Accessibilità, lavoro e cultura della vergogna. La disabilità in Giappone tra anime e problematiche sociali

In Giappone ci sono circa trentasei milioni di persone con disabilità fisiche, mentre trentadue milioni sono quelle affette da malattie mentali. Sul totale della popolazione i diversamente abili rappresentano circa il 6%. Siamo abituati a pensare al paese del Sol Levante come a una potenza all’avanguardia in molti settori, ma anch’esso può e deve migliorare per rendersi più accessibile a questa categoria sociale. Anime e manga svolgono già oggi un ruolo importante nell’esposizione di questo problema, come vedremo nel corso di questo piccolo approfondimento.

Disabilità nel mondo del lavoro

Esiste un concetto che tutte le società dovrebbero interiorizzare: i diversamente abili sono una risorsa importante per progresso e sforzo produttivo. L’accessibilità del mondo del lavoro è infatti al centro di un dibattito sempre più sentito, che non risparmia le aziende giapponesi. Per quanto riguarda la legge, nell’arcipelago vigono quote obbligatorie per l’impiego dei diversamente abili. Il problema, secondo molti, è che le imprese ne assumono solamente il numero minimo imposto dal governo, creando spesso divisioni sussidiarie apposite in cui raggrupparli. A questa sorta di ghettizzazione si aggiunge l’assegnazione di mansioni marginali o inutili, che vanno a minarne l’autostima. Come se non bastasse, alcune statistiche evidenziano che le aziende nipponiche tendono a offrire contratti più spesso a persone con disabilità leggere, emarginando candidati più gravi anche a fronte di una maggiore preparazione.

L’accessibilità delle infrastrutture

L’attenzione di una società per i disabili si misura anche grazie all’accessibilità di luoghi pubblici e privati per le carrozzine. L’abbattimento delle barriere architettoniche è fondamentale per permettere a tutti di raggiungere qualsiasi luogo e di avere le stesse opportunità. Nel 2000 nemmeno le avanzatissime stazioni ferroviarie giapponesi erano accessibili con una sedia a rotelle, ma oggi la situazione è migliorata soprattutto grazie alle battaglie personali dei diretti interessati. Tutte le costruzioni pubbliche sono state infatti modificate in questo senso, mentre il governo obbliga gli esercizi privati a fare il possibile per mettersi in pari. Con le Olimpiadi di Tokyo alle porte, la speranza delle associazioni per i diritti dei disabili è quella di vedere finalmente un Giappone totalmente accessibile.

Disabilità in Giappone: la “cultura della vergogna”

Una parte del dibattito sulla disabilità in Giappone verte sull’esistenza di una vera e propria “cultura della vergogna”, praticata spesso dagli stessi parenti delle persone diversamente abili. Un recente fatto di cronaca può illustrare questo concetto meglio di mille parole: nel 2016 un uomo è entrato in una casa per disabili nei dintorni di Tokyo e ne ha uccisi diciannove, ferendone altri ventisei. Si è poi costituito dicendo semplicemente “Sarebbe meglio se tutti i disabili sparissero”. Nonostante la gravità, l’episodio ha avuto minima risonanza mediatica e nessuna foto delle vittime è stata mostrata nei notiziari, su precisa indicazione delle famiglie. Non è raro, purtroppo, soprattutto nelle città più piccole e nei centri rurali, che i genitori nascondano i propri figli diversamente abili alla comunità, arrivando addirittura a impedirne l’istruzione. La “cultura della vergogna” dimostra che il governo non è l’unico a dover fare passi avanti nella gestione della disabilità in Giappone.

La Disabilità negli anime giapponesi

Anime e manga sono un terreno fertile e inclusivo per quanto riguarda la trattazione della disabilità, ma gli autori giapponesi non riescono sempre a concentrarsi completamente sul problema. La disabilità fisica visibile (arti mancanti e deficit motori) è nettamente la più rappresentata, nella stragrande maggioranza dei casi in ambito fantasy o fantascientifico. Le amputazioni sono qui sostituite da arti prostetici o macchinari che annullano del tutto il concetto di partenza, concedendo anzi ai personaggi capacità superiori a quelle di un normale essere umano.

