Dopo l’assaggio dell’Episodio Zero, arriva il primo, vero, DLC di Wolfenstein II!

Schiusasi la camera blindata del Martello di Eva, Wolfenstein II: The New Colossus si appresta ad offrire ai giocatori un piccolo campionario di contenuti aggiuntivi, che tra sfide e DLC promettono di tenerci ancorati ancora a lungo alle sorti dell’ucronia nazista elaborata (con successo) dal team scandinavo di Machine Games. Se le sfide a punti, con il loro fascino retrò dal gusto fortemente arcade non sono proprio alla portata di tutti, ed anzi richiedono una buona dose di pazienza, diversamente i tre DLC narrativi promettono, almeno in teoria, di accontentare un po’ tutti i giocatori, concentrandosi per altro su quei tre aspetti distintivi del gameplay tra cui eravamo stati obbligati a scegliere in un preciso momento della trama del gioco originale. Disponibile da pochi giorni il primo di essi, “Le Avventure di Pistolero Joe”, val la pena ricordare che nessuno di questi DLC vedrà come protagonista il tanto amato B.J., che invece si concentreranno su tre personaggi inediti, tutti diversificati per stile di gioco ed intenti a combattere, come membri della resistenza americana, lo scricchiolante giogo nazista, contemporaneo e conseguente agli eventi di The New Colossus. Prima però un passo indietro.

L’Episodio Zero

Prima di concentrarci su quelle che sono le vicende di questo primo DLC, val la pena segnalare a tutti che in realtà un primo assaggio di contenuti aggiuntivi si era già avuto proprio allo schiudersi della succitata camera blindata, nulla più che una sala al secondo piano del corridoio centrale del Martello di Eva in cui è possibile accedere, direttamente in partita, ai contenuti aggiuntivi (sfide incluse). A circa una settimana dall’uscita del gioco Machine Games decise infatti di rilasciare le tanto attese arene di sfida, nulla più che la riproposizione dei livelli del gioco con in più la meccanica dei punti, trasformando quindi Wolf 2 da titolo narrativo a emulo, per altro riuscitissimo, dei vecchi sparatutto da sala in salsa arcade, a base di punti e istant death. Insieme ad essi, fu però rilasciata anche una sorta di demo o, più precisamente, un “Episodio Zero”, nulla più che una chance di dare uno sguardo alle premesse ludiche dei tre episodi narrativi dei rispettivi DLC che, grazie a questa sorta di demo gratuita (per altro val la pena dirlo: ottima e graditissima idea), gettavano le basi narrative dei tre personaggi in poco più di una mezzoretta di gioco. Con Episodio Zero ci sono stati quindi presentati: il quarterback professionista Joseph “Pistolero Joe” Stallion, la letale spia e assassina, ex agente O.S.S. (Office of Strategic Services), Jessica Valiant, e il granitico e sbrigativo Capitano dell’esercito americano Gerald Wilkins.

