E se in futuro fosse necessaria la carta d’identità per accedere ai social? Vediamo i pro e i contro della proposta

Nelle ultime ore sta facendo discutere la proposta del deputato di Italia Viva Luigi Marattin, di studiare una legge che preveda l’obbligo di presentare la carta d’identità, o comunque un documento affine, per aprire un profilo social.

La proposta per la verità non nasce ieri, ma è qualcosa che chi frequenta i social e il mondo di internet da tempo, avrà già visto fare centinaia di volte dai “semplici” utenti, come modo per contrastare le campagne d’odio e le fake news via social.

L’anonimato sarebbe una garanzia per chiunque di poter fare quello che vuole, aprire profili fake con cui condividere notizie false, insultare altri utenti e quant’altro, mentre se al suo profilo fosse associata una carta d’identità, probabilmente qualcuno inzierebbe a pensare due volte al suo comportamento.

Da semplice chiacchiericcio, questa proposta è diventata una vera e propria petizione sul sito di Italia Viva, che però, ironicamente, permetteva di votare senza alcuno strumento utile per verificare le credenziali degli utenti. Non esattamente il modo migliore per dar via a una proposta del genere.

Ovviamente però quando si parla di proposte del genere c’è sempre a fare da contraltare la questione della privacy. L’anonimato in rete garantisce, oltre che la propria sicurezza, anche la libertà d’espressione. Quali sarebbero dunque i pro e i contro di questa proposta?

carta d'identità social

Partiamo dal presupposto che i limiti imposti da Facebook e dagli altri social network sono facilmente aggirabili. Il social network di Mark Zuckerberg in questo momento prevede un limite d’età per iscriversi, che in Italia è di 13 anni. Violando tale limite però, inserendo dati falsi, si rischia… beh, fondamentalmente nulla. Se Facebook dovesse accorgersene, potrebbe chiudere l’account relativo. Ma per aprire un account ci vogliono, letteralmente, una manciata di minuti, per cui non è che sia una forma di controllo estremamente rigida.

Un primo sistema di controllo digitale è quello dell’indirizzo IP associato alla connessione dell’utente. Tramite tale indirizzo, si può risalire alla connessione, e dunque all’identità, del responsabile di eventuali reati o scorrettezze commesse online. Il problema è che anche questa misura è facilmente aggirabile. Non che vi stiamo dicendo di farlo, tutt’altro, ma basta una ricerca su Google e in un’altra manciata di minuti si riesce a capire come mascherare il proprio indirizzo IP, per cui con nome e connessione irrintracciabili è difficile risalire a chi potrebbe aver commesso qualche infrazione.

L’obbligo di inserire una carta d’identità sicuramente potrebbe aiutare in tal senso, ma va ricordato anche che le campagne d’odio spesso sono frutto di un sistema ben studiato, che va ben oltre il singolo utente che decide di insultare qualcun altro. E come tutti i sistemi, a volte sono guidate da società che non è detto che operino in territorio italiano, rendendo così l’obbligo di utilizzare un documento fondamentalmente inutile.

Insomma l’argomento è già spinoso di suo, e non è detto che serva in ogni caso a risolvere il problema, se non magari in parte, per cui le discussioni sono destinate a durare a lungo.

Voi da che parte state?

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.