Oltre le sconfitte: cadere e rialzarsi da supereroi

Anche il più forte e invincibile dei supereroi può subire sconfitte senza appello. Anche quando ti chiami Batman o Spider-Man l’amaro calice della sconfitta può attenderti dietro l’angolo.

Negli anni abbiamo cercato sempre di ricordare il meglio degli eroi in costume. I loro momenti di gloria e le loro pubblicazioni migliori (pare che nessuno ami ricordare Captain America licantropo). Ma la sconfitta è parte integrante della vita di un eroe. Solo superandola il nostro protagonista riesce a comprendere come andare avanti e migliorare se stesso.

Perdere diventa un’occasione per migliorare. Studiare nuove tattiche, assemblare nuove armi o trovare nuovi stimoli per superare un momento di crisi. Proviamo allora a ricordare dieci clamorose sconfitte dei supereroi (facciamo undici, dai). Momenti che i lettori hanno dimenticato, o che forse hanno provato a dimenticare.

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1 – Il tramonto dell’argento

Per la maggior parte dei critici del fumetto è questo il momento che segna la fine della Silver Age e il passaggio alla Bronze Age del fumetto. La fine dell’innocenza, ovvero Spider-Man #121, La notte in cui morì Gwen Stacy. Le sconfitte sono parte del DNA del nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere, in misura maggiore rispetto agli altri supereroi. Nel suo primo fumetto lo vediamo fallire clamorosamente contro un banalissimo criminale e perdere la propria figura paterna per questo. Ma la morte di Gwen Stacy, primo grande amore dell’eroe newyorkese, è forse uno degli eventi più traumatici nella storia del fumetto.

Green Goblin riesce a scoprire la vera identità di Spidey e sceglie di colpire l’uomo invece del ragno. Osborn rapisce quindi Gwen e la usa come esca per Peter. Ne nasce così uno scontro sul ponte di Brooklyn dove la ragazza finisce gettata nel vuoto da Goblin. Spidey riesce ad agganciare la caviglia di Gwen con la sua tela, ma il contraccolpo le spezza il collo, portando il Terriragnatele quasi alla follia. La sequenza, disegnata da Gil Kane, è ancora oggi una delle più strazianti della storia del comic. Nonostante la maschera possiamo quasi avvertire le lacrime di Peter, sentire il suo rammarico e il suo desiderio di vendetta.

A farne le spese, sul momento, sarà Norman Osborn, oggetto di uno dei pestaggi più violenti della storia del fumetto Marvel. Ma per il Goblin si trattò di una vittoria epocale: mai prima di allora nessuno era riuscito a portare a simili estremi l’Uomo Ragno, facendogli quasi a oltrepassare la linea tra eroe e giustiziere.

2 – Batman spezzato

Sconfitta. Totale, umiliante. Senza appello. Questo è ciò che videro i lettori al momento del primo scontro tra Bane e Batman nel 1993, nel corso dell’evento Knightfall. Qui Bane dimostra di essere una spanna sopra rispetto a molti altri nemici del Crociato di Gotham City. Concepito come suo esatto opposto dal team creativo della DC,  riuscì nell’impresa dove altri menti geniali come l’Enigmista e il Pinguino avevano fallito: entrare nella testa di Batman e capirlo meglio di chiunque altro.

Dopo aver organizzato un’evasione di massa dalla prigione di Gotham City Bane riuscì a infiltrarsi nella Bat-Caverna e avere ragione di un Uomo Pipistrello ormai allo stremo delle forze per aver cacciato criminali tutta la notte. Il tutto porta all’iconica vignetta di Jim Aparo dove Bane spezza la schiena dell’eroe, il quale sarà costretto a una lunga assenza dalle strade di Gotham; al punto di dover cedere il mantello a Jean Paul Valley per qualche tempo.

Una battuta d’arresto che fu psicologica oltre che fisica e proprio per questo una di quelle sconfitte che restano impresse come una cicatrice. Bane riuscì a sfruttare la necessità quasi morbosa di Batman di combattere la criminalità per colpirlo quando era ai minimi termini. E, ulteriore sconfitta, ben presto Bruce avrebbe scoperto di aver scelto un pessimo successore per il ruolo.

