Tra mito, storia e realtà

Valerio Evangelisti e Nicolas Eymerich sono due personaggi estremamente interessanti: il primo, prolifico scrittore fantascientifico, attivista politico e autore di pluripremiati romanzi ambientati in varie epoche storiche; il secondo Inquisitore generale del Regno di Aragona, attivo nella seconda metà del 1300 e autore di uno dei più famosi trattati sulle tecniche di interrogatorio e indagine dell’inquisizione, il Directorium Inquisitorum.

Nonostante l’enorme divario temporale che li separa, i due sono legati a filo doppio perché Evangelisti è diventato famosissimo al grande pubblico grazie al ciclo di romanzi – a cavallo tra fantasy, fantascienza e new weird – dedicati proprio al grande Inquisitore.

Un saggio di Alberto Sebastiani appena pubblicato da Odoya, Nicolas Eymerich – Il lettore e l’immaginario in Valerio Evangelisti, analizza il rapporto tra queste due figure, scavando nei libri, nei temi e nei generi che questo magnifico connubio letterario ha donato al grande pubblico nel corso degli ultimi vent’anni.

Valerio Evangelisti

Valerio Evangelisti ha cominciato la sua carriera di scrittore dedicandosi ai saggi storici, materia di cui è sempre stato un grande appassionato: negli oltre quaranta scritti che ha prodotto, l’autore bolognese ha potuto da un latto affinare la propria tecnica di scrittura, dall’altro approfondire i temi e i periodi che sono stati poi inseriti nei suoi romanzi.

La notorietà arriva nel 1993, anno in cui Evangelisti vince il Premio Urania con il romanzo Nicolas Eymerich, Inquisitore, pubblicato poi l’anno seguente nell’omonima collana di narrativa fantascientifica. La qualità della trama – che si svolge a cavallo tra il passato e il futuro – e la risposta più che positiva da parte degli appassionati e dei critici, hanno fatto approdare di nuovo Evangelisti e il suo inquisitore tra le bianche copertine dell’Urania, stavolta con Le catene di Eymerich, del 1995, e Il corpo e il sangue di Eymerich, datato 1996. Questi tre romanzi compongono l’embrione di quello che diventerà il ciclo di Eymerich, composto – finora – da quattordici romanzi.

Il fulcro di queste storie è sempre lui, l’Inquisitore algido, cinico e calcolatore, capace di mettere la sua idea di fede dinnanzi a qualsiasi cosa e sacrificare la sua stessa vita pur di raggiungere il suo obiettivo di stanare e cancellare ogni tipo di eresia.

Chi era, realmente Nicolas Eymerich?

Nicolas Eymerich, conosciuto anche come Nicolau Aymerich, versione catalana del suo nome, nacque a Girona nel 1320. Entrò nell’ordine dei Dominicani (da lui spesso orgogliosamente appellati come i Domini canes, i mastini del Signore) e fu discepolo del maestro di teologia Dalmau Moner, che sostituì come esperto della materia a soli trentadue anni.

La sua rigidità nell’interpretazione delle Sacre Scritture lo portò da un lato a una carriera fulminante tra i vertici dell’Inquisizione, dall’altro gli provocò non pochi nemici, anche tra i potenti monarchi dell’epoca. Particolarmente scomode furono, tra le altre cose, le sue accuse ad alcuni frati francescani (da lui considerati colpevoli di eresia) o le sue posizioni politiche nei confronti di Pietro IV d’Aragona. A questo proposito vi basti sapere che il dominicano fomentò una rivolta contro il monarca, culminata in un assedio contro il monastero dove risiedeva lo stesso Eymerich, al tempo.

eymerich

Una figura così carismatica e affascinante, la cui vita fu un costante intreccio di politica e fervore religioso, è sicuramente un personaggio ideale da cui partire per costruire una serie di romanzi storici.

Valerio Evangelisti, da appassionato della materia, ha preso le basi veritiere della vita di Eymerich e le ha raccontate attraverso la sua abilità di narratore, facendo combaciare alcuni avvenimenti storici – documentati e verificati – con alcuni episodi chiave dei suoi romanzi.

La potenza narrativa del ciclo di Eymerich – e il successo che ne è conseguito – è sicuramente da imputare al carisma del suo protagonista ma, come sempre in questi casi, ci sono alcuni elementi che vanno adeguatamente sottolineati.

Le parole

Il primo sono le parole, intese come strumento usato dallo scrittore e dal protagonista, nel corso delle storie che i due hanno condiviso.
Dal punto di vista dell’autore, come già accennato in precedenza, la precisione storica è fondamentale: i riferimenti normativi da un lato, la terminologia tecnica (rigorosamente in latino) dall’altra, Evangelisti riesce a rendere appassionante una materia come il diritto canonico, diluendola all’interno delle scene di combattimenti retorici tra accusatore e inquisito.
Il personaggio Eymerich, inoltre, ha un lessico molto preciso: pur parlando poco – poco più dello stretto necessario – le sue parole sono sempre pesate e utili a futuri colpi di scena e/o manipolazioni del povero malcapitato finito tra le sue grinfie. Stessa cosa dicasi per il timbro e il tono che l’Inquisitore utilizza e che sono quasi sempre controllatissimi. Il primo è freddo, altero, nella maggior parte dei casi addirittura scostante – soprattutto quando si rivolge a sottoposti, accusati, gente del popolino o malati e anziani, categorie da lui ritenute deboli – ma è soprattutto il tono a fare la differenza, essendo autoritario, categorico, imperativo, reciso, sicuro, risoluto, secco, solenne, o imperioso al di là dell’interlocutore di riferimento.
Parlare con Eymerich, trovarsi di fronte la sua figura, lo sguardo torvo, le labbra strette, la tunica immacolata, non è un’esperienza che i lettori potranno dimenticare.

