Debutta la nuova serie di Disney+ dedicata al mondo di Star Wars, The Mandalorian, e nel web spuntano i primi commenti…

Per la comunità geek il 12 novembre è stato un giorno importante. La piattaforma Disney+, disponibile per ora solo negli Stati Uniti, in Canada e nei Paesi Bassi, ha fatto il suo esordio online, proponendo subito un prodotto di punta: The Mandalorian

L’episodio pilota della serie – la prima in live action – ambientata nell’universo narrativo di Star Wars ha subito fatto parlare di sé, muovendo commenti e spoiler in tutto il web. 

Il misterioso caso delle recensioni italiane

Le date parlano molto chiaro: il 12 novembre The Mandalorian distribuito ufficialmente e legalmente solo su Disney+ è visibile solo per chi ha sottoscritto (e pagato) l’abbonamento in America, Canada e Paesi Bassi. Qui in Italia, e in altri Paesi, la serie (così come il resto del catalogo Disney+) sarà disponibile dal 31 marzo. Eppure chiunque bazzichi i social può vedere come molti utenti privati e – addirittura – alcune testate di critica e commento si stiano prodigando in recensioni e commenti a caldo. 

Unire i puntini in questo caso è un compito davvero facile, che lasciamo all’immaginazione dei nostri lettori. La curiosità è una caratteristica molto umana, quindi era più che prevedibile che i fan di Star Wars o chiunque tenga a seguire le tendenze non avrebbero aspettato la fine di marzo per poter dire la loro. 

L’empasse, tuttavia, è evidente: può la corsa all’ultima novità oltrepassare i confini della legalità? Forse, potremmo pensare, i blog e le testate che stanno pubblicando le recensioni del pilota di The Mandalorian hanno tutte dei corrispondenti dagli USA o dal Canada o dai Paesi Bassi, o magari sono state invitate a qualche anteprima super-ristretta? 

the mandalorian disney streaming

Ma aspetta: le VPN non erano legali?

L’appiglio su cui molti stanno facendo affidamento è quello delle VPN. Si tratta di una Virtual Private Network, una rete virtuale privata, che ha tanti usi e funzioni, tra cui quello di permettere a chi ne fa uso di “fingere” di essere in un altro paese. Sostanzialmente, tramite una VPN si può far credere di trovarsi in Olanda o negli Stati Uniti, ad esempio, ed aggirare così le limitazioni territoriali. Non si tratta di vera e propria pirateria, perché bisogna comunque pagare il servizio offerto da Disney, ma ci sono delle zone grigie.

L’uso in sé della VPN non è illegale, gli scopi per cui vengono utilizzate potrebbero esserlo. Se andiamo a vedere uno dei casi più affini alla questione, Netflix nei termini e nelle condizioni del proprio servizio fa esplicito divieto di aggirare le limitazioni territoriali pena la cancellazione dell’account.

Non sono attualmente note le condizioni di utilizzo di Disney+ italiane, ma va ricordato che Disney, così come Netflix, ha stretto accordi territoriali per quanto riguarda la distribuzione delle proprie serie. Pensate al caso di Friends. Negli USA a fine anno la sitcom sarà tolta dal catalogo Netflix perché i diritti sono passati in mano ad HBO, che sta per lanciare il suo servizio HBO Max. Se un americano guardasse Friends utilizzando la versione italiana di Netflix, starebbe pagando sì, Netflix, ma negando un guadagno che spetterebbe ad HBO. Bisogna dunque considerare gli accordi che Disney ha stretto con gli altri distributori. D’altronde ci sarà un motivo se le date di lancio nei vari paesi sono differenti, o se ufficialmente i PR di Disney italiani non hanno pubblicizzato il lancio, né mandato screening, né inviti ad anteprime e quant’altro.

Si tratta dunque, come dicevamo, di una zona grigia nella quale non pensiamo sia giusto addentrarci.

Perché Stay Nerd non pubblicherà recensioni di The Mandalorian

Ci sono casi (tanti, negli ultimi mesi) in cui la legalità è passata in secondo piano rispetto all’etica. Prendiamo, per esempio, un caso noto alla cronaca della Capitale, l’occupazione “illegale” della Casa delle Donne Lucha y Siesta, che accoglie da 11 anni le donne e i loro figli che escono da situazioni di violenza. Fabrizio De André cantava “Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame”. In casi come questi, come insegna la buona Antigone, la legge morale ha una certa priorità sulla legalità in senso stretto

Parliamo, però, di casi estremi, in cui sta alla coscienza individuale il riconoscimento di ciò che è giusto e ciò che non lo è. Parliamo di esigenze ben diverse dal vedersi il pilota di una serie tv (e raccogliere lettori e visualizzazioni intorno a un contenuto online) prima di tutti gli altri. La redazione di Stay Nerd, per quanto diversi suoi componenti amino Star Wars dal più profondo del cuore, ancora distingue quando far valere la legge morale e quando si può semplicemente aspettare qualche mese, anche a costo di perdere qualche (molte) visualizzazioni. 

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Tuttavia…

Per spezzare una lancia a favore di chi sta intasando i nostri news feed con recensioni più o meno ufficiali di The Mandalorian, va detto che la situazione che Disney + sta creando a livello globale presenta diverse criticità. 

Presentare in esclusiva sulla propria piattaforma un titolo molto atteso è non solo un diritto ma anche un’ottima strategia di marketing. D’altra parte il catalogo già annunciato di Disney+ fa gola a molti abbonati, che dovranno aggiungere alle spese mensili (o annuali) delle piattaforme di streaming anche quei circa sei euro al mese previsti dall’abbonamento. Se così non fosse, non avrebbe senso accollarsi anche questa spesa. 

Come abbiamo visto però, pensare di differenziare il lancio nelle diverse zone del mondo – per quanto possa seguire logiche e strategie spesso insondabili – può portare a gravi conseguenze nel sistema-Internet, dove siamo abituati da anni ad avere tutto e subito e, soprattutto, tutto tutti insieme.

La pirateria online (quella vera e propria, non solo quella “dubbia” di chi guarda il servizio utilizzando le VPN) a cui sarà sottoposto The Mandalorian è un male creato da chi ne pagherà le peggiori conseguenze: la stessa Disney. In questo caso la major ha anteposto altre logiche (di cui chi scrive sa poco o nulla) alla consapevolezza del momento culturale in cui si trova il suo pubblico. 

Quando “se ne potrà” parlare, il 31 marzo 2020 l’argomento sarà probabilmente fuori da ogni trend, sarà esaurito, vecchio, non più di moda. Per cui Stay Nerd (e chiunque deciderà di aspettare i tempi previsti dalla stessa Disney) pubblicherà un articolo che leggeranno in pochi, e paradossalmente sarà penalizzato, come conseguenza inevitabile di decisioni prese dalla major-Disney. Insomma, che la Forza sia con noi. 

 

A cura di Francesca Torre e Gabriele Atero Di Biase