In occasione dell’uscita italiana dell’edizione raccolta di Rusty Brown, ripercorriamo insieme la carriera, i concetti e le idee alla base del lavoro nel fumetto e nell’illustrazione di Chris Ware.

Immaginate di dover raccontare la quotidianità di una persona comune del nord America. Gli approcci che potreste scegliere sono molteplici, dipendenti tanto dal vostro modo di narrare quanto dal vostro punto di vista sugli Stati Uniti. Poniamo il caso che, per fare questa cosa, vi concentriate sul costruire un processo di senso che fa uscire quella vita normale e anonima dalla sua bolla e la rende personale e specifica di quell’individuo in particolare; arrivando a trasmettere la fondamentale natura umana costantemente divisa dal punto di vista, che spesso nasconde il buono che c’è in noi.

Immaginate, infine, di volere creare per questa storia un progetto a blocchi dall’estrema complessità formale, che si intreccia con il contenuto rendendo le due parti inter-dipendenti e che soprattutto viva e sia influenzato in modo totale dal medium in cui si realizza. Questo è, in astratto, più o meno quello che potrebbe essere una somma della base dei concetti che stanno dietro ai progetti a fumetti di Chris Ware.

Chris Ware
Chris Ware

Nato in Nebraska e attualmente di base a Chicago, Chris Ware è un fumettista e illustratore sempre particolarmente attento ai temi sociali più disparati che coinvolgono la maggior parte delle persone che abitano il luogo in cui vive. La sua tendenza è, quasi sempre, quella di rendere unico il comune attraverso lenti e complessi processi di personalizzazione e contesto. Le sue storie riguarda ogni persona per ciò di cui parlano e per la potenza empatica che ne sta alla base, ma ne proiettano il focus su prospettive specifiche e intime.

Ecco quindi che Jimmy Corrigan parte dal problema comune della mancanza di una figura paterna ritrovata una volta diventati adulti e si trasforma nel dialogo doppio tra la vita del protagonista e l’esposizione mondiale di Chicago del 1863. O ancora in Building Stories il racconto della vita di una donna senza nome diventa l’occasione per riflettere sugli effetti che il contesto – nel caso specifico gli appartamenti intorno al suo – scolpiscano la vita dell’individuo. E infine abbiamo Rusty Brown e la sua ricerca della positività nelle azioni di ogni persona creando prospettive e punti di vista che possano dare a chi legge la possibilità di comprendere cosa c’è dietro alle scelte che compiono e che, magari, appaiono scorrette alle altre persone.

chris ware
Una tavola da Rusty Brown

Il fumetto dei progetti, il fumetto degli oggetti

Se l’aspetto narrativo appare già di per sé molto complesso e frutto di un processo di ricerca approfondito – come se l’autore avesse passato tantissimo tempo a osservare gli sconosciuti che gli passavano accanto, ragionando sulle loro vite e sul come hanno influenzato la sua e viceversa – la composizione, la progettazione e la realizzazione pratica e grafica dei suoi lavori è forse ancora più estrema e complicata da comprendere.

La totalità dei fumetti da lui pubblicati, infatti, sovverte totalmente il concetto di sequenzialità che è la base fondamentale del mezzo dandogli una definizione nuova che però resta coerente con la base di partenza. La sua missione è quella di riflettere sui principi linguistici del fumetto, cambiandone la struttura comune facendosi aiutare dal progetto architettonico, dall’infografica e unendoli in un contesto narrativo e di sceneggiatura che è quello del fumetto più tipico. Così facendo Chris Ware concepisce e costruisce nuovi dialetti per il fumetto a partire dalla sua lingua, creando piattaforme su cui esso possa evolvere rimanendo però fedele alle sue regole di base.

Per questo motivo i fumetti da lui realizzati sono caratterizzati da una riscrittura della forma vignetta, che diventa minuscola o gigantesca a seconda dell’enfasi e del ritmo che vuole dare al racconto. O ancora, in modo ancora più audace, frecce e simboli da diagramma servono per creare un flusso di lettura. Segue anche una prospettiva atemporale, in cui si intrecciano periodi vari della vita delle protagonisti e dei protagonisti presentati in modo non-lineare, per dare un punto di attenzione sulla persona a prescindere dal momento vissuto. Oppure, infine, sezioni di edifici e mezzi di trasporto vengono esposte rispetto al resto delle parti di cui sono composte per creare un punto focale nella totalità di una scena.

Una tavola da Jimmy Corrigan

Altro aspetto chiave della sua opera, che rientra in quella ricerca non-lineare del fumetto che è la sua missione principale, è la frammentazione dei racconti. Chris Ware comincia quasi sempre il lavoro su un’opera partendo da una pubblicazione seriale in capitoli, spesso frammentata su pubblicazioni differenti, per poi approdare in contesti raccolti in cui i pezzi che fino ad allora erano sparsi e frammentati raggiungono una forma unitaria e unita.

A chi legge è quindi richiesto, anche quando si trova davanti a una pubblicazione unica e non ai capitoli singoli, uno sforzo importante nel collegare e unire le parti in un tutt’uno. Ovviamente l’esempio più calzante di questo metodo è rappresentato da Building Stories, il fumetto in scatola composto da quattordici elementi stampati su materiali e con metodi differenti che il lettore o la lettrice possono scegliere di leggere in un ordine qualunque per avere poi il compito di unire quanto letto  in un discorso univoco. La linearità, quindi, è un processo esterno al momento di realizzazione, che chi legge è chiamato a compiere secondo le sue regole decidendo in prima persona cosa vuole sapere di quella specifica storia e quali dettagli (spesso nascosti anche dentro le copertine delle opere) vuole lasciare indietro.

Chris Ware
Building Stories

Per concludere, l’opera di Chris Ware è una ricerca di fumetto che cresce nei progetti e si concretizza negli oggetti. Il suo modo di pensare il fumetto parte anche dalla scelta dei formati su cui stampare, sull’impaginazione e sui riferimenti di progetto che gli servono per arrivare al punto delle sue storie. Leggere i suoi libri è una lettura impegnativa e ostica, a volte anche personalizzabile, ma che crea una sensazione di appagamento intellettuale fortissima e completa. Un processo di bricolage dato a chi legge che deve a sua volta farne un altro leggendo.

Luca Parri
Nato a Torino, nel 1991, Luca studia scienze della comunicazione come conseguenza della sua ossessione nei confronti delle possibilità che offrono i mezzi di comunicazione e ha lavorato come grafico e consulente marketing (lavoro che ha fatto crescere esponenzialmente la sua ossessivo-compulsività per le cose simmetriche e precise). Lo studio gli ha permesso di concretizzare la sua passione per i differenti linguaggi dei media, sperimentando con mano l'analisi linguistica e semiotica; il lavoro gli ha dato la possibilità di provare a inserire la teoria nel pratico. Studio e lavoro, insieme, lo hanno portato a scrivere di, tra gli altri argomenti, grafica pubblicitaria, marketing, comunicazione e comunicazione visiva collegata al videogioco.