Chemical Hearts: su Amazon Prime Video arriva il film con Austin Abrams e Lili Reinhart che si interroga su gioie e sofferenze dell’amore adolescenziale

Se l’amore adolescenziale e gli inguaribili romantici creano in voi un altrettanto inguaribile disgusto, chiudete subito questa pagina. State alla larga da questo articolo e, soprattutto, non cliccate mai e poi mai su Chemical Hearts su Amazon prime.

Perché questo è un film sull’amore, quello più tormentato e spiazzante che ci sia: quello adolescenziale. Un sentimento che sconvolge e travolge ogni cosa, perché manca quell’esperienza che poi anni dopo, in età adulta, tenterà implicitamente di dare consigli, di dirigere i propri passi, spesso senza riuscirci. Ma in quel limbo della vita chiamato adolescenza tutto è amplificato e ciò che in futuro sembrerà banale, appare invece incredibile, ciò che sfiora, ferisce e l’amore è l’apoteosi di quest’altalena di sentimenti a cui non si riesce a dare un significato.

Chemical Hearts con le sue acquerellate sfumature teen vuole dipingere quel limbo adolescenziale che fa amare e soffrire, che dura un attimo o un’eternità e che però è necessario per crescere e diventare adulti.

E in fondo tutti noi siamo passati per quelle eterne attese. Cambiano negli anni, nelle generazioni, ma quei momenti apparentemente infiniti hanno contraddistinto tutte le nostre vite . Aspettando uno squilletto, un trillo su MSN, un’aggiunta di amicizia su Facebook, una risposta dopo una spunta blu. Aspettando l’amore.

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L’amore ai tempi dell’adolescenza

“Non si è mai più vivi di quando si è adolescenti”. Esordisce così Henry Page, diciassette anni e una travolgente passione per la scrittura, frenata però dalle pochissime esperienze vere che la vita gli ha offerto. Perché Henry non ha mai amato, eternamente alla ricerca del grande amore.

Quello vero, ideale, dei grandi classici della letteratura, nemmeno lontanamente paragonabile alle storie vissute dai suoi coetanei.

Nei suoi giorni solitari Henry scrive e pratica il kintsugi, l’arte giapponese di riparare le crepe di oggetti di ceramica con l’oro. Poi arriva lei.
Grace Town, la ragazza più enigmatica che Henry abbia mai visto. Complice la redazione del giornale, a cui entrambi si candidano come caporedattori, i due si incontrano. Lui, romantico ottocentesco. Lei, misteriosa e scontrosa.
E quello che accade segue i passi dell’adolescenza e dell’amore. Un vortice che avvolge e due vite, senza preavviso, senza spiegazioni. In cui nulla è certo.

La credibilità del mondo teen di Chemical Hearts

L’approccio legato all’amore adolescenziale ha storicamente avuto più ombre che luci nella storia cinematografica. Non è semplice approcciare il mondo dei giovani e spesso la componente teen è stata vista con lenti deformanti, dando vita inevitabilmente ad una distorsione della realtà. Narrazione e vita reale hanno vissuto su binari diversi e il cinema ha riflesso e descritto una versione fiabesca e quasi macchiettistica del mondo giovanile.

Negli ultimi anni si è assistito ad un cambio di rotta: la narrazione di sé ai tempi dei Social Network ha permesso un’osservazione sociologica e antropologica più attinente all’effettiva realtà. La costruzione architettata dal narratore-osservatore si è riplasmata in una visione più nitida e vivida.
Si è assistito quindi ad un exploit di un genere cinematografico capace di intercettare realmente il target più giovane, parlando lo stesso linguaggio, verbale e visivo.

chemical heartsPartendo da un romanzo particolarmente apprezzato dai lettori teen, “I nostri cuori chimici” scritto dalla britannica d’adozione Krystal Sutherland, Richard Tanne con Chemical Hearts è tornato a parlar d’amore, seppur cambiando totalmente toni e target. Il regista aveva debuttato nel Ti amo Presidente (Southside with You), che raccontava la sera del primo appuntamento tra Barack Obama e Michelle Robinson nel 1989.

Tanne, che ha curato anche la sceneggiatura di Chemical Hearts, è riuscito nell’intento di osservare e replicare in maniera accurata ma delicata il complesso mondo adolescenziale. Seppur con qualche momento meno riuscito e con qualche inciampo nella scrittura, ha ricreato fedelmente due modi opposti, ma altrettanto impetuosi, di approcciare l’amore.

Se Henry e Grace risultano particolarmente credibili, meritano un plauso i due attori che li interpretano: Lili Reinhart, una delle protagoniste della serie Riverdale nei panni di Betty, e Austin Adams, alla sua prima vera esperienza come protagonista, dopo aver ben figurato nella  magnifica serie Euphoria.
I due giovani attori ricreano una perfetta alchimia e ben interpretano le emozioni e frustrazioni che accompagnano i sentimenti adolescenziali.

Funziona invece a tratti il parallelismo tra l’amore narrato nella pellicola e la chimica: seppur molto calzante a livello metaforico, perde di sincerità narrativa quando continui rimandi e spiegazioni tecniche vengono esplicitate in maniera eccessivamente didascalica.

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Non avrà lo freschezza intellettuale di Noi siamo infinito o l’audacia della già citata serie HBO “Euphoria”, ma Chemical Herts riesce nell’intento di raccontare in modo credibile e coinvolgente l’amore adolescenziale.  Lo fa con una narrazione lineare, senza vezzi e virtuosismi stilistici.

Seppur Tenne tenti ripetutamente di ammiccare a quel cinema indie tanto caro al Sundance Festival, a cui il regista aveva partecipato con il film precedente, gli manca ancora quel timbro registico e quella verve per spiccare il volo. Ma non importa.

Chemical Hearts ha il sapore di una storia estiva. Seppur il suo eco e il suo ricordo possa svanire in fretta, rimane una sensazione piacevole. Perché in fondo ciò di cui parla accomuna tutti. L’adolescenza, con le sue gioie effimere, con i suoi dolori che diventano ferite, è ciò che ci ha fatto o ci farà diventare adulti.

Leone Auciello
Secondo la sua pagina Wikipedia mai accettata è nato a Roma, classe 1983. Come Zerocalcare e Coez, ma non sa disegnare né cantare. Dopo aver imparato a scrivere il proprio nome, non si è mai fermato, preferendo i giri di parole a quelli in tondo. Ha studiato Lettere, dopo averne scritte tante, soprattutto a mano, senza mai spedirle. Iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2006, ha collaborato con più di dieci testate giornalistiche. Parlando di cinema, arte, calcio, musica, politica e cinema. Praticamente uno Scanzi che non ci ha mai creduto abbastanza. Pigro come Antonio Cassano, cinico come Mr Pink, autoreferenziale come Magritte, frizzante come una bottiglia d'acqua Guizza. Se cercate un animale fantastico, ora sapete dove trovarlo.