Il buon uso del Sangue

Uno dei tanti titoli multipiattaforma presentati durante la carrellata infinita della Conferenza Microsoft è stato un Souls-like in salsa super-nipponica che era già nei nostri radar da qualche tempo: Code Vein. Questo titolo è distribuito da Namco Bandai (sì, gli stessi di Dark Souls) e prodotto e diretto dai ragazzi che si sono fatti conoscere con God Eater e il suo seguito, buon gioco che riprende e rimescola le regole di Monster Hunter in una visione molto più anime.

In questo caso, l’approccio è stato lo stesso: l’intenzione è quella di creare un sistema di gioco che ricorda i capolavori di From Software (sia per la serie dei Souls che per quella di Bloodborne) con l’intenzione di creare un titolo che peschi da tutte e due le parti in un contesto stilistico e semantico tipico degli anime.

Un mondo in rovina

Il trailer presentato all’E3 era abbastanza frenetico, ma siamo riusciti a carpire un po’ di notizie e ad estrapolare qualche concetto di base del gameplay.  Il filmato si apre con una panoramica di una città in rovina, fatta di macerie quasi monocromatiche, polverose. La desolazione è palpabile e affossante. Si capisce che il mondo è stato vittima di qualche catastrofe che ha sterminato il genere umano. Questo avvenimento devastante è chiamato Thorns of Judgement (le Spine del Giudizio), ma non se ne conoscono i dettagli. Il risultato è effettivamente la riduzione dell’Umanità a poche centinaia di individui, rifugiati in un luogo nascosto formando una community chiamata Vein.

Il protagonista del gioco fa parte di questa società, ma non è uno qualsiasi: ha deciso di diventare un Revenant, una sorta di guerriero munito di forza sovrumana e poteri fuori dal normale. Il prezzo per diventare un Revenant è la perdita della memoria e un’insana sete di sangue, perché il vampirismo è sempre cosa buona e ben accetta. Il trailer infatti ci fa mostra il nostro beniamino (probabilmente sarà possibile creare un personaggio da zero) che scruta l’orizzonte spezzato di un mondo precipitato nel caos, dopo aver sconfitto un nemico, un Lost, che giace ai suoi piedi in una pozza di sangue, una spada conficcata nella schiena. Questa scena ci introduce al concetto che se un Revenant non riesce a placare la sua sete di sangue, la sua mente va alla deriva e si trasforma in un Lost, un mostro violento e dall’aspetto ripugnante che cercherà il sangue con la bramosia di un animale impazzito.

Lost and Veil

L’inquadratura si sposta poi sul volto del protagonista che viene prontamente ricoperto da una maschera piena di tubicini, come un’armatura viva, accompagnata dal primo piano di un guanto di metallo venato di rosso, dalle dita affilate. Non è solo un modo per fare scena, questa sequenza ci mostra un altro caposaldo del gameplay: per riuscire ad assimilare il sangue dai nostri nemici come ci impone la nostra condizione di Revenant, utilizzeremo i Blood Veil, questa specie di armature che succhiano (a tutti gli effetti) il sangue dalle vittime con cui entrano in contatto e lo trasportano tramite i tubicini fino alla bocca del protagonista, che potrà quindi dissetarsi. Insomma, un sistema particolarmente elaborato di cannucce.

I Blood Veil saranno presenti in diverse forme e avranno diversi comportamenti. Per esempio, quello mostrato all’inizio del trailer ha le fattezze di un guanto e raccoglie il sangue in gran quantità ma a distanza estremamente ravvicinata. Ne esiste un altro (mostrato in un’altra porzione di trailer) a forma di Pungiglione di scorpione, che è in grado di attaccare a distanza, ma con il malus di poter assorbire poco sangue alla volta. Sicuramente ce ne saranno tanti, con diverse peculiarità, bilanciati per adattarsi allo stile di combattimento e alla situazione di gioco. Non sappiamo purtroppo se sarà possibile upgradare i Blood Veil (ma crediamo di sì) e se sarà possibile equipaggiarne più d’uno in battaglia. Non ci è dato neanche di sapere se sarà possibile modificarne l’aspetto e personalizzarli, essendo delle specie di armature.

 

Dopo queste premesse, il trailer va avanti e ci mostra sempre due personaggi lanciati in esplorazione e combattimento contro i Lost. Il discorso alla base di queste sequenze è che ogni volta che si parte in missione, fuori dal Vein, saremo invitati a scegliere un compagno di avventura tra gli altri Revenant presenti alla base. Da una parte possiamo intuire che il gioco avrà un cast nutrito di comprimari e che la scelta di lasciarsi accompagnare da uno di loro modificherà i rapporti tra i personaggi, alterando gli equilibri all’interno del Vein e aggiungendo tasselli introspettivi, creando una sorta di scheletro emotivo per ognuno dei compagni di viaggio.

