umili elementi che possono ricordare l’infanzia o l’adolescenza; basta riascoltare una canzone, vedere un film o assaggiare un cibo in particolare per curare la più grande malattia di cui patiscono i protagonisti di Tristezza, ovvero la nostalgia. Il fumetto non è solo un viaggio verso la salvezza, ma nella memoria, negli edifici sentimentali ed emotivi che ormai sono crollati sotto il peso delle perdite umane. Nostalgia nichilista che priva chiunque dei propri sogni, per questo nella seconda parte del fumetto alcuni membri della comunità partono verso una destinazione ignota pur di riassaporare una forma di salvezza. In pieno stile Eternauta.

Tristezza

Infatti entreranno in contatto con una società che vive in una vera città organizzata e non in una baraccopoli, un’oasi di perfezione e funzionalità. Purtroppo ogni cosa ha un prezzo e i personaggi dovranno omologarsi a un regime che tende a manipolare l’individualità per permettere l’uso dei beni e di vivere nella comunità del progresso. E se il grottesco sembrava il leitmotiv di tutta la prima parte è proprio nelle tavole centrali e finali che entriamo in contatto con una distopia disturbante. In un circolo vizioso Reggiani e Mosquito anelano a raccontare la vera Tristezza del genere umano, ovvero l’impossibilità di agguantare la libertà. Nonostante i toni acri il fumetto non abbandona spiragli di luce e positività, perché la speranza sembra palpitare ancora nel cuore degli argentini.

Estetica del disastro

Se la sceneggiatura di Reggiani funziona perfettamente è anche grazia al comparto artistico di Mosquito che con i suoi disegni sporchi, taglienti e rapidi ci consegna un immaginario urbano e periferico dal fascino brutale. Importantissima la palette cromatica in grado di comunicare quanto un dialogo ben scritto, che sa alternare i toni caldi delle scene di giovialità rurale e conviviale ai colori freddi che raccontano momenti più disperati o quelli asettici della società regolatrice. Mosquito è essenziale e diretto, a volte cosparge i personaggi di lordura e sporco non per spiegare la loro povertà ma per configurare ai nostri occhi un’estetica del disastro, perché Tristezza non è solo la fine del mondo e del genere umano, ma è anche la polvere che si posa sui nostri ricordi.

tristezza

Il volume è tradotto dallo spagnolo da Dario Falconi con lettering di Alessio D’Uva e impreziosito dalla postfazione di Andrea Tosti che ha curato anche la revisione di Tristezza.