3 – La Justice League umiliata

La Justice League of America. Un faro di legalità e speranza per tutti gli abitanti dell’Universo DC, un gruppo di supereroi quasi invincibile, che ha subito sconfitte solo per mano di pochi mostri dalla forza sovraumana. Più o meno.

Che Slade Wilson, a.k.a. Deathstroke, sia uno degli assassini più letali del mondo del fumetto è cosa fin troppo nota. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa che va oltre ogni umana comprensione. Siamo nel corso della run Identity Crisis, durante la quale la JLA sospetta che il villain Dottor Light sia responsabile della morte della moglie di Elongated Man. Per questo Light assume Deathstroke come guardia del corpo.

E accadde l’incredibile. Un gruppo di metaumani composto da Elongated Man, Flash, Zatanna, Hawkman, Green Arrow, Black Canary, Atom e Lanterna Verde venne messo alle strette e umiliato dal solo Wilson, il quale riuscì a scontarsi singolarmente con ogni eroe e metterlo in estrema difficoltà. Divide et impera, insomma.

Lo scontro si concluse solo quando gli eroi irritarono Deathstroke, rendendolo meno lucido. Freccia Verde infilò un dardo nell’orbita vuota dell’occhio destro di Slade, facendolo infuriare. Solo a quel punto la JLA riuscì a ricompattarsi, ma Doctor Light intervenne prima che le cose potessero mettersi male, trasportando lui e Deathstroke via dal campo di battaglia.

Per quanto la situazione a un certo punto stesse per ribaltarsi è difficile non considerare questo episodio come una sconfitta dell’intera Justice League. Uno scontro otto contro uno che si conclude con un nulla di fatto. E che lascia a Freccia Verde un fardello pesantissimo: quello di essersi messo contro un soggetto letale come Deathstroke.

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4 – Strongest no more!

Che Hulk sia senza dubbio il superumano più potente dell’intero universo Marvel è cosa assodata. L’alter ego di Bruce Banner è privo di un vero e proprio limite di forza a riesce a battere eroi del calibro di Thor e Freccia Nera con relativa facilità. Solo Hulk può battere Hulk.

Cosa che deve aver pensato il generale Thunderbolt Ross quando scelse di trasformarsi nel temuto Hulk Rosso, una delle poche nemesi recenti in grado di mettere in difficoltà il Gigante di Giada. Contrariamente alla sua controparte Rulk mantiene la sua lucidità e intelligenza mentre è trasformato, una capacità non da poco che gli permette di sfruttare al meglio la sua forza. Supereroi come Thor, Iron Man e She-Hulk subirono sconfitte senza appello dal nuovo gigante rosso, il quale ammise che volendo avrebbe potuto spezzare le loro vite con facilità.

Ma è solo nel corso dello scontro con Hulk che apparve il lato distruttore e macchiavellico di Rulk. Ross riuscì a battere il suo nemico di sempre, ma anche in questo caso non lo uccise: lasciarlo in vita con la consapevolezza di non essere più “il più forte di tutti” sarebbe stata un’umiliazione ben peggiore per il Gigante di Giada.

Successivamente Rulk darà prova anche di un altro potere: quello di assorbire l’energia attorno a sé, capacità grazie alla quale poté privare Bruce Banner delle sue radiazioni gamma, lasciandolo inerme.

5 – Il jolly di Spidey

Dove la forza non basta si deve usare l’intelligenza. Una specie. Bisogna vedere quanto possa essere considerato intelligente irritare due esseri semi-divini per coprire la fuga dei propri compagni. Ma almeno puoi dire che la tua fazione di supereroi, che fino a quel momento ha rimediato solo sconfitte, ha messo a segno una vittoria.

In Avengers Vs X-Men assistiamo a questo scontro tra i fratelli Colosso e Magik, potenziati dalla Forza Fenice, contro Spider-Man, il quale intende far guadagnare ai Vendicatori abbastanza tempo da portare fuori dalla prigione degli X-men i compagni caduti prigionieri.

