La paura siamo noi questa volta

La paura è la cosa che gli esseri umani amano e a cui tengono di più, afferma il personaggio di Evan Peters nella prima puntata del nuovo capitolo dello straordinario American Horror Story. L’attore feticcio della fortunata serie horror della FX non ha ovviamente ragione, ma la paura è un sentimento potente, e la serie si fa portatrice di questa emozione, stavolta in maniera sorprendente. Andiamo a scoprire insieme (non si sa mai, da soli potrebbe essere pericoloso…) perché.

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La paura del futuro e della realtà

AHS ci ha abituato a confrontarci con paure irrazionali, fantascientifiche e paranormali. Ma la prima puntata di Cult ci sbatte addosso un altro tipo di paura. Quella del mondo al di fuori. Quella della politica. Quella dei propri vicini di casa. Quella degli idioti che possono prendere il potere. Evan Peters, attore onnipresente e davvero eccezionale (forse lo ricordate per aver interpretato il Quicksilver della Fox), e Sarah Paulson, sempre convincente ed efficace, sono i due “protagonisti” di questa prima puntata. In realtà ci sono diversi e affascinanti personaggi, ma sono proprio loro due ad incarnare le due fazioni che sembrano già delinearsi. Salvo, ovviamente sconvolgimenti e colpi di scena, nient’affatto improbabili in questa serie. Perciò da una parte abbiamo Ally Mayfair-Richards, un personaggio femminile ansiogeno, preoccupato di tutto e dalla mente particolarmente fragile, che vede il proprio mondo crollarle addosso nel momento delle elezioni. Mentre dall’altra abbiamo Kai Anderson, un ragazzo che sembra aver abbracciato l’orrore, la paura e l’oscurità per diventarne non soltanto immune, ma tutt’uno con la stessa.

Uno scenario reale

Come anticipato, a fare da sfondo alla prima puntata sono le elezioni americane, con le conseguenti reazioni di ogni personaggio. Nella prima puntata non si vede una sola scena paranormale, solo persone allucinate o persone, beh, malvagie. A quanto pare l’andamento della serie sarà proprio in questa direzione: i portatori di morte e orrore saranno probabilmente dei culti o delle sette (a quanto pare capeggiate da Kai), culti o sette che non possono che ricordare la Manson Family, uno delle più note pagine di cronaca nera statunitense.

Vedremo quindi un Evan Peters lanciato nell’essere il Charles Manson di American Horror Story? Probabile, a giudicare dalle scene in cui si evince già il potere psicologico che esercita sulla sorella facilmente manipolabile.

La nuova faccia dell’orrore

Questa prima puntata di American Horror Story si dimostra incredibilmente interessante, andando a pescare tra le fobie più bizzarre ma tuttavia non così rare (Colurofobia, Tripofobia) e sulle paranoie delle persone comuni, quali la paura del futuro o quella del non essere abbastanza forti o sicuri. Lo scenario approntato nella prima puntata ci invoglia a vedere il resto, perché se finora AHS ci ha abituato all’orrore dell’imprevedibile, del paranormale e del fantascientifico, questa volta sembra proprio che i mostri saremo noi. Gli idioti, i più suscettibili e psicolabili, e, semplicemente, i malvagi. Niente fantasmi, niente vampiri. Questa volta, ci siamo noi, i più cattivi di tutti, gli esseri umani.

Cosa ci è piaciuto?

Praticamente tutto. Recitazione, messa in scena, ma soprattutto la nuova svolta concettuale della serie, che da questa puntata sembra decisa a virare sul lato umano di paure e mostri. È un modo originale di rendere sempre fresca la narrazione di una serie ormai “cult” (ehr) che centra periodicamente il proprio obiettivo, quello di spaventare. E noi vogliamo esserne spaventati.

Cosa non ci è piaciuto?

Di conseguenza, praticamente niente. Possiamo solo ipotizzare che, data l’impostazione coraggiosa di questo American Horror Story: Cult, si rischia di ricadere in un secondo momento nell’impostazione più classica, consacrando la nuova stagione solo a metà. Così come possiamo pensare che qualcuno tra noi, particolarmente affezionato a mostri e orrori provenienti dal paranormale, possa trovare meno motivi di affetto (leggasi: di paura) verso questa variante.

Continueremo a guardarlo?

Certamente. In un periodo così satollo di orrore, tra tanti adattamenti sotto le aspettative (qualcuno ha detto The Mist?) e altrettante speranze (qualcuno ha detto IT?), non ci lasciamo di sicuro scappare una gemma come questa, confidando che continui a risplendere scarlatta nel buio delle nostre menti…