Cursed rielabora il mito della Tavola Rotonda

La vita è una questione di aspettative. Figuriamoci il cinema, le serie TV, il mondo dell’audiovisivo. Capita ad esempio che inizi a guardare su Netflix una serie come Cursed, aggiunta al catalogo il 17 luglio, e ti aspetti di vedere Game of Thrones. E rimani deluso. Però, se invece ti aspetti di vedere Xena, le cose cambiano. Più o meno.

Tratta dall’omonimo romanzo scritto e illustrato rispettivamente da Tom Wheeler e Frank Miller, che ricoprono anche il ruolo di produttori esecutivi della serie, Cursed è una rielaborazione del mito della Tavola Rotonda. La protagonista è Nimue (Katherine Langford), una giovane appartenente alla popolazione magica dei Fey, destinata a sua insaputa a diventare la Dama del Lago.

Nimue viene scelta come portatrice di Dente del Diavolo, una spada che garantisce il potere a chiunque la brandisca: in punto di morte, sua madre le affida il compito di portare la spada a Merlino (Gustaf Skarsgård). Durante il suo viaggio, Nimue conoscerà un affascinante mercenario di nome Artù (Devon Terrell) e sua sorella Morgana (Shalom Brune-Franklin): i tre faranno squadra per annientare la minaccia dei Paladini Rossi, guidati da Padre Carden (Peter Mullan) e dal suo fedele Monaco Piangente (Daniel Sharman).

Una serie teen, ma conclamata

Il materiale di partenza di Cursed è quindi un romanzo che, sebbene veda tra le sue pagine le illustrazioni di Frank Miller, non fa mistero della sua natura teen. I protagonisti sono sedicenni inesperti della vita, e il fatto che si chiamino Nimue, Artù o Morgana non cambia il percorso di formazione che attraversano tra le pagine del libro, con le prime difficoltà e i primi amori. Trattandosi di un adattamento piuttosto fedele, lo stesso vale per la serie TV.

Cursed

Aspettarsi Game of Thrones o The Witcher, per citare due dei fantasy “maturi” più amati dal pubblico, sarebbe quindi insensato. E pensando a prodotti televisivi concepiti per un pubblico Young Adult, in costume, che rielaborino miti e leggende unendovi le tematiche più care ai teenager, cosa può saltare nella mente di un millennial se non Xena – Principessa Guerriera, Young Hercules e altre serie trasmesse “sul 6” un tempo?

Il paragone tra la serie Netflix e le vecchie glorie di Italia 1 non è azzardato come si potrebbe pensare inizialmente. Stiamo pur sempre parlando di prodotti televisivi con una mitologia approssimativa, personaggi stereotipati, pessimi effetti speciali. Proprio come Cursed, insomma.

Comparto tecnico: da rivedere

Il ciclo arturiano è, in Cursed, un mero pretesto narrativo – i puristi del canone rimarranno delusi nel sapere che Merlino e Artù si scambiano a malapena due parole nella serie, senza contare che Uther Pendragon, ritratto come un acido venticinque/trentenne, non è il padre di Artù. Quelli creati dalla penna di Tom Wheeler portano quindi i nomi della leggenda, ma di fatto sono personaggi nuovi, creati per interagire all’interno di una vicenda nuova. Il problema, a partire dal romanzo, è che si tratta di personaggi eccessivamente stereotipati, che si muovono in funzione di una sceneggiatura semplice, troppo volta a frasi ad effetto che oscillano tra un (a tratti eccessivo) girl power e inni ai valori positivi dell’umanità e della giustizia.

Se quello della tridimensionalità dei personaggi è un problema che condivide con il libro, quello degli effetti speciali è un problema proprio dell’adattamento televisivo di Cursed. La CGI è ben lontana dai canoni cui siamo abituati dalle serie negli ultimi tempi, tra sangue non sincronizzato con le ferite da cui sgorga e lupi talmente poco credibili che sembrano provenire da un videogioco per PlayStation 2, e anche i combattimenti risultano eccessivamente artefatti e poco naturali.

Cursed

Neanche la recitazione è un punto a favore della serie: tolto Gustaf Skarsgård, che risulta sempre credibile nelle sue interpretazioni, non ci sono performance particolarmente degne di nota. Non che la sceneggiatura lo richieda, d’altronde.

Cursed, un anonimo passatempo

Aspettarsi di vedere una versione di Xena sotto mentite medievali spoglie è quindi l’unico modo per non rimanere delusi nel guardare Cursed.
E a questo punto, cosa resta dell’ultima novità fantasy targata Netflix? Una visione disinteressata per posticipare il momento dei compiti, un anonimo passatempo di cui, alla fin fine, si poteva anche fare a meno.

Martina Ghiringhelli
Nasco in un soleggiato mercoledì a Milano, in contemporanea col trentesimo compleanno di Cristina D’Avena. Coincidenza? Io non credo: le sue canzoni sono un must nella mia macchina, e non è raro vedermi agli incroci mentre canto a squarciagola. Altri fatti random su di me: sono laureata in cinema, sono giornalista pubblicista, ho dei gusti musicali che si prendono tragicamente a pugni tra loro, adoro la cultura giapponese, Mean Girls è il mio credo e soffro ancora di sindrome da stress post-traumatico dopo il finale di Game of Thrones.