Gamescom – Dragon Ball Z: Kakarot vuole realizzare il sogno di molti, e forse è sulla giusta strada

Diciamoci la verità: belli i picchiaduro di Dragon Ball (oddio, non sempre…), però un po’ tutti abbiamo pensato che quello che vorremmo è rivivere l’avventura di Goku, magari in chiave action RPG. Quando uscì Naruto: Rise of a Ninja fu per me una festa, vidi finalmente realizzata quell’idea di shonen adattato in ARPG così come l’avevo sempre sognata per Dragon Ball. L’idea di “rivivere il manga” in un bellissimo cel shading è un sogno che scommetterei ha avuto chiunque si sia appassionato a qualsiasi prodotto di questo tipo.

Dragon Ball Z: Kakarot sembra rispondere esattamente a questa esigenza. Con gli anni il mio interesse per Dragon Ball è diminuito molto, ma è innegabile che un prodotto del genere, che promette di realizzare i sogni del me bambino, non può che aver risvegliato qualcosa. Così, alla Gamescom, quando mi è stata data la possibilità di provare tutta la lineup Bandai Namco, ho deciso che era invece il caso di concentrarmi su Dragon Ball Z: Kakarot, per scoprire e farvi sapere se i sogni potevano effettivamente realizzarsi.

Mio malgrado il me adulto, dopo un’iniziale ora di gioia, ha cominciato ad avere i primi dubbi, di cui vi parlerò più avanti. Messi da parte i limiti tecnici di un progetto ancora non concluso di cui è anche inutile parlare dal momento che, ad esempio, il framerate ballerino di un prodotto a questo livello di sviluppo non dovrebbe essere neanche motivo di conversazione, la sensazione iniziale è stupefacente.

La sensazione è proprio quella di star giocando a Dragon Ball Z, di volare su quelle terre viste più e più volte nei manga e negli anime, di combattere quei nemici che tante volte Goku ha affrontato utilizzando proprio quelle mosse urlate prima di essere lanciate.

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Dragon Ball Z: Kakarot è infatti un action RPG non open world, ma con mappe ampie ed esplorabili, che si ripromette di farci rivivere quanto successo nella serie Z. Bandai Namco ha detto che il gioco coprirà la storia fino alla saga di Cell, ma un doppiatore ha recentemente dichiarato che il gioco arriverà a coprire anche l’arco narrativo incentrato su Majin Bu. Insomma, quale delle due sia vera, in ogni caso ci sarà una porzione estremamente ampia del manga. Nelle due demo a disposizione – quella già vista all’E3 e una nuova per la Gamescom – ho potuto vedere ed esplorare una mappa per poi scontrarmi con Radish impersonando Goku, e combattere contro Cell impersonando Gohan.

I personaggi giocabili infatti saranno quattro: Goku, Gohan, Piccolo e Vegeta. La differenza tra i personaggi non sarà solo estetica, e non sarà neanche soltanto limitata al moveset in fase di combattimento: ogni personaggio avrà infatti missioni specifiche, anche tra le secondarie, e avrà accesso a diverse porzioni di storia. Questo ci guida direttamente in quella che è la parte esplorativa del gioco.

La mappa visitata nella prima demo portava allo scontro con Radish, e quindi rappresentava le classiche distese verdi della serie di Toriyama. Le attività secondarie a nostra disposizione erano principalmente due: la pesca e la caccia. La pesca è un minigame piuttosto semplice, ma decisamente divertente nell’animazione di effettiva cattura del pesce. Ugualmente sempliciotta la caccia, che consiste nel combattere contro gli adorabili dinosauri dall’espressione tonta di Toriyama. Le altre possibilità erano di raccogliere sfere colorate sparse per la mappa, o risolvere missioni secondarie offerte da personaggi storici della serie, casualmente ricomparsi in questo arco narrativo, come C-8 (Ottone), direttamente dalla prima serie.

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Le missioni assegnate altro non erano che fetch quest, nulla di particolarmente stimolante quindi. Siamo sempre in fase di sviluppo, e si può dire se ci saranno sub quest più pregne sia sotto il profilo narrativo che ludico. L’introduzione di queste però è già un segnale positivo, utile a capire la direzione in cui il team si sta muovendo. E poi c’è il combattimento.

Gli scontri avvengono con inquadratura alle spalle del personaggio controllato e lock-on fisso sul nemico, con i contendenti sospesi in aria e quindi liberi di muoversi in ogni direzione. Come è facile intuire il combattimento rappresenta uno dei perni di Dragon Ball Z: Kakarot, e nonostante non mi sia trovato di fronte a un sistema particolarmente tecnico mi è parso effettivamente di star affrontando un avversario più grande di me, cosa che ho apprezzato molto. Il gioco di mette a disposizione degli attacchi base, degli attacchi speciali e degli oggetti utili a curarci. Gli attacchi base sono semplicemente quello corpo a corpo e delle piccole sfere energetiche. Gli attacchi speciali fanno chiaramente più danni, e dipendono dal personaggio che si sta interpretando.

Lo scontro è fondamentalmente basato sul timing. Centrali sono la parata (attivabile anche in mezzo a una combo avversaria) e il dash per prendere distanze e schivare. Gli scontri sono effettivamente riassumibili in sapere quando parare e sapere quando attaccare, possibilmente con attacchi speciali. Come detto non mi è sembrato nulla di particolarmente tecnico, ma pad alla mano funziona ed è più divertente di quanto non sembri a raccontarlo.

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Gli scontri sono effettivamente adrenalici e richiedono più pensiero che tecnica, per capire come inanellare le mosse nel modo più proficuo possibile (la Kamehameha ad esempio va in linea retta, ed è quindi praticamente impossibile colpire un nemico che non è impossibilitato a muoversi), ma anche per riuscire a comprendere quale delle nostre abilità è in grado di annullare specifiche mosse nemiche (come i cloni di Cell).

Veniamo ora ai dubbi, che infrangono i sogni del me bambino di cui vi parlavo all’inizio: è veramente possibile fare un ARPG su Dragon Ball? Messi da parte i combattimenti, come si può affrontare la parte narrativa di un’opera di questo tipo? E come si possono innestare l’esplorazione e le attività secondarie tipiche (e sacrosante) di un ARPG, per di più con mappe così ampie, nella narrazione di Dragon Ball Z, che in fondo altro non è che una lunga serie di combattimenti? E anche questi combattimenti, che sono lunghi volumi su volumi, con colpi di scena, mosse e situazioni e improbabili, come possono essere resi degnamente in un videogioco?

Messi da parte questi dubbi – che speriamo vengano fugati nei mesi che ci separano dal lancio – come già detto l’impressione avuta da Dragon Ball Z: Kakarot è stata ottima. Il sogno di poter finalmente giocare a Dragon Ball che potrebbe venire realizzato.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.