Spidey sfruttò la sua agilità per danzare attorno ai due X-men, ma non senza infliggere loro alcun danno. Alla fine Colosso riuscì anche a colpirlo, ma l’Uomo Ragno si rialzò, deciso a portare a termine il proprio compito. Una serie di vignette in cui Peter si trovò a subire un colpo dopo l’altro senza alcuna possibilità di reagire, al punto da far gridare al lettore “stai giù! Per l’amore di Steve Ditko, resta a terra!”.

Alla fine Spider-Man ebbe l’illuminazione: sfruttare i conflitti irrisolti tra i due fratelli per spingerli uno contro l’altro. E il piano funzionò, anche se finì per rimediargli un altro paio di cazzotti da parte di un Colosso, arrabbiato come non mai. A quel punto Magik attaccò il fratello, decisa a prendersi la sua parte della Forza Fenice, ma lo scontro fu talmente equilibrato da concludersi con un pareggio e la perdita del potere per entrambi.

Una sconfitta clamorosa per gli X-Men e una vittoria per Spider-Man. Al prezzo di una mandibola e un setto nasale.

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6 – La ballata di Beta Ray Bill

Il nome di Walter Simonson è ancora venerato dalla maggior parte dei lettori di Thor per la sua capacità di mettere in scena uno dei migliori cicli del Dio del Tuono. Ed è in questa occasione che compare anche un personaggio amatissimo dai fan, l’eroe alieno Beta Ray Bill.

In fuga dal suo pianeta e unico guardiano del proprio popolo Bill venne alle mani con Thor per il sano principio, sacro a tutti i fumetti di eroi americani, “prima-meniamoci-poi-capiamo-il-perché“. In questo scontro l’alieno riuscì anche a sottrarre al dio il suo Mjollnir, usandolo contro di lui e acquisendone il potere.

Bill e Thor vennero perciò convocati ad Asgard e qui i due ebbero modo di chiarirsi di fronte al tribunale di Odino. Restava tuttavia un dilemma non da poco: Bill voleva Mjollnir, unico strumento abbastanza potente per proteggere il proprio popolo. E Thor non aveva intenzione di cedere la sua arma.

Per risolvere la controversia Odino organizzò un duello, che tuttavia prenderà una piega imprevista: i due contendenti finirono per mandarsi KO a vicenda vicino a un fiume di lava. Thor rischiò di morire, ma Bill gli salvò la vita, cosa che spingerà Odino a forgiare un nuovo martello per l’alieno: il potente Stormbreaker.

Daredevil

7 – Il rispetto di Namor

Una regola che ci ha insegnato Daredevil è che i buoni non sempre vincono. Ma lottano fino alla fine. I supereroi vanno oltre le sconfitte. Non smettono mai di rialzarsi e di essere una spina nel fianco per i propri nemici. Al punto che lo stesso Namor, forse uno dei soggetti più insopportabili, spocchiosi e antipatici dell’intero Marvel Universe riconoscerà il valore del proprio nemico.

C’è da dire che questa storia, la prima in cui compare il costume rosso di Devil, è figlia di quel gusto un po’ naif della Silver Age. Namor, deciso a portare il popolo di Atlantide in superficie, sceglie (sic!) di denunciare la razza umana! E siccome ogni superumano nella zona di New York ha un solo legale a cui rivolgersi per le proprie beghe, eccolo rivolgersi allo studio Nelson & Murdoch per risolvere la cosa in tribunale.

Ben presto la situazione sfuggì di mano. Namor iniziò a devastare New York, ma i Fantastici Quattro e i Vendicatori erano evidentemente occupati, mentre Spider-Man nel 1964 pare non si avventurasse oltre l’Hudson. Restava quindi solo il povero Daredevil ad affrontare il principe di Atlantide, un avversario infinitamente superiore a lui.