Episodio Zero offre la possibilità di provare tutti e tre i personaggi, per mezzo di piccole sessioni di gioco (per altro estrapolate dal prodotto finale), concentrate sull’uso di quelle che sono le peculiarità dei tre protagonisti, ognuna delle quali ereditata dal gameplay originale di Wolf 2. In sintesi, ognuno dei tre personaggi dispone di uno dei tre alberi abilità di Blazko, così come ci vengono proposti nel momento della trama principale in cui Seth ci offrirà di riparare uno dei tre “gadget” reperiti dalle forze militari naziste. Sicché con Pistolero Joe potremo sperimentare le medesime abilità offerte dall’Ariete, congegno che aumenta la resistenza e la forza fisica e che permette di sfondare muri e coperture fragili a colpi di spallate. Con Morte Silenziosa potremo sgattaiolare in cunicoli particolarmente stretti, potendo anche contare su dei passi particolarmente silenziosi. Mentre con Wilkins avremo la possibilità di utilizzare il “Kampwanderer”, nulla più che due prolungamenti attaccati alle nostre gambe con cui potremo piazzarci in posizione soprelevata o, ovviamente, scavalcare facilmente certi ostacoli. Sebbene ogni abilità sia, come detto, estrapolata dal gameplay originale, Machine Games ha ben pensato di mettere su per ogni personaggio una serie di perk passivi legati non tanto al gadget in questione, quanto alla personalità dei tre personaggi, creando quindi non dei semplici emuli di B.J., ma dei protagonisti a tutto tondo, con anche la possibilità di potenziare alcune abilità di base con il progredire della missione. Premessa bellissima, non c’è dubbio, peccato che nulla di tutto ciò si sia dimostrato, per ora, davvero determinante. Se già con Episode Zero il gameplay offerto era così stringato e “veloce”, da non dare spazio né a narrazione, né a chissà quale vezzo di gameplay, come scoprirete neanche Le avventure di Pistolero Joe riesce, per quanto ci tenti, a conseguire un risultato apprezzabile di quanto visto e giocato durante la seconda campagna di Blazko.

Questo perché tanto la demo, quanto il primo DLC risultano così asciutti e rarefatti da non richiedere grande pianificazione o strategia. In sintesi, per quanto ci sia stata la buona volontà di creare dei personaggi, in qualche modo, inediti, a conti fatti l’esperienza di gioco è così stringata da non poterne poi esprimere il potenziale. La cosa nell’Ep Zero è particolarmente evidente per il primo e il terzo capitolo (quelli con protagonisti Joe e Wilkins), in cui lo sforzo è stato così piccolo da parte del team di sviluppo da non concedere altra illusione che di giocare un piccolo livello con una reskin del tanto amato B.J.. E questo, ovviamente, è male.

Le Avventure di Pistolero Joe

Ma Episodio Zero non è stato solo un antipasto ludico, ma soprattutto narrativo. Questa sorta di demo, o se preferite, di “introduzione”, ci aveva infatti chiarito le idee in merito al profilo narrativo della vicenda, giustificando così la controversa (ma apprezzabile) scelta di mettere da parte l’iconico B.J.. E così tutti i DLC, chiamati nel loro insieme “Le Cronache della Libertà”, daranno in qualche modo continuità agli eventi di Wolf 2, nella misura in cui tratteranno degli eventi relativi alla resistenza anti-nazista, ideologicamente scoppiata proprio con il finale della campagna principale. In realtà i tre episodi altro non sarebbero che racconti distinti facenti parte di un’unica opera, un libro per la precisione, a firma del controverso e “infame” scrittore americano, il sovversivo Curtis Everton, lasciandoci intendere che i tre racconti potrebbero essere tanto fittizi; scritti dall’autore per infervorare la resistenza anti nazista, quanto delle pseudo biografie di tre personaggi realmente esistenti (o esistiti) nell’universo di Wolfenstein. Come sia sia, questa giustificazione metanarrativa cerca anche di dare un senso alla scelta, abbastanza discutibile, di narrare le vicende tutte per mezzo non di video con motore di gioco, o pre-renderizzati, come accade insomma nel gioco originale, ma per mezzo di tavole disegnate e statiche, in uno stile fumettistico di primi anni ’60. L’idea sarebbe probabilmente quella di rappresentare il tutto come illustrazioni (e annesse grafiche di promozione) del volume in questione, purtroppo però il risultato, per quanto ideologicamente apprezzabile, è scarno e poco appagante, con la risultante di una narrazione a tratti sciatta e decisamente in controtendenza rispetto al bellissimo lavoro originale. Ma di questo parleremo dopo.

