Da Zero a 600 in tre secondi…

I veri nostalgici nintendari hanno nel cuore un gioco vecchissimo, tosto, veloce e tamarro in quella maniera colorata e fumettosa come solo i vecchi titoli Nintendo sapevano essere. Quel gioco se lo portano dietro da anni e ne urlano a gran voce un maledetto seguito anche sulle console casalinghe odierne: ci riferiamo a quel piccolo capolavoro che fu F-Zero per Super Nintendo che, secondo alcuni storici dei videogame, introdusse il concetto di corse futuristiche. Purtroppo non siamo qui a parlarvi di un nuovo capitolo per Wii U della celebre saga di Captain Falcon, ma sedetevi lo stesso comodi, allacciate le cinture perché qui abbiamo Fast Racing NEO, un prodotto che ha alle spalle degli sviluppatori innamorati del vecchio capolavoro Nintendo.

Velocità Smodata

Fast Racing Neo prende per intero il concept di F-Zero e lo traspone preciso e conciso nel 2015. Dietro questo progetto c’è la software house tedesca Shin’en Multimedia, che dalla sua base a Monaco imbastisce una piccola perla di velocità e precisione, senza fronzoli, senza ammennicoli: solo puro gameplay, spezzaossa, chiassoso, ridotto all’essenza più cristallina. FRN è il racing game per eccellenza, dal gameplay conglomerato in pochissime semplici regole: con un tasto di accelera e con un altro si frena, e non manca il boost che si carica raccogliendo delle sfere di energia lungo i percorsi. L’unica vera eccezione alla linearità più totale è lo switch di fase. In pratica: i tubi di scappamento del nostro veicolo possono brillare di colore arancio o di colore blu; allo stesso modo lungo i vari tracciati ci sono delle corsie colorate di arancio e di blu e se ci si passa sopra con il colore corrispondente, il risultato è il turbo, altrimenti il mezzo viene frenato.

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Se per descrivere il gameplay di questo gioco ci sono volute appena tre righe, cosa c’è di tanto entusiasmante? Di tanto eclatante? In realtà è proprio questa semplicità e immediatezza che fa di FRN un gioco dannatamente divertente, di quelli magnetici, che ti si appiccicano alle dita e non vorresti mai staccartene. Iniziare la prima gara significa già familiarizzare con i comandi, che diventano naturali dal secondo giro. In questo modo, la concentrazione si sposta verso i tracciati, verso le curve strette e i salti siderali, si comincia a pensare a come migliorare e a come far mangiare la polvere agli avversari… il tutto a 500 mph!

Il gioco offre una serie di quattro Coppe, a difficoltà crescenti con quattro circuiti tra cui destreggiarsi. Classificarsi nelle prime tre posizioni è essenziale e propedeutico alla partecipazione all’evento successivo. Tutto questo viene poi ripetuto per tre livelli di difficoltà crescente, da quello standard a quello expert. I cambiamenti non riguardano solo l’IA dei piloti e l’aggressività delle loro manovre, ma impatta violentemente sulla velocità del gioco, che raggiunge delle vette assurde nel livello massimo di difficoltà. Giocare nella Hyperosnic League (il livello per esperti) metterà a dura prova li riflessi e la pazienza anche dei giocatori più tosti. Il livello di difficoltà è tremendo, spietato per certi versi, dove ogni minimo errore si paga caro e la conoscenza delle piste è imprescindibile per riuscire a lottare per un posizionamento decente.

Se invece volete allenarvi, cercare di capire il circuito, imparare ogni singola curva a memoria, esiste la modalità Time Trial, in cui dovrete vedervela con i tempi degli sviluppatori e cercare di batterli.

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Z(H)ero Mode

Ve l’ho ripetuto in continuazione: FRN è veloce, immediato, anche se profondamente stratificato come stile di guida, un gameplay ridotto all’essenza del racing più sfrenato, ma quel che non vi ho detto finora è che è un gioco dannatamente difficile. Sì, è tosto. Non ci sono mezze misure. Si capisce subito cosa bisogna fare per giocare, si prende dimestichezza con in comandi già dopo un’oretta, ma ‘SAPER GIOCARE’, beh, quella è un’altra storia.

Gli avversari sono cattivi e bastardi, come è giusto che sia, la velocità è pazzesca e i tracciati sono stati creati ad arte per essere estremamente tecnici. A questo aggiungiamo anche la presenza di ostacoli in mezzo alla pista, il problema dello switch di fase e otteniamo un bel mix di ingredienti subdoli e fastidiosi (in senso buono). Il livello di concentrazione richiesto per affrontare ogni singolo circuito è estremo, gli occhi incollati allo schermo, il respiro calmo e le mani saldamente artigliate sul pad.

E come se non bastasse, i ragazzi di Shin’en Multimedia hanno impacchettato solo per i più duri la modalità Hero, il vero inferno. Innanzitutto correrete a velocità Hypersonica, oltre 700 mph di base più i boost… Poi, tutti i circuiti che affronterete saranno la versione mirror di quelli standard, quindi se per caso vi eravate abituati a certe curve e conoscevate alcune scorciatoie, allora preparatevi a dimenticarle… Se non vi basta, per passare alla gara successiva dovete PER FORZA classificarvi in PRIMA POSIZIONE. Sembra tosta, eh? Beh, non è finita, dannazione: la vostra barra del turbo corrisponde anche alla vostra vita. Una volta esaurita, un colpo, una sportellata vi distruggerà e buonanotte!

