Dopo il deludente Assassin’s Creed, Justin Kurzel torna con un’altra pellicola sotto tono: True History of the Kelly Gang

Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Carey, la storia di True History of the Kelly Gang si basa largamente sulla vita del criminale irlandese Ned Kelly, vissuto in Australia nella metà dell’Ottocento. Il film, diviso in tre atti determinanti la crescita del protagonista – boy, man e monitor – è un western ambientato nell’angusto bush australiano, tra la fuga costante dalle autorità coloniali inglesi e la povertà del paesaggio desertico e privo di speranza.  

Tra le impervie della vita quotidiana, la famiglia Kelly vive in una situazione disagiata e resa ancor più tormentata dalle continue visite dell’esercito coloniale, che sfrutta i reietti della società e si approfitta di loro nei modi più tremendi. La perdita del padre, e l’immediato arrivo di un surrogato –  Harry Power, anch’esso personaggio realmente esistito – forgeranno l’uomo che Ned diventerà in futuro. Il personaggio interpretato da un ottimo Russel Crowe, è forse la rappresentazione più interessante che vedremo all’interno della pellicola per quanto riguarda la figura del bushranger. Un vero e proprio cowboy australiano, cinico e severo nella breve, ma intensa, lezione di vita del giovane protagonista.

true history kelly gangPurtroppo il primo atto di True History of the Kelly Gang anche è l’unico interessante all’interno del film lungo due ore. Nonostante l’inizio promettente, l’opera nel complesso non riesce a mantenere le proprie aspettative e si perde con facilità in retoriche ridondanze sul machismo, il bisogno di dimostrare l’esser uomini e una stereotipata cattiveria della colonia inglese.

Quest’ultima nota risulta essere ancor più dolente vista la magnifica interpretazione di Nicholas Hoult nei panni di un poliziotto della corona, antagonista principale della storia. È vero però che il machismo rappresentato nella pellicola è in qualche modo messo in crisi dalla peculiare scelta della famosa Kelly Gang di vestirsi con abiti da donna durante le rapine in banca e gli assalti alla polizia. Attitudine che sembra avere però un fine puramente teatrale all’interno della vicenda, dipingendo i giovani criminali in maniera non dissimile ad animali che mostrano un meccanismo di difesa e di confusione nei confronti nel nemico. Mancando così una grossa occasione di rappresentazione e indagine di uomini in piena crisi sessuale collettiva. Occasione che avrebbe preso sicuramente di più le distanze dalla vera storia di riferimento, ma che sarebbe stato indubbiamente uno spaccato dell’opera marcatamente più interessante.

Se a livello di scrittura, l’adattamento di True History of the Kelly Gang non funziona, neanche a livello visivo e registico Justin Kurzel riesce a convincere in pieno. Nonostante il regista abbia iniziato la sua carriera come scenografo, uno dei problemi principali è ironicamente l’ambientazione in cui è girata gran parte della pellicola, ovvero la casa della famiglia Kelly. L’inespressività dell’abitazione ha un ovvio senso nauseante, rappresentante della condizione di vita di chi ci abita, ma la povertà della messa in scena la rendono quasi immediatamente tediosa e ripetitiva.

In generale il territorio australiano non è dipinto in maniera convincente, facendo viaggiare lo spettatore da un interno all’altro, senza dare una vera e propria dimensione spaziale all’ecosistema, caratteristica fondamentale in un western. 
L’intera opera nel complesso non riesce a trovare un tono vero e proprio, con estratti post moderni di musica rock che, soprattutto nei titoli di coda, vorrebbero dare all’operazione una sfumatura punk e tarantiniana, ma che risultano essere semplicemente confusionari e contraddittori.

true history kelly gangTrue History of the Kelly Gang è in conclusione un debole racconto western, privo di forti ambizioni e senza una vera e propria direzione tematica ed estetica. Un film corale che mostra il suo potenziale della prima parte per perdersi poi in confusi e poco interessanti intrecci nella classica battaglia tra coloni e colonialisti, senza riuscire a dare sfumature interessanti al già over sfruttato tema.