We Want You! Sette personaggi dei comics con incarichi in politica

La politica è un argomento sempre presente nei comics americani: basti pensare a personaggi come Captain America e Iron Man, nati per chiari fini propagandistici.

Per i lettori statunitensi il fumetto è parte integrante della politica. Lo abbiamo visto raccontando la storia dell’integrazione razziale attraverso il fumetto. E, tristemente, lo abbiamo visto a Capitol Hill lo scorso 6 Gennaio, dove i simboli di Cap e del Punitore hanno fatto la loro comparsa tra i manifestanti che hanno preso d’assalto il simbolo della democrazia statunitense.

Un filo rosso lega saldamente quindi il comic a stelle e strisce e la politica. Cosa che, molto spesso, ha costituito per gli sceneggiatori un’ispirazione per tessere le proprie trame. Alle volte come semplice spunto comico, altre come vera e propria riflessione sulla situazione interna degli USA. Ci riserviamo per il futuro la possibilità di parlare più approfonditamente di questi aspetti.

Nel frattempo, in occasione dell’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, vogliamo condividere con voi alcuni episodi in cui gli eroi hanno abbandonato la lotta al crimine per dedicarsi alla politica. Anzi, non solo gli eroi. Perché, molto spesso, anche i villain hanno deciso di scendere in campo e farsi largo alle urne.

Rinnovate la tessera elettorale e controllate bene i programmi dei vostri partiti, perché andiamo a cominciare.

1 – Captain America Ultimate: Presidente degli Stati Uniti d’America (Ultimates Vol. 1 #16)

Parlando di personaggi a stelle e strisce in politica, iniziamo con quello più a stelle e strisce nella storia dei comics. L’idea che Cap possa diventare presidente è una delle suggestioni maggiormente presenti nei fumetti. Oggetto di diversi What If, trova compimento nel 2012. Certo, non è esattamente lo stesso Steve Rogers: la versione Ultimate del Capitano è piuttosto conservatrice in confronto a quello che abbiamo conosciuto nell’universo Marvel principale e sul grande schermo.

Nell’universo Ultimate abbiamo visto il presidente Barack Obama morire in seguito alle macchinazioni di Reed Richards (non fate domande, è una storia molto lunga). Diviene così presidente John Howard, il quale tuttavia abbandona la carica nel bel mezzo di una crisi, lasciando di fatto campo libero a Rogers per il proprio giuramento.

Nonostante le sue attitudini poco progressiste Rogers si dimostra un degno presidente in un momento di fortissima crisi. La nazione è spaccata e nel bel mezzo di una guerra civile, conclusa solo con il massiccio intervento degli Ultimates. Il doppio ruolo come Captain America e come Presidente costerà tuttavia caro a Rogers: spesso impossibilitato ad agire, sarà costretto a dare le proprie dimissioni per poter tornare operativo al fianco degli altri eroi.

2 – Cable: Presidente ad interim del Rumekistan (Cable & Deadpool Vol. 1 #29)

Ebbene, sì. Anche Cable a un certo punto ha deciso di fare concorrenza al Dottor Destino ed è diventato “presidente” di uno stato dell’ex Unione Sovietica. Siamo in Rumekistan, nazione conosciuta dai lettori Marvel sulle pagine di Cable & Deadpool.

Ben lungi dall’avere una propria stabilità politica (cosa comune a quasi tutta l’est Europa nei comics), questo ridente borgo noto per le guerre religiose può vantare una tradizione di personaggi in costume al governo degna di Latveria.

Spezzabandiera, storico nemico di Cap e leader della U.L.T.I.M.A.T.U.M., si trova improvvisamente a capo della nazione (più per caso che per virtù) dovendo fare i conti con una ferocissima opposizione interna. Proprio i suoi nemici assolderanno Domino per ucciderlo, compito che l’assassina mutante porterà a termine senza problemi. A quel punto Cable si rivelerà come leader della resistenza, ritrovandosi come presidente pro tempore della nazione.

Una carica che terrà per relativamente poco tempo. La Guerra Civile dei Supereroi incombe e Cable si schiererà contro l’Atto di Registrazione, affiancando la fazione di Captain America.