E Matt le provò davvero tutte per riuscire a sconfiggere l’avversario, arrivando al punto di fulminarlo con un cavo dell’alta tensione, beccandosi a sua volta una bella dose di volts. Sconfitto nonostante questo estremo tentativo Devil tentò di fermare Namor strisciando, aggrappandosi alla caviglia dell’atlantideo. Qui avvenne l’incredibile. Il suo coraggio e il suo spirito di sacrificio colpirono profondamente Namor, al punto da convincerlo a rinunciare ai proprio propositi di distruzione e tornarsene ad Atlantide.

8 – L’artista precedentemente noto come Jason Todd

Prima di tornare alle sconfitte, dobbiamo ricordare che fino all’inizio degli anni 2000 circolava un detto tra gli autori di fumetti di supereroi. “Nessuno resta morto troppo a lungo: tranne lo zio Ben, Bucky e Jason Todd. Poi nel giro di un anno vennero resuscitati sia Bucky che Todd, ma questa è un’altra storia.

Noto per essere stato il secondo Robin, Jason Todd fu al centro di una delle controversie peggiori mai nate attorno alla sceneggiatura di un fumetto. Semplicemente a nessuno piaceva il nuovo “ragazzo meraviglia”, cosa che il pubblico faceva notare abbastanza di frequente. Si arriva così al ciclo “Una Morte in famiglia“, evento in cui ci troviamo davanti a una delle peggiori sconfitte mai patite dalla Bat Family. Un lutto che poteva tranquillamente essere evitato… per un centinaio di voti.

Jim Starlin si era reso conto che Todd non poteva sostituire Dick Grayson nel cuore dei fan. Propose allora una storia in cui il nuovo Robin veniva rapito dal Joker, picchiato brutalmente e lasciato a morire con una bomba. Ma il suo destino sarebbe stato deciso da un sondaggio dei fan. E, in buona sostanza, i lettori si spaccarono a metà (la prima vera Civil War del fumetto!), ma per pochissimo si decise che era giunta l’ora di Jason (sì, fate finta di crederci per favore).

Batman arrivò quindi troppo tardi per salvare Robin. E anche qui Jim Aparo ci consegnò una delle sequenze più toccanti nella storia dell’Uomo Pipistrello. Una sequenza che nemmeno le successive scelte di sceneggiatura sarebbero riuscite a intaccare.

9 – A cuccia, Wolvie!

Di per sé presentarsi nel domicilio altrui senza essere invitati è un atto irritante. Se poi si vuole anche prendere per i fondelli il padrone di casa la cosa diventa odiosa. Se il padrone di casa poi è non vedente si sfocia nel bullismo. Specie se il non vedente è Devil e a fare irruzione è Wolverine.

Siamo a cavallo tra il 2004 e il 2005 e Mark Millar ha il compito di rimescolare un po’ le carte in tavola con Logan. La scelta è quella di sottoporlo a un lavaggio del cervello da parte di un’alleanza formata dall’Hydra e dalla Mano, in modo da scatenarlo contro gli altri eroi. A parere di molti il ciclo non riuscì mai a decollare. Tuttavia come effetto finale ci riconsegnò un Wolverine di nuovo solitario, più vicino a quello delle origini. E, nel mezzo, un paio di belle scazzottate tra eroi, compresa un’irruzione al Baxter Building, una alla X-Mansion e quella in un appartamento di Hell’s Kitchen. Collezionando una serie di sconfitte tali da fargli perdere la tessera di ogni club di supereroi.

Dare la caccia a Devil in realtà era solo un modo per stanare Elektra, grande amore del Rosso e una degli assassini più letali del pianeta. Ma nel frattempo Wolverine sembrò volersi togliere qualche sassolino dalla scarpa con Matt, mostrando una certa gelosia nei confronti dell’avvocato dei superumani. In un duello di qualche pagina Daredevil riuscì a tenere testa a un nutrito gruppo di ninja della Mano e allo stesso Logan, il quale non perse occasione per sottolineare quanto fosse irritante il successo con le donne dell’eroe di Hell’s Kitchen. Devil per Logan risultava privo di fascino, di senso dell’umorismo, privo di abilità sociali e per di più residente in un buco in uno dei peggiori quartieri della città. E Matt come reagì?