Non sappiamo se questo altererà i comportamenti in battaglia, o se sbloccherà altre opzioni di convivenza nelle fasi off-battle, ma sicuramente un sistema del genere l’avevamo già visto all’opera in God Eater e saremo lieti di vedere quanto approfondito sia in questa nuova iterazione.

Altra cosa che ancora non è ancora nota è se è possibile condividere l’esperienza di gioco con un altro essere umano online o offline. Per questo dobbiamo aspettare ulteriori informazioni.

A spasso in un mondo pericoloso

Finalmente il trailer ci mostra un po’ di combattimenti: la cadenza dei colpi, il passo dei contendenti e la velocità delle schivate ricorda molto di più Bloodborne che Dark Souls, ma sicuramente il sistema sembra concentrato sull’approccio solito di schivate, aperture e attacchi. Tutto appare naturale, le capriole sono veloci e se ben calibrate ci permettono di arrivare alle spalle del nemico. Non ci è dato vedere delle counter e non sappiamo se saranno presenti, ma da quel poco che si è mosso a schermo non possiamo che esser curiosi di questo ibrido “Souls-Borne”. Inoltre, anche se si intravede appena, sappiamo che il sangue raccolto dai nostri Veill ha una funzione ben precisa: raggiunta una certa quantità sarà possibile sbloccare e attivare i Gift, particolari tecniche di combattimento dai più svariati effetti: aumento della capacità di attacco o di difesa, malus di ogni genere verso i nemici, fino a modifiche delle armi stesse con la possibilità di scatenare veri e propri inferni. Dal trailer non si evince, inoltre, ma è probabile (e noi ce lo auguriamo) che siano implementati attacchi di gruppo da fare con l’aiuto del proprio compagno…

Le armi che abbiamo visto comprendono tutto l’arsenale tipico di questi giochi: si va dagli spadoni alle alabarde passando per le asce e i giavellotti. Insomma sicuramente ce n’è per tutti i gusti! Al solito non possiamo sbilanciarci, ma probabilmente sarà possibile upgradare ogni arma, esattamente come avviene in un qualsiasi Souls Like e in God Eater. Non abbiamo visto alcun tipo di scudo, sostituito dai Veil, che donano un nuovo elemento di cui tener conto nel corso dei combattimenti. L’assenza degli scudi e la presenza invece di un’altra arma (per così dire) ci fanno, di nuovo, accomunare questo gioco più a Bloodborne che a Dark Souls, e questa sensazione è rafforzata dal peso che il sangue ha in tutto il gameplay.

 

Il Rosso e il Nero

Graficamente parlando, il gioco ha mostrato un look accattivante, che pesca a piena mani dall’immaginario degli anime, con personaggi affiliati, dagli occhi grandi e dai capelli improbabili. Lo stesso stile pomposo ed eccessivo è stato scelto per il design dei Veil e delle armi, che ricordano una sorta di dieselpunk alimentato a sangue, con grosse contaminazioni da medioevo inventato.

Il design dei Lost è macilento, ripugnante e cattivo abbastanza da attirare la nostra attenzione e a questo si aggiungono i tre Boss che si sono intravisti in pochi fotogrammi: una donna alta almeno quattro metri e longilinea., armata di lancia, un altro enorme cavaliere con l’elmo decorato con corna di alce e una specie di mostro umanoide con la testa di lucertola che si strappa una lancia dal torace (tanto per gradire).

La grafica, quindi, appare molto ben fatta: non fa gridare al miracolo, ma abbiamo visto una buona varietà di ambienti, che vanno dalla città decaduta, alla metropolitana polverosa, fino ad ambienti più inusuali per un setting urbano come le montagne innevate e una serie di caverne. Inoltre, la palette di colori sempre molto opaca e tendente al grigio è stata scelta per evidenziare in maniera quasi spasmodica il rosso acceso e violento del sangue, vero coprotagonista del gioco.

Con queste premesse non possiamo che aspettarci un buon titolo dai ragazzi che ci hanno regalato God Eater. Molti degli elementi del precedente lavoro ritornano anche in questo, e si uniscono in un nuovo contesto Souls-Bornesco. Dobbiamo aspettare fino all’inizio del 2018 prima di mettere le mani su questo gioco, che sarà rilasciato per PS4, Xbox One e PC.