3 – Joker: ambasciatore dell’Iran (Batman Vol.1 #429)

Se cercate un momento con un altissimo fattore WTF, una di quelle volte in cui sorge l’istinto di chiudere l’albo, andare allo specchio e chiedere al proprio riflesso “cosa diavolo ho appena letto?“, eccolo.

Il Joker ambasciatore dell’Iran. Forse è meglio se lo scriviamo ancora una volta: il Joker è stato ambasciatore della repubblica islamica dell’Iran. Prendetevi un momento per realizzare la cosa.

Siamo nel ciclo “Una morte in famiglia“. Il giullare del genocidio ha da poco rapito, pestato a morte e fatto saltare in aria Jason Todd, il secondo Robin, lasciando in Batman un grandissimo desiderio di vendetta. Scoperto un indizio sul luogo del delitto, Batsy andrà a New York per catturare il nemico di sempre. Ma con sua grande sorpresa si troverà davanti Superman.

L’Uomo d’acciaio lo fermerà, impedendo la sua vendetta: Joker ha infatti ottenuto l’immunità diplomatica. Una qualsiasi azione contro l’ambasciatore designato dall’Ayatollah Ruhollah Khomeini implicherebbe un incidente con l’Iran che gli USA non possono permettersi.

E qui abbiamo uno dei momenti più surreali e memorabili nella storia del Joker. Il pagliaccio principe del crimine tiene un discorso all’assemblea delle Nazioni Unite, sostenendo di avere molto in comune con i leader della grande nazione dell’Iran: la follia, la scarsa comprensione dell’opinione pubblica e la passione per i piatti a base di pesce! Questo poco prima di rivelare una bombola di gas mortale e cercare uccidere l’intera assemblea. Tipico del Joker!

4 – Iron Man: Segretario della Difesa degli Stati Uniti (Iron Man Vol. 3 #78)

Nella continua scalata al potere di Tony Stark, questo è forse il momento di massimo splendore. Una posizione di primo piano nel governo degli Stati Uniti, arrivata più per necessità che per virtù.

Siamo nel 2003, nel corso del ciclo The Best Defense. L’esercito, come al solito, cerca di mettere le mani sui precedenti modelli dell’armatura di Iron Man. Il motivo? Stark non avrebbe brevettato la tecnologia, che quindi spetta al Governo degli Stati Uniti, in base agli accordi presi durante la Guerra delle Armature.

Se vi state chiedendo il perché di questo accordo sappiate che all’epoca Tony era leggermente fuori di testa. Dopo aver subito un furto della propria tecnologia, iniziò a colpire non solo i criminali, ma anche gli affiliati del governo che utilizzavano armature basate sulle sue idee. Concedere almeno la speranza al governo di mettere mano sull’armatura di Iron Man era il minimo per riappacificare le parti.

Tony deve correre ai ripari. Non trovando un appiglio legale, decide di concorrere per la carica vacante di Segretario della Difesa. Vincendo. Anche in questo caso Tony non manterrà molto a lungo la carica. Nel bel mezzo della sua follia Scarlet penserà bene di sconvolgere la mente di Stark al punto di farlo sentire ubriaco. A fronte della minaccia di trasformare Latveria in un Luna Park di fronte all’assemblea plenaria dell’ONU, il presidente Bush chiederà le dimissioni di Tony su un piatto d’argento. Cosa che porterà con sé anche una crisi economica per le Stark Industries e l’impossibilità a Tony di finanziare ancora i Vendicatori.

5 – Lex Luthor: Presidente degli Stati Uniti d’America (Superman: Lex 2000 Vol. 1 #1)

C’era da aspettarselo. A forza di rincorrere il controllo del pianeta con mezzi sempre più improbabili e alleandosi con personaggi discutibili, Lex Luthor deve aver compreso come la politica fosse la strada più breve (anche nei comics). Forte di un consenso elettorale mai visto prima per la ricostruzione di Gotham City in seguito a un terremoto, Luthor ottenne una maggioranza schiacciante, venendo eletto Presidente degli Stati Uniti. Il momento che fece perdere l’innocenza a molti lettori di Sups, e che costituì il motivo di una sghignazzata da antologia per quanti non avevano mai sopportato il boy scout volante del Kansas.