Passando al succo de “Le Avventure di Poistolero Joe”, il protagonista della vicenda è ovviamente l’omonimo quarterback già introdotto con l’Episodio Zero. Joseph Stallion è un ex giocatore professionista di football, sport che il regime nazista in America ha soppiantato con il più “ariano” Uberbowl, attività che sembra riprendere le regole del calcio, annesse alla fisicità del football americano. Uomo di colore, scampato alle miniere di carbone solo per essere sfoggiato come “marionetta” in campo a vantaggio della supremazia ariana, Joe vive nel terrore per qualche tempo finché, proprio sul campo della finale contro la squadra tedesca (ovviamente pilotata a vantaggio dei nazisti), si ribella, finendo così arrestato e imprigionato nel carcere sotto la guida del Capitano Roderick Metze, tecnicamente un dentista americano, in realtà ennesimo gerarca nazista con la passione per gli esperimenti sulle cavie umane. La nostra missione sarà quindi, in primis, quella di fuggire dalla nostra cella, per poi partire alla caccia di Metze, uomo a cui Joe sembra in qualche modo legato, e di cui ovviamente bramiamo la morte.

Le Avventure di Pistolero Joe si divideranno così in tre piccoli capitoli, ognuno dei quali privo di missioni secondarie, ma non di collezionabili e trofei, per un’esperienza di gioco totale che, senza i fronzoli del collezionismo, può essere portata a termine in poco più di un paio d’ore (ovviamente prescindendo dalla selezione della difficoltà che può prolungare o addirittura stringere la forbice dei minuti di gioco necessari al completamento). Le meccaniche, come anticipato, sono le medesime del gioco base, con la differenza che se B.J. poteva scegliere, nel corso della seconda metà del gioco, un particolare ramo di specializzazione bellica (per poi eventualmente sbloccarli tutti), con Joe ci beccheremo direttamente quello relativo alla “classe” Ariete, costituendo nulla più che un autentico browler del campo di battaglia, giustificando il tutto con il passato da professionista del campo da football. Con Joe potremo quindi abbattere muri, porte di ferro, e ovviamente prendere a spallate mortali i nazisti, che non disegneranno di cadere al suolo anche per mezzo dei poderosi pugni dello stallone del football, che con i suoi punti armatura addizionali sembra nato più per le risse a pistolettate che per correre dietro ad un pallone. Bello, bellissimo, se non fosse che ogni buon proposito si va arenando abbastanza rapidamente. Se per B.J. l’uso degli equipaggiamenti del Reich era appannaggio di uno stile di gioco non lineare, complice anche gli articolati dedali di livelli architettati dal team di sviluppo, per Joe tutto è più semplice e diretto, e per quanto gli ambienti si sforzino di richiamare un minimo ai meravigliosi (ed ampi) respiri del gioco originale, tutto finisce per essere così piccolo e limitato da non dare al giocatore tutta quella scelta che, invece, il DLC sembrerebbe voler promettere ed offrire. In sintesi se sparare in Wolfenstein è sempre bello, chiassoso ed appagante. Tutto quello che non è il ritmo del run&gun è terribilmente sacrificato sull’altare della brevità. Livelli più piccoli, situazioni secondarie del tutto inesistenti, variazioni esplorative ridotte all’osso. Ovviamente in quest’ottica un’abilità come quella di Joe si riduce, semplicemente, al divertirsi ad “investire” come dei tori i nemici. Ma tutto considerato rischierete di meno, e giocherete meglio, semplicemente giocando senza troppi fronzoli, così come forse avreste fatto con lo stesso B.J.. Il punto è che, salvo qualche abilità passiva del tutto superflua, sia in termini di level design che di obiettivi di missione, Pistolero Joe, pur col suo prezzo abbordabilissimo di 9.99€, non offre davvero nulla di diverso, o anche solo appagante, che sia paragonabile a quanto giocato in Wolfenstein II. Verrebbe da dire che l’esperienza è sovrapponibile, ma in realtà Blazko poteva vantare momenti dal ritmo adrenalinico e forsennato, cosa che per esempio Joe cerca di scimmiottare nel corso della sua avventura, ma senza mai cogliere davvero l’essenza del titolo originale. Si ok, non mancano situazioni con un numero di nemici veramente esagerato pronto a farci la pelle, ma l’impressione è sempre quella di trovarsi in una arena di sfida, più che in un articolato livello story driven, col paradosso che almeno nelle sfide si concorre per un punteggio e, dunque, un primato con conseguente soddisfazione.

