Riscopriamo uno degli autori cinematografici underground più interessanti degli ultimi anni: Steven Craig Zahler

Oggi vi parlerò del lavoro di Steven Craig Zahler, ovvero il regista di Bone Tomahawk, Brawl in Cell Block 99 e Dragger Across Concrete-Poliziotti al limite. Si tratta di tre film bellissimi, imprescindibili allo stesso modo, che vanno consigliati tutti. Piuttosto che entrare nel dettaglio di ognuno di essi, cosa francamente inutile e forse addirittura controproducente vista la loro capacità di colpire allo stomaco proprio lo spettatore ignaro, è più interessante parlare della poetica di questo regista che accomuna i suoi attuali 3 film da regista, sceneggiatore, e addirittura compositore.

Tanto se non li avete visti, non c’è niente di meglio che buttarsi alla cieca nelle livide storie di Zahler, mentre se li conoscete, è solo un modo per trovare insieme il filo conduttore che anima e raggruppa la sua filmografia intorno a una precisa prospettiva autoriale.
Perché quindi, sono interessanti i film di questo autore statunitense? Beh innanzitutto perché sono film di genere diversi di cui Zahler conosce molto bene gli stilemi, essendo lui anche un romanziere che si è mosso in diversi campi. Abbiamo un western (Bone Tomahawk), un prison movie (Brawl in Cell block 99) e un poliziesco (Dragger Across Concrete –Poliziotti al limite).

Il cinema di Zahler è visivamente asciutto ma dettagliato, diretto ma dal ritmo compassato, che lavora molto sulle immagini, in cui nessuna scena è superflua. Anche quelle che apparentemente potrebbero sembrare troppo prolisse, ci offrono in realtà sempre uno scorcio fondamentale per imprimerci sensazioni e impliciti dettagli sulla scena e su chi la anima in quel momento.
Usare un genere popolare è ideale per raccontare storie focalizzate sui suoi protagonisti. Grazie ai canoni universali del filone di turno è possibile focalizzare lo sguardo sulle atmosfere, sul microscopico, lasciando intendere che dietro c’è un mondo molto più grande, un background mai raccontato, un passato accennato ma tangibile per dar concretezza ai personaggi, i quali sono al centro del cinema di Zahler.

Figure sottilmente sfaccettate, spesso da interpretare grazie ai gesti più semplici, battute sibilline, con una caratterizzazione raramente didascalica. Personaggi grigi mossi da una apparente nobiltà d’intenti la quale proietta il loro operato verso una qualche forma di altruismo che presto o tardi si trasforma in dubbia morale nel momento in cui gli eventi precipitano. Sì perché Zahler è il regista della degenerazione, dell’escalation verso l’inferno. Una soleggiata prateria che si trasforma nelle cupe grotte in cui dimorano spietati cannibali. Una prigione che diventa sempre più profonda, oscura, marcescente. La crepuscolare notte metropolitana che diventa una letale trincea di piombo e sangue.

Zahler rifiuta l’approccio manicheo alle storie che mette in scena. L’eroismo e l’epica esistono in un certo modo nella sua poetica, ma sono sempre distorti dalle circostanze. Lo sceriffo Hunt, il galeotto Thomas, i poliziotti Ridgman e Lurasetti si lanciano nelle loro imprese con spirito intrepido senza sapere dove questo li porterà. E la risposta del regista è sempre la stessa: nei guai fino al collo. Bene e male si mischiano per arrivare sempre e comunque al caos, alle conseguenze di azioni che sono solo questo, conseguenze, brutalmente imparziali, spogliate dalla morale, dalla ricerca di un senso più alto. Esemplare in tal senso è tutta la parentesi narrativa dedicata al personaggio di Jennifer Carpenter in Poliziotti al limite.

La storia di questi film finisce dove semplicemente trova la sua naturale conclusione, dove l’esistenza dei protagonisti smette di avere senso nella loro dimensione filmica, senza alcuna appendice che voglia darci una visione più ampia.
Un cinismo di fondo che ricorda la realtà senza filtri in cui viviamo, a cui però Zahler dà una certa verve grazie a protagonisti intriganti e carismatici. Il lavoro con gli attori per arrivare a questo è importantissimo, interpreti come Kurt Russel e Mel Gibson vengono valorizzati nelle loro attitudini al meglio, altri come Vince Vaughn riescono a tirare fuori incredibili e peculiari potenzialità. Anche i comprimari sono frutto di un casting attento e non è un caso se spesso attori come Don Jhonson, Jennifer Carpenter o Fred Melamed tornano più volte in film diversi. Zahler dà incredibile importanza alla fiducia instaurata con essi e alla loro personalità proprio perché i suoi film sono prima di tutto storie di personaggi prima che di eventi, e l’occhio è sempre e completamente fisso su di essi.

Nel trittico di lungometraggi presi in esame il grande dramma (che si concede sovente anche una velata ironia), la generale dilatazione della calma prima della inevitabile tempesta, il complesso costrutto emotivo sui personaggi, sempre piuttosto implicito, si contrappongono alla violenza esasperata, esagerata e spesso volutamente fintissima, che immancabilmente ad un certo punto entra in scena sempre a gamba tesa. Un tripudio di sangue e splatter ipertrofico che dietro la più esplicita finalità d’intrattenere, diventa quasi allegoria dell’inferno in cui vivono i personaggi. In Bone TomeHawk, Brawl in Cell Block 99 e Poliziotti al limite la morte assume diverse forme a seconda della situazione, può essere qualcosa di “giocoso” iperbolizzata nel gore più completo, o può essere repentina e crudelmente impietosa.

Di sicuro risulta sempre efficace, perché la brutalità arriva sempre diretta, forte e talvolta inaspettata come uno schiaffo in faccia. Il posticcio estetico quindi compensa il pessimismo narrativo e rende i film di Zahler in qualche modo emotivamente digeribili, talvolta anche divertenti, e perché no, anche intellettualmente stimolanti, pur nella estrema e sincera semplicità delle loro premesse.
Insomma, recuperate le opere di Steven Craig Zahler perché nella scena del cinema indipendente e dei cosiddetti b-movie, è tra la roba più interessante uscita negli ultimi anni.. Se siete amanti del buon cinema non patinato, Non ve ne pentirete.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!