Luthor governò gli States senza badare troppo al conflitto di interessi. Pur completando la ricostruzione di Gotham in appena sei mesi, approfitterà della cosa per prendersi diversi lotti di terreno favorevoli per i suoi affari. Questo causerà la fine dei rapporti tra il Governo degli Stati Uniti e la Wayne Enterprises, ma Lex prenderà la cosa con filosofia. Farà incastrare Bruce Wayne per omicidio, braccandolo come un animale.

Allo stesso tempo, grazie all’enorme quantità di materiale raccolto dall’intelligence degli USA, riuscirà a scoprire la vera identità di Clark Kent, rendendogli la vita un inferno. Insomma, nulla sembra fermare Luthor, che riuscirà anche a sventare un’invasione aliena, ottenendo un indice di gradimento degno di Ronald Reagan. Peccato che farsi nemico Batman non sia la mossa più intelligente del mondo. Bruce riuscirà a riabilitare il proprio nome, rendendo pubblica la confessione di Luthor dell’omicidio per cui aveva accusato il magnate di Gotham.

Costretto a dimettersi, Lex si troverà anche privo della sua compagnia, assorbita dalla Wayne Enterprises. La vendetta perfetta di Batman: oltre al danno la beffa.

6 – Kingpin: sindaco di New York City (Daredevil Vol. 1 #605)

Non è la prima volta che l’appartenente a un’organizzazione a delinquere entra in politica. Ma qui siamo al limite dell’assurdo: il capo del crimine organizzato di New York sindaco! Uno di quei casi in cui gli autori Marvel decidono di strizzare l’occhio, neppure troppo velatamente, all’attualità.

Siamo nel 2017 e il presidente USA più controverso della storia si è insediato nella Casa Bianca, quando la Marvel presenta l’evento Secret Empire. In questo contesto l’isola di Manhattan viene rinchiusa in una bolla di oscurità grazie a un’incantesimo e solo il continuo intervento di eroi come Doctor Strange, Daredevil, Jessica Jones e altri permette alla città di non sprofondare nel caos. A loro si aggiunge anche Wilson Fisk, il quale utilizza tutte le sue risorse per portare cibo e medicinali alla popolazione.

Un bel gesto, che ovviamente nasconde anche un secondo fine: raccogliere consensi in vista delle elezioni per il sindaco di New York. Kingpin vince in maniera schiacciante, lasciando increduli quanti erano convinti che una simile elezione fosse impossibile. Vi ricorda qualcosa?

Inutile dire che quello di Wilson non sarà un governo illuminato, mirando soprattutto a un regolamento di conti con gli eroi di New York e all’espansione del suo impero criminale. Inizierà una vera e propria crociata contro i vigilanti, riuscendo nel mentre a mettere con le spalle al muro il Punitore e a isolare l’Uomo Ragno, l’unico di cui ufficialmente approva l’operato. Mandato in coma durante uno scontro che coinvolgerà i ninja della Mano, il suo posto verrà preso dal suo vice: Matt Murdoch.

7 – Bruce Wayne: sindaco di Gotham City (Detective Comics Vol. 1 #179)

Avrete notato che abbiamo parlato di Bruce Wayne, non di Batman. E, in effetti, non c’è alcun errore in questo. Per quanto Batman sia, tra tutti i personaggi, quello che ogni lettore di comics sogna di vedere in politica, a essere eletto nel 1952 fu l’uomo, non il crociato.

Tutto nasce da quella che è una delle menti più geniali e dimenticate dell’universo DC: Deuce Chalmers. Non avete idea di chi sia questo soggetto? Ebbene, si tratta di un criminale capace di scoprire ciò che per l’Enigmista, Pinguino e Due Facce è stato un mistero per molto tempo: l’identità segreta di Batman!

Grazie a un piano fece eleggere Bruce sindaco ad interim per tenerlo distante dalle strade con i suoi impegni istituzionali. Iniziò quindi a impersonare Batman, cercando di costringere il nuovo sindaco a tradirsi. Nonostante questo Bruce riuscì a pazientare e attendere che Chalmers facesse una mossa sbagliata. Grazie a un tentativo di rapimento andato male, Batman riuscì a intervenire e sconfiggere il suo nemico. Che, da allora, è definitivamente scomparso dalle storie del personaggio di Bob Kane.

Con la fine di Chalmers termina anche la carriera da sindaco di Bruce Wayne. E, insieme a essa, il sogno di avere un sindaco che combatta la criminalità a bordo di una Batmobile. Per ora…

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.