Schiantando un bilanciere sulla cranio di adamantio del vecchio Wolvie! Abbastanza per fargli perdere l’equilibrio e farlo finire su una katana. Ma, soprattutto, quanto bastò per renderlo lucido il tempo di fargli confessare gli obiettivi dell’Hydra. Uno a zero per il Rosso, palla al centro.

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10 – Hai sentito, Clark?

Il rapporto che lega Batman e Superman è tra i più complicati esistenti nel mondo dei fumetti. La realtà è che i due si ammirano moltissimo, ma sono troppo orgogliosi per ammetterlo. Clark sa di essere un privilegiato, cresciuto con dei poteri divini e da una famiglia amorevole che lo ha reso un perfetto boy scout. E ammira come Bruce sia riuscito a fare di un evento potenzialmente tragico come la morte dei genitori un motivo per fare del bene.

Del resto anche Batman ammira Superman, proprio perché pur essendo un dio è riuscito a mantenere una parte umana, a essere comunque un bravo ragazzo del Kansas. Ed è proprio questo il punto debole di Superman, più della kryptonite: perché Batman non si considera buono nel profondo dell’animo ed è disposto a tutto per vincere.

I due si sono scontrati dozzine di volte, in diverse occasioni e con diverse motivazioni. Ma una delle più recenti merita di essere citata per il modo davvero inusuale con cui Batsy riuscì a mettere al tappeto Clark. Superman era (di nuovo!) controllato da Poison Ivy e sfruttato per seguire tutte le mosse di Batman e Catwoman.

Clark si mantenne a distanza di sicurezza, ascoltando le conversazioni dei due pedinati con il proprio superudito (cosa su cui Selina non mancò di fare dell’ironia). A un certo punto Bruce si avvicinò all’orecchio della sua compagna per sussurrarle qualcosa. Superman tese le orecchie e… Batman emise un fischio capace di spaccare i supertimpani dell’Uomo d’acciaio, facendolo schiantare al suolo! Un dio caduto, nel vero senso della parola!

Di tutte le sconfitte che negli anni l’Uomo d’Acciaio ha patito per mano di Batsy questa è forse la più assurda, oltre che una delle più ridicole nella storia dei supereroi. Un plauso a Bruce per la genialità e uno a Superman per averci provato.

Bonus – “Non ne valeva la pena

Difficile annoverare questo momento tra le sconfitte dei supereroi in senso stretto. Eppure questa vignetta è una delle più tragiche della storia recente del comic americano. A oggi la Marvel non è ancora riuscita a raggiungere questa vetta di sentimento e dolore, trasmessa in queste poche parole.

Siamo alla fine della prima Civil War e Iron Man è riuscito a vincere. Captain America ha compreso di aver perso di vista “la causa” e decide di arrendersi, nonostante fosse vicinissimo a sferrare il colpo di grazia all’eterno rivale e amico. Gli eventi successivi li conosciamo tutti: Cap viene assassinato di fronte al tribunale e il mondo della Marvel ne resta sconvolto. Perché a morire non è stato un eroe qualsiasi, ma l’eroe di tutti i supereroi. Il loro simbolo.

Wolverine, Falcon, Spider-Man. Ognuno di loro elabora a modo proprio questo lutto. E pure Iron Man deve fare i conti con la morte di un amico, da lui indirettamente causata. Di fronte al corpo senza vita del compagno di tante battaglie confessa tra le lacrime tutto ciò che lo ha portato alla scelta di sostenere l’Atto di Registrazione dei Superumani.

Parla del suo alcolismo, del suo desiderio di essere all’altezza di eroi come lo stesso Cap. Del suo costante complesso di colpa e responsabilità nei confronti dell’intera comunità dei superumani. E di come tutto ciò lo abbia portato a quella scelta. Quella di fare guerra a uno dei suoi migliori amici, tessere trame e ordire complotti, manipolare le persone, giustificandosi continuando a dire che tutto era per un bene superiore. Per dare un futuro all’intera comunità dei superumani. E, alla fine di tutto questo, di fronte al cadavere del migliore di loro, realizzare quanto quella sua vittoria sia stata vuota.

Realizzare che “non ne valeva la pena“.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.