Pete Hines parla di The Elder Scrolls VI

Tra i titoli di Bethesda attesi dai fan c’è senza dubbio The Elder Scrolls VI, seguito dell’apprezzatissimo Skyrim, uscito nell’orma lontano 2011.

Sono passati ormai due anni dal teaser trailer rilasciato all’E3. Da allora non si sono più avute notizie riguardanti lo sfiluppo del gioco, salvo che dovesse essere ambientato nella regione di Tamriel nota come Redfall. La cosa aveva scatenato, come vi avevamo riportato riportato in passato, che il gioco avesse subito dei ritardi per colpa di una diatriba legale riguardante il nome.

elder scrolls vi

Oltre che il possibile titolo del gioco Redfall è anche del nome di una serie di libri edita dalla casa editrice BookBreeze, dell’autore Jay Falconer. A quanto pare gli avvocati dello scrittore non sono ancora riusciti a mettersi d’accordo con Bethesda e la faccenda sembra andare per le lunghe.

Sui tempi del gioco è tornato a dire la sue Pete Hines. Nel corso di uno scambio di battute con un utente su Twitter, Hines, presidente del marketing di Bethesda, ha chiarito che non sapremo nulla di nuovo sul titolo per ancora molto tempo.

L’unica cosa certa sembra essere che il titolo arriverà dopo Starfield, altro gioco del quale si sa relativamente poco.

“È dopo Starfield, di cui praticamente non si sa nulla. Quindi, se stai venendo da me per dei dettagli ora e non tra qualche anno, non sarò in grado di gestire correttamente le tue aspettative”.

Decisamente meno pacato l’intervento successivo, di cui non vi riporteremo il testo completo, ma nel quale Hines ha chiamato in causa anche figure religiose (a buon intenditore…), prima di augurare agli utenti che insistevano nel chiedergli informazioni di “godersi la loro delusione”.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.