La rapper statunitense Cardi B è ora tra le artiste più ascoltate al mondo, vediamo insieme i segreti del suo successo

Intorno al discorso del rap contemporaneo esce spesso fuori una retorica populista che vede tutta la musica di adesso spazzatura e nulla più. Frasi come “non ci sono più i rapper di una volta”, “ai miei tempi si ascoltava Tupac e Kaos One”, “adesso si pensa solo ai soldi”, e chi più ne ha più ne metta. Il rap, quello “sacro”, sembra essere diventato un genere per pochi eletti, che capiscono davvero il significato dietro ai brani e alla scena di venti o trenta anni fa. Ora fa tutto schifo. Abbiamo Cardi B con WAP, Travis Scott con SICKO MODE e in Italia figure come Myss Keta o la Dark Polo Gang.

Per una grossa fetta del pubblico più tradizionalista, questa musica è tutta bruttissima, ma realtà dei fatti è ben altra. La musica di questi artisti è una naturale evoluzione dell’hip hop, che spesso non ha nulla da invidiare a quel che usciva nel panorama dall’America degli anni ‘90. Nel corso dell’ultimo decennio i rapper hanno preso il posto delle rockstar, e l’impatto culturale intorno alla loro musica è stato tra i più significativi nel modellare la società giovanile. Spesso si cerca di delegittimare questi artisti dicendo che parlano solo di sesso e soldi, senza una vera presenza di contenuti. Questa errata convinzione viene dal fatto che non esista una vera e propria memoria storica del genere, e il rap prima degli anni di Dr. Dre e Snopp Dogg viene spesso dimenticato.

L’hip hop nasce infatti molto prima, verso la fine degli anni ’70, grazie alla nascita delle feste underground gestite dai primi DJ della storia. All’inizio, quello che chiamiamo hip hop altro non era che una collezione dei suoni più duri dal funk, jazz, rock e disco. I DJ prendevano le parti musicali prive di cantato (i cosiddetti break) e le allungavano allo sfinimento, creando brani completamente diversi dall’originale e in cui la gente ci ballava sopra (la cosiddetta breakdance). Ben presto i DJ si accorsero però cdi avere bisogno di qualcuno che invogliasse la gente a sperimentare questo nuovo tipo di musica, e così nacquero gli MC, dei veri e propri speaker col ruolo di fomentare la pista da ballo.

Durante queste feste gli MC parlavano di cose frivole, divertenti, scacciapensieri. Iniziarono a fare rime e diedero vita alla figura del rapper. Uno degli esempi più significativi dell’epoca è appunto Rapper’s Delight della Sugarhill Gang, brano iconico in grado di far venire subito la voglia di ballare, ma che se ci concentrassimo sul testo, noteremmo che altro non è che una collezione di frasi fini a sé stesse. L’obiettivo era far divertire e nulla più.

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The Sugar Hill Gang, 1979

A quarant’anni di distanza, Cardi B con WAP cerca di raggiungere il medesimo scopo, essere leggeri e divertenti. Le origini del genere ci hanno dimostrato quindi come il rap non debba avere per forza contenuti, ma non è neanche detto che se un brano è pop, allora non può avere significati al suo interno, anche indiretti. Certo, il brano di Cardi B è talmente esplicito da esser comico (Put this pussy right in your face / Swipe your nose like a credit card) ma è soprattutto un vero e proprio inno alla libertà sessuale. Ascoltare in macchina coi genitori, o in un pub pubblico con gli amici una canzone come WAP (letteralmente Wet Ass Pussy, ovvero fica bagnata) ha un enorme impatto culturale su come percepiamo pubblicamente il tema della sessualità, soprattutto femminile.

Il rap è infatti stato quasi sempre dominato da artisti maschi che hanno instillato una matrice misogina al genere, dove insieme alla droga e alla violenza si parla tranquillamente anche di violenza sessuale. La nuova ondata di rap femminile capitanata da Cardi B, ovvero la prima rapper donna a raggiungere il primo posto della Billboard Hot 100 e vincere un Grammy Awards, è tutta incentrata nella direzione della rivoluzione sessuale femminile attraverso un genere che, il più delle volte, ha lasciato le donne escluse. Sì, è vero, ci sono degli esempi nella storia del rap che fanno lo stesso tipo di discorso, come Push It delle Salt-n-Pepa, o il più recente Feelin’ Myself di Nicki Minaj e Beyoncè. Ma quelle che un tempo erano eccezioni ora sono la normalità di un panorama che giorno dopo giorno si arricchisce di talentuose artiste femminili. Doja Cat, Princess Nokia, Megan Thee Stallion, Rico Nasty e Lizzo sono solo alcuni esempi delle rapper che sono state in grado di riconquistare la propria sessualità, promuovendo anche un tipo di immagine del corpo femminile diversa da quella che le popstar promuovono da tutta una vita.

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Princess Nokia nel videoclip di I Like Him

Quindi anche se all’apparenza tutte queste artiste possono sembrare frivole da un punto di vista tematico, non solo sono affatto. Attraverso la loro capacità di essere popolari, anche grazie a metodi di diffusione virali come Tik Tok, queste donne sono in grado di modellare la cultura hip hop a loro immagine e somiglianza, instaurando nella società giovanile (e soprattutto femminile) un tipo di sicurezza e libertà sessuale ancor fin troppo spesso ostracizzata. Si rivendica un diritto di essere volgari e sincere, laddove ancora nel mondo il ruolo della donna, soprattutto di colore, viene minimizzato e discriminato. È questo il contenuto che si nasconde dietro le note di WAP e tanti altri brani del momento. 

Ascoltare superficialmente il rap contemporaneo e declassarlo come mero prodotto di consumo è quindi un grave errore. Non che questi brani non siano prodotti, ma il loro ruolo culturale non si ferma a quello. Come già detto, ci troviamo davanti a un modo di riappropriazione della propria immagine che non è più solo bianca, magra e casta ma anche nera, vogliosa e orgogliosamente chubby. Su quest’ultimo punto è da notare la visione originale di Cardi, che prevedeva la presenza nel suo videoclip della sopracitata Lizzo, rapper famosa, tra le altre cose, per il suo corpo decisamente fuori dagli standard odierni.

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Megan Thee Stallion nel videoclip di WAP

Parte della critica culturale vede in questo movimento musicale una mortificazione del corpo femminile, affermando che questo tipo di immaginario remi in realtà contro alle battaglie femministe perpetrate nel corso degli anni. Quello che però non viene capito è che l’oggettificazione e ipersessualizzazione del proprio corpo è essa stessa una battaglia femminile, che non passa necessariamente attraverso uno sguardo patriarcale.
Inoltre, torna alla ribalta la critica che vede questo tipo di musica un esempio sbagliato per i più piccoli, tanto che la casa discografica di Cardi B insistette molto con l’artista per alleggerire WAP dai suoi tratti più volgari. Nonostante queste pressioni però, la rapper non ha ceduto e ha ribadito più volte che il brano è per un pubblico adulto, ovviamente. 

In poche parole quello che viene chiesto da queste rapper è la libertà. Come i primi DJ e MC non chiedevano altro che la libertà di ballare dove si voleva, con la musica che si voleva, la corrente contemporanea chiede la libertà di fare quello che si vuole con il proprio corpo e con i propri testi. La libertà di essere se stesse, naturali, oneste. E questo tipo di libertà per le donne è una battaglia continua che, almeno in parte, sembra andare verso la direzione giusta.