Mark Zuckerberg risponde alle accuse contro Facebook con una lettera aperta ai dipendenti

Sono giornate torride per Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook che nella giornata di ieri ha scritto una lettera aperta ai propri dipendenti. Il motivo? Le accuse di Frances Haugen, ex dipendente della compagnia, che il Congresso degli Stati Uniti sta valutando in questi giorni.

Haugen in passato ha fotocopiato centinaia di pagine di comunicazioni interne dell’azienda, per poi sottoporle al giudizio del The Wall Street Journal. La serie di articoli scritti dal giornale avrebbe scosso l’opinione pubblica abbastanza da far arrivare le dichiarazioni al congresso. Al loro interso si parla della scarsa cura di Facebook verso i dipendenti, per poi sottolineare come il profitto sia più importante di qualsiasi cosa, anche della salute umana.

“La cosa che ho visto su Facebook più e più volte era che c’erano conflitti di interesse tra ciò che era buono per il pubblico e ciò che era buono per Facebook, e Facebook più e più volte sceglieva di ottimizzare per i propri interessi, come fare più soldi“, ha dichiarato Haugen a “60 Minutes” in un’intervista condotta dal corrispondente Scott Pelley.

Niente di diverso da ciò che fanno tutte le multinazionali. Se non che tra le comunicazioni ve ne fossero alcune, relative a ricerche interne, dove si testimoniava il ruolo fondamentale di Facebook per la crescita dell’odio nelle popolazioni (ricorderete il caso del Myanmar, dove l’ONU certificò la posizione di primo piano dell’azienda nelle ondate di odio raziale contro la minoranza musulmana); anche alcune ricerche sui potenziali danni causati da Facebook alla salute mentale degli adolescenti erano parte della documentazione che Hagen ha reso pubblica.

Tutto questo ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica degli States, tanto che nella giornata di lunedì c’è chi ha pensato che il blocco del social network fosse dovuto a una ritorsione nata da un attacco hacker.

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La lettera di replica di Mark Zuckerberg: apologia di Facebook?

Zuckerberg ha voluto difendere la compagnia da “la falsa immagine che ne viene dipinta“, in un accorato appello dove sostiene come tutte le accuse siano false.

“Ci teniamo molto a questioni come la sicurezza, il benessere e la salute mentale”, ha scritto in una missiva ai dipendenti che ha condiviso pubblicamente. “È difficile vedere una serie di articoli che travisa il nostro lavoro e le nostre motivazioni […]. A livello più basilare, penso che la maggior parte di noi non si riconosca nella falsa immagine con cui viene dipinta l’azienda”.

“L’idea secondo cui pubblicheremmo deliberatamente contenuti che facciano arrabbiare le persone per profitto è profondamente illogica”, si legge nella dichiarazione di Zuckerberg. “Guadagniamo dagli annunci e gli inserzionisti ci dicono costantemente che non vogliono i loro annunci accanto a contenuti dannosi o fomentatori di odio. E non conosco nessuna azienda tecnologica che si prefigga di costruire prodotti che facciano arrabbiare o deprimere le persone. Gli incentivi morali, commerciali e di prodotto puntano tutti nella direzione opposta”.

(fonte: Variety)

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.