Marvel, con WandaVision, decide finalmente di fare il tanto atteso salto di qualità, offrendoci una produzione che, dopo i primi minuti, si dimostra molto più matura e concreta rispetto al passato

Disney+ ha finalmente lanciato l’attesissima serie TV di casa Marvel, dando ufficialmente il via alla fase 4 dell’MCU. Due episodi folli, ricchi di sfumature da poter analizzare e che, tra una “Sandra Maximoff” e un “Raimondo Visione”, ci permette di uscire più volte dalla comfort zone di Marvel: WandaVision (dal 15 Gennaio su Disney+).

La Casa Vianello del Marvel Cinematic Universe è un mondo bizzarro, una Pleasantville quiete, piacevole, ma capace di nasconderci costantemente un mistero. Scarlet Witch e Visione si ritrovano catapultati in un immaginario americano di metà anni ’50, tra elettrodomestici all’avanguardia, incontri con i vicini e la classica vita di una coppia americana felice.
Il paesaggio è filtrato da una palette in bianco e nero che, inevitabilmente e volontariamente, ci rimanda a quel tipo di produzione tanto cara alla Hollywood di metà secolo. Ma tra le sfumature di nero e bianco si cela molto di più.

Andando per gradi, però, non possiamo non notare in primis un elemento: La sit-com messa in piedi dalla Marvel è geniale.

Gli espedienti narrativi dello show Disney sono incredibilmente efficaci. Le risate di sottofondo, gli intramezzi musicali a mo’ di jingle, le piacevoli gag della quotidianità. Tutto il contorno ci rimanda costantemente al passato e riesce nell’intento di farci vivere un’esperienza dal piacevole gusto vintage.
I co-protagonisti, oltretutto, aventi  la vulcanica Kathryn Hahn come portabandiera, sono l’ennesimo eccezionale strumento per far funzionare l’intero meccanismo narrativo (e non solo).

La quiete, però, come ci insegna il passato Marvel, viene via via interrotta da momenti di smarrimento. I nostri protagonisti non sono consci di chi realmente siano, di cosa stiano facendo e l’enigma si insidia nella testa dello spettatore prima felice e ora confuso. Lo smarrimento dell’eroico duo influenza anche chi si trova davanti lo schermo, provocando un forte senso di inquietudine.

Su Disney+, WandaVision inizia a prendere delle tinte sempre più cupe, offrendo numerosi possibili scenari futuri di assoluto interesse per gli spettatori. Marvel può arrivare anche a questo? Può realmente incupire anche il coloratissimo universo dei supereroi? Può, con le dovute accortezze, riprendere elementi stilistici anche da serie anni luce distanti dal loro colore?
Dopo i primi trenta minuti di proiezione la minaccia aleatoria che aggrotta lo sguardo sui nostri eroi si inizia a far intravedere. L’ombra del male si espone pian piano, prendendo in prestito anche soluzioni alla Black Mirror.

La scelta di Feige, difatti, è stata fin da subito chiara: WandaVision deve fare da apripista ad un piccolo filone a sé, capace di vivere anche recidendo, in parte, i legami con il passato Marvel al quale siamo abituati.
La bolla narrativa in cui vivono Visione e Wanda è un universo a parte. Un microcosmo dove la realtà Marvel incontra lo stile più maturo che ha caratterizzato Netflix e Prime in questi anni. Un connubio di idee che riesce ad incanalarci sui binari che, inevitabilmente, ci porteranno ad un’evoluzione totalmente inaspettata. È vero, è presto per dirlo, ma le premesse sono eccellenti.

marvel wandavision

A guidarci in questo speciale viaggio  sono, ovviamente, Paul Bettany e Elizabeth Olsen, finalmente premiati con uno spazio dedicato interamente a loro. Le maschere di Visione e Scarlet Witch, in fin dei conti, avevano più volte rubato la scena all’interno delle ultime fasi Marvel, dandoci la sensazione concreta che il duo avesse tanto da offrirci. Feige ci ha creduto, offrendo a Matt Shakman le chiavi del personale mondo dei due Avengers.
Olsen e Bettany si muovono alla perfezione nei vecchi e nuovi abiti, diventati ormai un guanto sui loro corpi. La naturalezza della coppia risalta su tutto e non ci sorprende la loro concreta maturazione e affermazione. Di Bettany avevamo molte più certezze visto il suo passato, ma la Olsen risulta essere la vera scoperta. La giovane attrice convince e stupisce anche in un contesto ricco di contaminazioni e imprevisti, un percorso impervio, quasi teatrale.

Marvel, assieme a Disney, decide di lanciare la bomba WandaVision. Un prodotto maturo, concreto e a tratti sorprendente. La narrazione si evolve con irregolarità, offrendoci un infinito numero di spunti di analisi.
La maturità dello show, pregno di cultura televisiva, si incarna alla perfezione nel talento dei due protagonisti, i quali non perdono l’occasione per mettersi in mostra in un mondo tutto loro.
Se l’MCU aveva deciso di passare ad una fase 4 esplosiva, ci è decisamente riuscito, e noi non vediamo l’ora di scoprire cos’altro bolle in pentola.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.