La teologia

Il secondo è la personalissima e incrollabile teologia che Eymerich ha affinato in anni di studi. A differenza di alcuni padri della chiesa, l’Eymerich letterario è fermamente convinto che l’illuminazione si raggiunga tramite la logica e il suo uso serrato a beneficio della fede. Un punto di vista estremamente interessante, che si traduce in interrogatori il cui scopo è far crollare l’accusato sotto i colpi di una verbosità pungente e di una logica da cui è impossibile scappare.
Alcune delle pagine più appassionanti dell’intero ciclo sono proprio quelle ambientate nelle camere degli interrogatori dell’Inquisizione, tra formalità giuridiche, artifizi retorici, arte oratoria e l’immancabile ricorso alla tortura, tipico dei tribunali della chiesa dell’epoca.

Va segnalato, però, che la logica usata durante gli interrogatori non ha lo scopo di raggiungere la verità assoluta di quanto avvenuto, quanto di far coincidere i fatti accaduti con la personalissima idea di mondo e di fede che ha Eymerich. Nel Ciclo, l’Inquisitore piega e distorce tutto – le persone, la loro visione, il loro credo, le loro azioni – pur di farle aderire al suo metro di giudizio, netto e deciso: ciò che lui reputa giusto, la sua teologia, è nel disegno di Dio. Il resto, non importa quanto sia suffragato da prove inconfutabili, è tutto un artefizio del diavolo. Bianco o nero, nient’altro.

La figura di riferimento tra i padri fondatori della chiesa, per il protagonista dei romanzi di Evangelisti, è senza ombra di dubbio Tommaso D’Aquino, di cui vengono citate spesso interi passi delle opere più note. A causa della teologia nata dagli scritti dell’Aquinate – soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all’anima e al corpo – l’Inquisitore generale si scontra persino con i francescani (in particolare i già citati seguaci di Raimondo Lullo), che ne sono stati – nel corso dei secoli – feroci oppositori.

L’evoluzione

I personaggi di maggior successo di un prodotto seriale (qualsiasi esso sia), hanno nella loro evoluzione una delle chiavi più importanti del successo stesso. Nessuno rimane uguale a sé stesso, fermo restando che alcune caratteristiche di base rimangono coerenti con le premesse iniziali.

È stato così anche per Nicolas Eymerich che, nel corso dei quattordici romanzi del ciclo a lui dedicato, è rimasto sempre l’Inquisitore integerrimo e calcolatore ma ha anche avuto alcune svolte che nelle prime pagine del primo romanzo sarebbero state impossibili.
I lettori più affezionati ricorderanno sicuramente il controllo a cui Eymerich ha sottoposto ogni giaciglio in cui si sia trovato a dormire, per provare a stanare ogni possibile parassita visibile a occhio nudo: nel corso delle sue avventure l’Inquisitore ha dovuto cedere più volte alla stanchezza, superando il suo istintivo ribrezzo. Nonostante questo, la sua paura per tutto ciò che striscia e punge rimane immutata.

Diverso è il discorso legato all’altro sesso. Partendo da posizioni coerenti con il tempo in cui sono ambientati i romanzi (la donna come portatrice di debolezze, fragilità varie e dotata di scarso intelletto) e per la sua formazione ecclesiastica (Eva tentatrice e portatrice innata di colpa), Eymerich arriverà a ricredersi – pur senza ammetterlo nemmeno a sé stesso – quando rilascia Myriam o quando la fa sottoporre a tortura forzandosi di non dare ascolto a quanto provava in quel momento per la donna. Senza fare troppi spoiler ai novelli lettori del Ciclo di Eymerich, va sicuramente segnalata la finezza dell’autore nel costellare la strada del protagonista di svariate figure femminili, utili alla sua evoluzione o almeno all’insinuazione del dubbio delle sue posizioni.
Dubbio puntualmente fugato, sia chiaro.

Eymerich

Lo stuolo di fan dello scrittore bolognese e della sua creatura letteraria più nota hanno trovato fior di analisi e di tesi sugli aspetti fin qui descritti, ma noi vogliamo presentarvi una delle uscite più recenti sul tema: Nicolas Eymerich – Il lettore e l’immaginario in Valerio Evangelisti, di Alberto Sebastiani, edito da Odoya.

Un testo completo perché uscito nel 2018 e che quindi tiene conto anche del volume Eymerich risorge – penultima fatica letteraria di Evangelisti – ma che soprattutto approfondisce temi, linguaggio e generi dell’intero ciclo di Eymerich (canonico e non). Inoltre, permette agli appassionati di ragionare in maniera più dettagliata sui personaggi dei romanzi e le loro influenze sullo sviluppo della trama, oltre che sull’evoluzione del personaggio attraverso i romanzi, con una profondità e una professionalità non comuni, traendo spunti dalla Storia, la Psicologia, la Religione e perfino l’Epica.

Una lettura da fare anche solo per ingannare l’attesa tra un romanzo e l’altro!

 

Felice Garofalo
Fin da quando riesce a ricordare è stato appassionato di fumetti, di cui divora numeri su numeri con buona pace dello spazio in libreria, sempre più esiguo. Ogni tanto posa l’ultimo volume in lettura per praticare rigorose maratone di Serie TV, andare al cinema, videogiocare, battere avversari ai più disparati giochi da tavolo, bere e mangiare schifezze chiacchierando del mondo. Gli piace portare in giro la sua opinione non richiesta su qualsiasi cosa abbia visto o letto. Sfoggia con orgoglio le sue magliette a tema.