In Berserk, per esempio, il protagonista Gatsu compensa la perdita di un braccio in carne e ossa con l’installazione di uno meccanico, che all’occorrenza nasconde un cannone di grosso calibro. Una simile sorte è condivisa da Edward Elric di Fullmetal Alchemist. Runover, il carismatico miliardario italiano di Black Joke, trasforma invece la propria carrozzina in una macchina da guerra, con tanto di missili.
La rappresentazione della disabilità in anime realistici è invece meno frequente e praticata soprattutto in territorio shojo. Itsuki, protagonista di Perfect World, è un promettente giovane architetto costretto in sedia a rotelle a causa di una malattia delle vertebre. Oltre la storia d’amore con Tsugumi, sua ex compagna del liceo, il suo obiettivo è proprio quello di riempire il Giappone di edifici accessibili per i disabili di sua progettazione.

La cecità e la sordità

Cecità e sordità sono poco rappresentate negli anime, soprattutto nella loro forma congenita. Negli shonen avviene un processo simile a quello visto nel paragrafo precedente: i personaggi vengono feriti agli occhi in battaglia e perdono la vista, ma con un lungo allenamento riescono ad affinare gli altri sensi diventando più forti di prima. Alcuni esempi sono Shu, indimenticabile benefattore in Ken il Guerriero, Sirio il Dragone ne I Cavalieri dello Zodiaco e Kaname Tosen di Bleach.

La sordità e il linguaggio dei segni sono molto rari, anche se il successo di A Silent Voice ha contribuito a un parziale ritorno alla ribalta della disabilità negli anime del Giappone contemporaneo. L’opera parla del bullismo subito da Nishimiya, una ragazzina sorda, ai tempi delle elementari. Narrata dal punto di vista di Ishida, uno dei bulli, la storia si concentra sui suoi tentativi di espiare la colpa e di includere Nishimiya nel proprio gruppo di amici.

L’autismo

L’autismo è davvero difficile e scomodo da rappresentare in anime e manga, soprattutto perché si tratta di una condizione particolarmente ardua da diagnosticare. Come disabilità in Giappone, infatti, appare soprattutto in opere biografiche o educative e mai in anime o manga. Uno dei pochi esempi è With The Light: Raising an autistic child, basato su documenti inviati all’autrice da parte di veri genitori di ragazzi autistici. La storia è raccontata dal punto di vista della madre Sachiko, che deve combattere contro i pregiudizi e il senso comune per garantire al figlio l’accesso all’istruzione.

Depressione e ansia

Sebbene non siano esattamente catalogabili come disabilità, depressione e ansia mietono molte vittime e meritano un approfondimento, in Giappone come nel resto del mondo. Welcome to the NHK tratta questo tema in un ambito realistico e contemporaneo, criticando anche l’approccio nipponico alla questione. In contesti fantastici e fantascientifici, invece, ansia e depressione sono presentate soprattutto come conseguenze sulla mente umana di eventi catastrofici, guerre o invasioni aliene. Il celeberrimo Neon Genesis Evangelion ne è un esempio. Il trattamento di questo tipo di disagi è comunque ancora poco praticato in Giappone: la maggior parte delle assicurazioni sanitarie non copre infatti i farmaci antidepressivi e il costo dei trattamenti a lungo termine è proibitivo per il cittadino comune.

Anime e manga rappresentano spesso la disabilità, diventando così uno dei possibili canali di dialogo sull’argomento in Giappone. Non è però del tutto scomparso un certo retaggio di vergogna, in quanto la disabilità viene spesso compensata dalla magia o dalle armi, cessando di essere tale. Devono ancora essere fatti notevoli passi avanti, soprattutto per quanto riguarda la malattia mentale.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.