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Già scriverlo mi mette i brividi, immaginate come deve essere frustrante giocarlo in prima persona: una sfida che va oltre la umana sopportazione, dove solo il vero videogiocatore sopravvive e ne esce vincitore. In un certo senso sembra di essere tornato indietro, ai tempi di quell’F-Zero GX per GameCube che era un incubo maledetto che ancora popola i miei sogni infranti di videogiocatore. Effettivamente l’Hero Mode rappresenta il vero fiore all’occhiello di tutto il gioco, il sunto perfetto che racchiude tutta la devozione che i ragazzi tedeschi nutrono nei confronti dei mostri sacri del genere (sia F-Zero che WipeOut). E ancora di più è emblematico che questa modalità venga sbloccata solo per chi ha investito tempo e dedizione, come una sorta di premio oscuro e malvagio. Siate tenaci e caparbi, ne vale davvero la pena.

Qualcosina in più

Dopo il piacere dello studio del gioco, inizia il perfezionismo, il desiderio onanistico di frantumare i record, di sbloccare nuove macchine e nuovi tracciati. E nella cosiddetta fase endgame, il titolo mostra forse la sua debolezza, il suo tallone d’Achille: un’offerta di divertimento forse limitata ed effettivamente un po’ scarna. Ci sono 16 circuiti più le controparti mirror e nient’altro. Le opzioni sono pochissime, non esiste un vero story mode (anche se non se ne sente effettivamente la mancanza), non è prevista la customizzazione dei veicoli e anche questi sono una decina.

Per rinverdire le partite esiste una modalità multiplayer locale fino a quattro giocatori in split screen. Ci si diverte, decisamente, e il gioco mantiene le sue promesse di velocità e tecnicismi. L’unica cosa che ci ha lasciati un po’ perplessi è che i programmatori hanno optato per una divisione classica dello schermo, senza inserire la possibilità di sfruttare lo schermo del gamepad. Magari per le sfide uno contro uno sarebbe stato perfetto: il player 1 sul paddone e lo sfidante sul televisore.

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Esistono anche le gare online, strutturate in partite mondiali e partite contro gli amici, il tutto molto easy e immediato. Il matchmaking è veloce, anche se la scelta del circuito è molto criptica e non lascia spazio alle decisioni dei giocatori. Tra l’altro non è possibile scegliere la categoria e il livello di velocità in cui si vuole giocare.

Certo queste mancanze devono essere prese per quello che sono: opzioni che solitamente troviamo in titoli tripla A, blasonati e supportati da fior di denaro contante. Pensate per un attimo che qui abbiamo un arcade, un gioco indie (Nindie, come si dice a Kyoto), sviluppato da un piccolo studio europeo. Forse se messo in questa prospettiva, il prodotto assume un nuovo valore.

Vento tra i capelli

Non possiamo terminare l’analisi di Fast Racing NEO senza soffermarci sul comparto tecnico. Il motore che fa girare tutto è strabiliante: le gare in single player scorrono lisce mantenendosi su un granitico framerate di 60 fps, in cui si inscrivono effetti speciali, effetti di distorsione, affetti atmosferici e background animato. La fluidità di guida è encomiabile così come la risposta ai comandi, precisa e ben tarata. I mezzi rispondono in maniera differente alle sollecitazioni, rifacendosi alle statistiche di peso, accelerazione e velocità massima, in maniera da poter diversificare l’esperienza di gioco.

La grafica in generale è molto pulita e ben realizzata, ben calata nel contesto delle gare futuristiche, ricca di dettagli, dettagli che si perderanno in ogni modo mentre sfrecciate a 1000 mph e di cui godranno solo i vostri spettatori. Il dettaglio grafico viene un po’ sacrificato nel multiplayer in locale e in parte anche in quello online, a favore della fluidità e della velocità di gioco, così che l’esperienza di guida non venga rovinata neanche quando si è in tanti ad accalcarsi davanti al televisore.

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Il design delle automobili è purtroppo abbastanza telefonato, molto più che ispirato ai capisaldi delle scorse generazioni di console, ma questo noi lo vediamo come un atto di amore più che come un plagio…

Un discorso a parte dobbiamo fare per le piste: sono assurde! Enormi! Convolute e contorte. Insomma, sono magnifiche. Le ambientazioni fantascientifiche ed aliene si sprecano, i tocchi di classe sono innumerevoli e spaziano da enormi vermi della sabbia che emergono giganteschi e saltano da una parte all’altra della carreggiata, asteroidi in rotta di collisione, astronavi che planano sollevando polvere, cascate rombanti, ce n’è davvero per tutti i gusti. La stessa cura è stata poi riversata anche sulla struttura dei circuiti stessi, avendo in mente un modello di guida ad altissima velocità: le curve sono ben calibrate, così come i salti e non mancano le strade alternative e le piccole scorciatoie per rendere il tutto più affascinante.

Il sonoro è invece nella media, con una serie di tracce martellanti dal sapore tamarro ed elettronico che accompagnano le azioni in gara. Certo, dopo un po’ si avverte la ripetitività delle varie musiche e si cerca di metterle quanto più lontano dalla sfera di percezione, però purtroppo sono lì e in un certo senso, a lungo andare, possono addirittura inquinare le partite.

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.