Amy of Thieves: arriva su Netflix il prequel di Army of the dead, con Matthias Schweighöfer alla direzione, ma si tratta di un classico heist movie che ci lascia parecchi dubbi

Siamo sinceri: Army of the Dead di Zack Snyder non è stato il film che ci aspettavamo, soprattutto dopo i rinnovati fasti del regista reduce dal successo della Justice League Snyder Cut e, indubbiamente, con una filmografia tutto sommato invidiabile. Quello che però ci aveva colpito favorevolmente era stata l’ambientazione, il contorno da zombie movie a griffare un genere misto e difficilmente etichettabile, tra action e heist, con colpi di genio come la tigre Valentine.

L’idea di un prequel come Army of Thieves, per lo più non diretto da Snyder ma affidato al tuttofare Matthias Schweighöfer, già di per sé ci lasciava qualche dubbio, tuttavia a bocce ferme confidavamo nel fatto che potesse puntare forte su quella medesima ambientazione zombie in grado comunque di catturare sempre gli spettatori.

Invece no. Scopriamo ben presto che Army of Thieves di Schweighöfer è un prequel prettamente caper, il che non può che farci chiedere: ma a cosa serve?
E data per scontata la sua scarsa utilità, interviene subito la speranza che quantomeno si tratti di un buon prodotto filmico, come spesso sanno esserlo le opere che parlano di rapine.
Riesce nell’impresa? Solo in parte.

Alla scoperta di Sebastian

Cercando di essere più chiari, bisogna dire che non si tratta di un fiasco totale, anzi il ritmo è piuttosto coinvolgente, ma questa sorta di copia sbiadita della Casa di carta che arriva a rimpolpare il catalogo Netflix non parte proprio con le migliori premesse.

Tanto di cappello di fronte a Matthias Schweighöfer, che si lancia in questa nuova avventura firmando il suo secondo film da regista dopo tanta esperienza nel mondo del cinema e della TV tedesca, tuttavia Army of Thieves – come ampiamente detto – non è proprio quel che ci si aspettavamo.

army thieves netflix

A scaldare i motori ci provano un paio di scene action ben assestate, per il resto il film spara a salve come fanno i suoi antieroi dal cuore puro verso cui Schweighöfer – che interpreta anche il protagonista della storia, Sebastian aka Ludvig – ha cura di fare in modo che il pubblico provi empatia e simpatia.

Lui tra l’altro è l’unico a far parte di questa spedizione tra coloro che già avevamo visto in Army of the dead, rendendo il tutto ancor più paradossale e facendo di questo film, di fatto, più che altro uno spin-off standalone che ci racconta la sua vita prima del tentato colpo grosso nella Las Vegas zombie.

Manca infatti anche la parte dell’arruolamento della banda, fulcro dei caper movie e uno dei momenti divertenti di Army of the dead. Qui la combriccola è già formata, e a dirla tutta i suoi elementi non spiccano in modo particolare né per notorietà internazionale, né per doti interpretative.

Salviamo di certo Gwendaline, interpretata dall’ammaliante Nathalie Emmanuel, nota ai fan di Game of Thrones, che avrà un ruolo nevralgico nel film e soprattutto nel finale del racconto, e la divertente Korinna, ovvero Ruby O. Fee, l’hacker del gruppo. Se le quote rosa dunque tutto sommato ci convincono, non possiamo dire lo stesso degli uomini, ovvero il macchiettistico Brad Cage (Stuart Martin) e il poco utile Rolph (Guz Khan).

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La banda vuole scassinare tre delle quattro casseforti create da Hans Wagner, di cui avevamo già conosciuto la Götterdämmerung in Army of the Dead, e le procedure d’azione in questo caso rispecchiano pedissequamente i canoni del genere, senza stravolgimento alcuno e con le forze dell’ordine a fare sostanzialmente da sparring partner, subendo brutte figure e arrivando (quasi) sempre dopo.

A creare un po’ di interesse nel film, man mano che la storia prosegue linearmente e senza grossi colpi di scena, ci pensa proprio Schweighöfer con il suo Sebastian. Già nella pellicola di Snyder avevamo apprezzato quel personaggio goffo ma letteralmente geniale, ed era soltanto un assaggio mentre qui ci viene fornito come portata principale, che riesce a mettere alla base di tutto l’amore, per il proprio “mestiere” e non solo.

Nel complesso Army of Thieves è un film che sa intrattenere, avvalorato peraltro dalla sublime fotografia di Bernhard Jasper, ma certo rimane lo scetticismo circa i motivi della scelta alla base di tutto ciò, di un’opera che comunque vede ancora una volta Zack Snyder dietro le quinte, sia nella scrittura del soggetto che come produttore e che lascia una porta aperta su eventuali sequel, prequel, spin-off e chi più ne ha, più ne metta.

Army of Thieves è su Netflix dal 29 ottobre 2021.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.