Perché in fin dei conti è doloroso ammetterlo, ma neanche l’idea alla base de Le Cronache della Libertà riesce a salvare le sorti di Pistolero Joe. Per quanto il pensiero di tre protagonisti diversi, con altrettante motivazioni e le più disparate situazioni fosse effettivamente interessante (e forse anche indovinato), a conti fatti la resa generale è così povera e fiacca da lasciare più amareggiati che esaltati. Il disappunto principale sta proprio nella trama, e nelle modalità con cui questa viene narrata. Machine Games si era dimostrata impeccabile nel tratteggiare il proprio racconto, pur mantenendolo sopra le righe come da tradizione id Software. Ci saremmo aspettati che anche questi DLC avessero avuto la stessa attenzione, la stessa verve, o quanto meno la stessa spettacolare messa in scena. Scegliere, invece, di affidare il tutto a delle tavole statiche (anche un po’ bruttine a nostro giudizio) è invece un po’ demotivante, e fa perdere al racconto parte del suo mordente. Non bastasse, si è persino scelto di non animarle, con quelle che potevano essere le più recenti innovazioni nel campo del motion comic, e il risultato è più anacronistico che “vintage”, come invece il contenuto ambirebbe ad essere. Considerato che siamo in casa di chi ha riscritto almeno 20 classici della musica d’epoca per adattarli all’ideologia nazista, il tutto per il solo gusto di cesellare la campagna del gioco originale, avremmo gradito, o meglio avremmo desiderato, quel tocco di classe che avrebbe permesso a questi DLC di diventare il companatico perfetto per la storia principale. E qui bastava poco: bastava una buona storia. Invece, per come è proposto, Le Avventure di Pistolero Joe racconta poco e male, gettando alle ortiche quei pochi spunti interessanti con cui, francamente, non occorreva poi molto per fare di più. Considerata anche una durata molto risicata, il DLC risulta un contenuto con poco fascino e pochissimo stile, quasi spurio se si considera la bellezza e la ricchezza della serie originale.

Verdetto

Episodio Zero non ci aveva particolarmente convinto, ma speravamo che data la sua natura di “demo”, le nostre impressioni sarebbero state in qualche modo sovvertite dai veri e propri contenuti aggiuntivi di Wolf 2. Purtroppo così non è stato. “Le avventure di Pistolero Joe” è sì un contenuto che per chiasso e attitudine segue i passi del meraviglioso gioco originale, ma in fin dei conti è doloroso rendersi conto che il tutto si limiti a qualche premessa, ed a tanto fumo negli occhi. Nella realtà dei fatti, le due ore scarse atte a completare l’episodio vi lasceranno con molto amaro in bocca. In primis per una narrazione frettolosa e raffazzonata, quasi spuria se si considera l’eccezionale lavoro a cui Machine Games ci aveva abituati. Non sarebbero un problema le tavole statiche atte a narrare le avventure di Joe, ma il punto è che qui manca quello stile, quell’estro, finanche quel mordente con cui il team ci ha abituati in non uno, ma ben tre titoli sequenziali (perché sì, quello stile c’era persino in The Old Blood). Ci saremmo aspettati qualcosa in più e seppur è vero che mancano ancora due uscite alla fine dei giochi, questa mini campagna così frettolosa e mal articolata non ci lascia ben sperare sulla buona riuscita dei progetti futuri. Paradossalmente ci si diverte molto di più con le sfide a punti. E quelle sono persino gratuite.